16. Gen. 1821.
[514,1] Da fanciulli, se una veduta, una campagna, una
pittura, un suono ec. {un racconto, una descrizione, una
favola, un'immagine poetica, un sogno,} ci piace e diletta, quel
piacere e quel diletto è sempre vago e indefinito: l'idea che ci si desta è
sempre indeterminata e senza limiti: ogni consolazione, ogni piacere, ogni
aspettativa, {ogni disegno, illusione ec. (quasi anche ogni
concezione)} di quell'età tien sempre all'infinito: e ci pasce e ci
riempie l'anima indicibilmente, anche mediante i minimi oggetti. Da grandi, o
siano piaceri e oggetti maggiori, o quei medesimi che ci allettavano da
fanciulli, come una bella prospettiva, campagna, pittura ec. proveremo un
piacere, ma non sarà più simile in nessun modo all'infinito, o certo non sarà
così intensamente, sensibilmente, durevolmente ed essenzialmente vago e
indeterminato. Il piacere {di quella sensazione} si
determina subito e si circoscrive: appena comprendiamo
515 qual fosse la strada che prendeva l'immaginazione nostra da fanciulli, per
arrivare con quegli stessi mezzi, e in quelle stesse circostanze, o anche in
proporzione, all'idea ed al piacere indefinito, e dimorarvi. Anzi osservate che
forse la massima parte delle immagini e sensazioni indefinite che noi proviamo
pure dopo la fanciullezza e nel resto della vita, non sono altro che una
rimembranza della fanciullezza, si riferiscono a lei, dipendono e derivano da
lei, sono come un influsso e una conseguenza di lei; o in genere, o anche in
ispecie; vale a dire, proviamo quella tal sensazione, idea, piacere, ec. perchè
ci ricordiamo e ci si rappresenta alla fantasia quella stessa sensazione
immagine ec. provata da fanciulli, e come la provammo in quelle stesse
circostanze. Così che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle
cose, non è un'immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una
ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica.
E ciò accade frequentissimamente. (Così io, nel rivedere quelle stampe
piaciutemi vagamente da fanciullo,
516 quei luoghi,
{spettacoli, incontri,} ec. nel ripensare
ai[a] quei racconti, favole, letture, sogni
ec. nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima
gioventù ec.) In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo
ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che
ci restano, giacchè la proviamo se non rispetto e in virtù della
fanciullezza.
[516,1] E osservate che anche i sogni piacevoli nell'età
nostra, sebbene ci dilettano assai più del reale, tuttavia non ci rappresentano
più quel bello e quel piacevole indefinito come nell'età prima spessissimo.
(16. Gen. 1821.).