[3224,1] Perocchè io non dubito che i mirabili effetti che si
leggono aver prodotto la musica e le melodie greche sì ne' popoli, ossia in
interi uditorii, sì negli eserciti, siccome quelle di Tirteo, sì ne' privati, come in
Alessandro;
effetti tanto superiori a quelli che l'odierna musica non solo produca, ma
sembri pure, assolutamente parlando, capace di mai poter produrre; effetti che
necessitavano i magistrati i governi i legislatori a pigliar provvidenze e fare
regolamenti e quando ordini, quando divieti, intorno alla musica, come a cosa di
Stato (v. il Viag.
d'Anacarsi, Cap. 27. trattenimento secondo); (e parlo qui
degli effetti della musica greca che si leggono nelle storie e
avvenute[avvenuti] fra' greci civili, non di
que' che s'hanno nelle favole, accaduti a' tempi salvatichi); non
3225 dubito, dico, che questi effetti, e la superiorità
della greca musica sulla moderna, che pur quanto a' principii ed alle regole,
dalla greca deriva, non venga da questo, ch'essendo fra' greci l'arte musicale,
sebbene adulta, pur tuttavia ancora scarsa, non offriva ancora abbastanza al
compositore da coniare o inventar di pianta nuove melodie che niun'altra ragione
avessero di esser tali se non le regole sole dell'arte; nè da {poter} gittarne sopra queste regole unicamente, o sopra
le forme e melodie musicali da altri inventate
di pianta, delle quali non poteva
ancora avervi così gran copia, come ve n'ha tra' moderni. Ma quel ch'è più,
l'arte, sebben cominciò anche tra' greci a corrompersi e declinare da' suoi
principii, e da' suoi propri obbietti o fini {e
instituti,} anzi molto avanzò nella corruzione (v. Viag. d'Anac. l.
c.), non giunse tuttavia di gran lunga ad allontanarsi tanto come tra
noi, e così decisamente e costantemente, dalla sua prima origine, dal primo
fondamento e ragione delle sue regole, dalla prima materia delle sue
composizioni, cioè le popolari melodie; nè a dimenticare,
3226 come oggi, impudentemente e totalmente il suo primo e proprio
fine, cioè di dilettare e muovere l'universale degli uditori ed il popolo; nè,
molto meno, giunse a rinunziar quasi interamente e formalmente a questo fine, e
scambiarlo apertamente in quello di dilettare, {o}
maravigliare, o costringere a lodare e applaudire una sola e sempre scarsissima
classe di persone, cioè quella degl'intendenti: il quale per verità è il fine
che realmente si propone la musica tedesca, inutile a tutti fuori che
agl'intendenti, e non già superficiali, ma ben profondi. Non fu così la Musica
greca. E in questo ravvicinamento della moderna musica al popolare,
ravvicinamento così biasimato dagl'intendenti, e che sarà forse cattivo per il
modo, ma in quanto ravvicinamento al popolare è non solo buono, ma necessario, e
primo debito della moderna musica; in questo ravvicinamento, dico, vediamo
quanto l'effetto della musica abbia guadagnato e in estensione, cioè nella
universalità, e in vivezza, cioè nel maggior diletto, ed anche talor maggior
commovimento degli animi.
3227 Che se in niuna parte, e
meno in quest'ultima, gli effetti della moderna musica sono per anche
paragonabili a quelli che si leggono della greca, è da considerarsi che l'uomo
oggidì è disposto in modo da non lasciarsi mai veementemente muovere a nessuna
parte; che analogamente a questa generale disposizione, neanche le melodie
assolutamente popolari d'oggidì, son tali {nè di tal
natura} che possano facilmente ricevere dal compositore una forma da
produrre in veruno animo un più che tanto effetto; e che in ultimo i compositori
non iscelgono nè quelle melodie popolari o parti di esse che meglio si
adatterebbero alla forza e profondità dell'effetto, nè in quelle che scelgono,
ci adoprano quei mezzi che si richieggono a produrre un effetto simile, nè così
le lavorano e {dispongono} come converrebbe per tal
uopo: e ciò non fanno perchè nol vogliono e perchè nol sanno. Nol sanno perchè
privi essi medesimi d'ispirazione veramente sublime e divina, e di sentimenti
forti e profondi nel comporre in qualsiasi genere, non possono nè scegliere nè
usar lo scelto in modo da
3228 produr negli uditori
queste siffatte sensazioni ch'essi mai non provarono nè proveranno. Nol
vogliono, perchè appunto non conoscendo tali sensazioni, nulla o ben poco le
stimano, nè altro fine si propongono che il diletto superficiale e il grattar
gli orecchi, al che di gran lunga pospongono le grandi e nobili e forti
emozioni, di cui mai non fecero esperimento. Ma che maraviglia? quando gli
antichi musici erano i poeti, quegli stessi che per la sublimità de' concetti,
per la eleganza e grandezza dello spirito brillano nelle carte che di loro ci
rimangono, o perdute queste coi ritmi da loro inventati e applicativi, vivono
immortali i loro nomi nella memoria degli uomini, e ciò talora eziandio per
egregi e magnanimi fatti? E quando all'incontro i moderni musici, stante le
circostanze della loro vita, e delle moderne costumanze a loro riguardo, sono
per corruzione, per delizie, per mollezza e bassezza d'animo il peggio del
peggior secolo che nelle storie si conti? la feccia della feccia delle
generazioni? Da vita, opinioni e costumi vili, adulatorii, dissipati,
3229 effeminati, infingardi, come può nascer concetto
alto, nobile, generoso, profondo, virile, energico? Ma questo discorso
porterebbe troppo innanzi, e condurrebbe necessariamente al parallelo della
musica e de' musici colle altre arti e loro professori, a quello della moderna
musica coll'antica, e delle moderne usanze colle antiche relative al proposito;
e finalmente a trattare della funesta separazione della musica dalla poesia e
della persona di musico da quello di poeta, attributi anticamente, e secondo la
primitiva natura di tali arti, indivise e indivisibili (v. il Viag. d'Anac. l.
c. {+particolarmente l'ult. nota al
c. 27.}). Il qual discorso da molti è stato fatto, e qui non
sarebbe che digressione. Però lo tralascio.
[3423,1] Con queste osservazioni non farà maraviglia che i
barbari e anche gli animali sieno tanto dilettati dalla nostra musica, benchè
non assuefatti alle nostre melodie, e quindi non capaci di conoscere nè di
sentire quello che noi chiamiamo il bello musicale. Non sono le melodie in se,
nè la loro novità, che producono in essi il
3424
diletto: sono gl'istrumenti e le voci, che presso noi sono raffinate e perfette,
queste coll'esercizio, coll'arte ec. quelli colle tante invenzioni e
perfezionamenti ec. Alla perfetta qualità di questi organi unita l'arte di
adoperarli perfettamente cioè di trarne de' suoni più grati ec. che non ne
trarrebbe chi non avesse alcun'arte; unitavi di più l'arte di accordare insieme
questi organi nel modo ch'è naturalmente il più grato agli orecchi (come l'arte
di mescolare e temperare i sapori); ne risulta una dolcezza ec. che a' barbari
riesce affatto nuova, e che perciò produce in essi un piacer sommo ed effetti
mirabili; piacere ed effetti che niente hanno da far col bello, perchè niente
colla convenienza, se non con quella ch'è relativa alla naturale disposizione
degli orecchi, e che tanto appartiene al bello, quanto la grata mescolanza de'
sapori, ch'è una convenienza dello stessissimo genere dell'armonia musicale. Con
queste osservazioni si spiegheranno ancor bene, e meglio che in alcun altro
modo, moltissimi
3425 de' miracoli della musica antica,
massime quelli che si raccontano delle nazioni o de' tempi più rozzi, come di
Saule e Davidde ec. Essi miracoli non nascevano dalle qualità
delle melodie, come si crede, ma dalle qualità naturali o artifiziali
degl'istrumenti o delle voci, e del modo di toccarli o adoperarle, in quanto da
tali qualità nascevano suoni, o armonie di suoni, straordinariamente grate per
se stesse all'orecchio; straordinariamente, dico, rispetto a quelle nazioni o a
quei tempi. L'esser da lungo intervallo dissuefatto dall'udir musiche, produceva
anch'esso e produce tuttavia molti mirabili effetti, i quali s'attribuiscono
alle melodie, ma non nascono infatti principalmente che dalla sensazione di
suoni grati ec. per se stessa, tornata ad essere molto efficace per la
dissuefazione. Se Alessandro tutto il dì
occupato nelle cose militari, era a tavola mirabilmente affetto e dominato dalla
musica (se non erro) di Timoteo, ciò
si rechi alla suddetta cagione, oltre al vino che
3426
naturalmente esalta l'animo, in un corpo stanco massimamente; e dispone a provar
vivissime sensazioni per menome cause ancora.