Politica, coltivata e alla moda tra' privati in Italia nel cinquecento, come oggi altrove.
Politics cultivated and fashionable among private individuals in Italy in the 16th century, as elsewhere today.
3129,marg.[3125,1] Quindi è che ne' poemi epici posteriori ad Omero, l'Eroe e l'impresa felice nulla
avrebbero interessato i lettori, se desso eroe, dessa impresa, dessa felicità
non fossero in qualche modo appartenuti ai lettori medesimi, come Achille ec. ai greci. In verità un
3126 poema epico di lieto fine richiede necessariamente
la qualità di poema nazionale; e per ciò che spetta e mira a esso fine, un poema
epico non nazionale non può interessar niuno; nazionale, non può mai produrre un
interesse universale nè perpetuo, ma solo nella nazione e per certe circostanze.
L'Eneide fu dunque poema nazionale, e
lasciando star tutti gli episodi e tutte le parti e allusioni che spettano alla
storia ed alla gloria de' Romani, l'Eneide anche
pel suo proprio soggetto potè produr ne' Romani il primo di quegl'interessi che
abbiamo distinto in Omero, perocchè i
Romani si credevano troiani di origine, sicchè la vittoria d'Enea consideravasi {+o poteva
considerarsi} da essi come un successo e una gloria avita, e ad
essi appartenente, e da essi ereditata. Il
soggetto della Lusiade fu nazionale,
e di più moderno. Egli non poteva esser più felice quanto al produrre quel primo
interesse di cui ragioniamo. {+Il soggetto dell'Enriade è
affatto nazionale e la memoria di quell'Eroe era particolarmente cara ai
francesi, onde la scelta dell'argomento in genere fu molto giudiziosa,
massime ch'e' non era nè troppo antico nè troppo moderno, anzi quasi
forse a quella stessa o poco diversa distanza a cui fu la guerra troiana
da' tempi d'Omero.}
Il soggetto e l'
3127 eroe della Gerusalemme furono
anche più che nazionali, e quindi anche più degni; e furono attissimi ad
interessare. Dico più che nazionali, perchè non appartennero a una nazione sola,
ma a molte ridotte in una da una medesima opinione, da un medesimo spirito, da
una medesima professione, da un medesimo interesse circa quello che fu il
soggetto del Goffredo. Dico tanto
più degni, perchè essendo d'interesse più generale, rendevano il poema più che
nazionale, senza però renderlo d'interesse universale, il che, trattandosi di
quello interesse di cui ora discorriamo, tanto sarebbe a dire quanto di niuno
interesse. Dico attissimi a interessare perchè quantunque fosse spento in quel
secolo il fervore delle Crociate, durava però ancora generalmente ne' Cristiani
uno spirito di sensibile odio contro i Turchi, quasi contro nemici della propria
lor professione, perchè in quel tempo i Cristiani, ancorchè corrottissimi ne'
costumi e divisi tra loro nella fede, consideravano per anche la fede Cristiana
3128 come cosa propria, e i nemici di lei come
propri nemici ciascuno; e quindi non solo con odio spirituale e per amor di Dio,
ma con odio umano, con passione per così dir, carnale e sensibile, per proprio
rispetto, e per inclinazione odiavano i maomettani non che il maomettanesimo. E
la liberazione del sepolcro di Cristo era
cosa di che allora tutti s'interessavano, siccome in questi ultimi tempi, della
distruzione della pirateria Tunisina e Algerina, benchè questa e quella fossero
più nel desiderio che nella speranza, o certo più desiderate che probabili:
aggiunta però di più la differenza de' tempi, perocchè nel cinquecento le
inclinazioni e le opinioni e i desiderii pubblici erano molto più manifesti,
decisi, vivi, forti e costanti ch'e' non possono essere in questo secolo.
Siccome nel 300 il Petrarca (Canz. O
aspettata), così nel 500 tutti gli uomini dotti
esercitavano il loro ingegno nell'esortare o con orazioni o con lettere o con
poesie pubblicate per le stampe, le nazioni e i principi
d'europa
3129 a deporre le differenze scambievoli e collegarsi
insieme per liberar da' cani {#2. Petr.
Tr. della Fama cap. 2. terzina
48.} il Sepolcro, e distruggere il nemico de' Cristiani,
e vendicar le ingiurie e i danni ricevutine. Questo era in quel secolo il voto
generale così delle persone colte ancorchè non dotte, come ancora, se non de'
gabinetti, certo di tutti i privati politici, che in quel secolo di molta
libertà della voce e della stampa, massimamente in
italia, non eran pochi; {#1. Erano allora i politici privati più di numero in
italia che altrove, l'opposto appunto di
oggidì, perchè pure al contrario di oggidì, era in quel secolo maggiore
in italia che altrove e più comune e divulgata
nelle diverse classi, la coltura, e l'amor delle lettere e scienze ed
erudizione per una parte (le quali cose tra noi si trattavano in lingua
volgare, e tra gli altri per lo più in latino, fuorchè in
ispagna), e per l'altra una turbolenta
libertà fomentata dalla molteplicità e piccolezza degli Stati, che dava
luogo a poter facilmente trovar sicurezza e impunità, col passare i
confini e mutar soggiorno, chi aveva o violate le leggi, o troppo
liberamente parlato o scritto, o offeso alcun principe o repubblica
nello Stato italiano in ch'ei dapprima si trovava.} e di
questo voto si faceva continuamente materia alle scritture e allusioni {digressioni} ec. e di quel progetto o sogno che vogliam
dire si riscaldava l'immaginazione de' poeti e de' prosatori, e se ne traeva
l'ispirazione dello scrivere. Niente meno che fosse nell'ultimo secolo della
libertà della grecia fino ad Alessandro, il desiderio, il voto, il progetto di tutti
i savi greci la concordia di quelle repubbliche, l'alleanza loro e la guerra
contro il gran re, e contro il {barbaro}
impero persiano perpetuo nemico del nome greco. E come
Isocrate
3130 per conseguir questo fine s'indirizzava colle sue
studiatissime ed epidittiche, {+scritte e
non recitate} orazioni ora agli Ateniesi (nel Panegirico, e v. l'oraz. a
Filippo, edizione sopra cit. p. 260-1.) ora a Filippo, secondo ch'ei giudicava questo
o quelli più capaci di volerlo ascoltare, e più atti a concordare e pacificar la
grecia e capitanarla contro i Barbari, così nel 500.
lo Speroni s'indirizzava pel detto effetto con una
{lavoratissima}
orazione stampata {+e non recitata nè da
recitarsi,} a Filippo II. di
Spagna, ed altri ad altri, secondo i tempi e le occasioni.
Ma tutto indarno, non come accadde ai greci, il cui voto fu adempiuto da Alessandro, mosso fra l'altre cose, come
è fama (v. Eliano
Var. l. 13. e ὑπόϑεσ. τοῦ πρὸς
Φίλιπ. λόγου), dall'orazione appunto che Isocrate n' avea scritto a Filippo suo padre, l'uno e l'altro già morti.
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