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Sensazioni, immagini e pensieri che si provano senza alcuna operazione nè degli oggetti esterni nè della volontà.

Sensations, images, and thoughts that are experienced without any action on the part of external objects or of the will.

183,4 1384 1454,1

Inclinazione dell'uomo alle sensazioni per se. Non v'ha sensazione indifferente.

Man's inclination to experience sensations in themselves. No sensation is indifferent.

4060,1

[183,4]  Se nella giornata tu hai veduto o fatto qualche cosa non ordinaria per te, la sera nell'addormentarti o per qualunque altra cagione, e in qualunque stato, chiudendo gli occhi, ti vedi subito innanzi, non dico al pensiero, ma alla vista, le immagini sensibili di quello che hai veduto. E ciò quando anche tu pensi a tutt'altro, e neanche ti ricordi più di quello che avevi veduto forse molte ore addietro, nel quale intervallo ti sarai dato a tutte altre occupazioni. In maniera  184 che questa vista, quantunque appartenga intieramente alle facoltà dell'anima, e in nessun modo ai sensi, tuttavia non dipende affatto dalla volontà, e se pure appartiene alla memoria, le appartiene, possiamo dire esternamente, perchè tu in quel punto neanche ti ricordavi delle cose vedute, ed è piuttosto quella vista che te le richiama alla memoria, di quello che la stessa memoria te le richiami al pensiero. Effettivamente molte volte neanche pensandoci apposta, ci ricorderemmo di alcune cose, che all'improvviso ci vengono in immagine viva e vera dinanzi agli occhi. E notate che ciò accade senza nessun motivo e nessuna occasione presente, che tocchi nella memoria quel tasto, {perchè del rimanente} molte volte accade che una leggerissima circostanza, quasi movendo una molla della nostra memoria, ci richiami idee e ricordanze anche lontanissime, senza nessuno intervento della volontà, e senza che i nostri pensieri d'allora ci abbiano alcuna parte.

[1383,3]  Dal sopraddetto si vede che la proprietà della memoria non è propriamente di richiamare, il che è impossibile, trattandosi di cose poste fuori  1384 di lei e della sua forza, ma di contraffare, rappresentare, imitare, il che non dipende dalle cose, ma dall'assuefazione alle cose e impressioni loro, cioè alle sensazioni, ed è proprio anche degli altri organi nel loro genere. E le ricordanze non sono richiami, ma imitazioni, o ripetizioni delle sensazioni, mediante l'assuefazione. Similmente (e notate) si può discorrere delle idee. Questa osservazione rischiara assai la natura della memoria, che molti impossibilmente hanno fatto consistere in una forza di dipingere, o ricevere le impressioni stabili di ciascuna sensazione o immagine ec. laddove l'impressione non è stabile, nè può. E v. in tal proposito quello che altrove pp. 183-84 ho detto delle immagini visibili delle cose, che senza volontà nè studio della memoria, ci si presentano la sera, chiudendo gli occhi ec. Effetto puro dell'assuefazione degli organi a quelle sensazioni e non già di una continuazione di esse. (24. Luglio 1821.).

[1454,1]  Del resto la facoltà di assuefazione in che consiste la memoria è indipendente in molte parti dalla volontà, come altre assuefazioni  1455 materiali e fuor della mente ec. Il che si vede sì per mille altre cose, sì perchè spessissimo una sensazione {provata presentemente,} ce ne richiama alla memoria un'altra provata per l'addietro, senza che la volontà contribuisca, o abbia pure il tempo di contribuire a richiamarla. Così un canto ci richiama p. e. quello che noi facevamo altra volta udendo quello stesso canto ec. Così l'Alfieri nel principio della sua vita, osserva una sua rimembranza che fa al proposito ec. (4. Agosto. 1821.).

[4060,1]  L'uomo (per l'amor della vita) ama naturalmente e desidera e abbisogna di sentire, o gradevolmente, o comunque purchè sia vivamente (la qual vivezza qualunque, non può essere senza positivo diletto, nè sensazione indifferente  4061 veramente). {} Ιl sentire dispiacevolmente {come} il non sentire sono cose assolutamente penose per lui. E talora è men penosa, anzi più grata una sensazione con alquanto di dispiacevole, che la privazion di sensazioni. Se l'uomo potesse sentire infinitamente, di qualunque genere si fosse tal sensazione, purchè non dispiacevole, esso in quel momento sarebbe felice, perchè la sensazione è così viva, il vivo (non dispiacevole in se) è piacevole all'uomo per se stesso e qualunque ei sia. Dunque l'uomo proverebbe in quel momento un piacere infinito, e quella sensazione, benchè d'altronde indifferente, sarebbe un piacere infinito, quindi perfetto, quindi l'uomo ne saria pago, quindi felice.