Viventi, esseri essenzialmente soffrenti e infelici, ec.
Living beings, essentially suffering and unhappy, etc.
4133,2[4133,2] Tutta la natura è insensibile, fuorchè solamente gli
animali. E questi soli sono infelici, ed è meglio per essi il non essere che
l'essere, o vogliamo dire il non vivere che il vivere. Infelici però tanto meno
quanto meno sono sensibili (ciò dico delle specie e degli individui) e
viceversa. La natura tutta, e l'ordine eterno delle cose non è in alcun modo
diretto alla felicità degli esseri sensibili o degli animali. Esso vi è anzi
contrario. Non vi è neppur diretta la natura loro propria e l'ordine {eterno} del loro essere. Gli enti sensibili sono per
natura enti souffrants, una parte essenzialmente souffrant dello universo. Poichè essi esistono e le
loro specie si perpetuano, convien dire che essi siano un anello necessario alla
gran catena degli esseri, e all'ordine e alla esistenza di questo tale universo,
al quale sia utile il loro danno, poichè la loro esistenza è un danno per loro,
essendo essenzialmente una souffrance. Quindi questa
loro necessità è un'imperfezione della natura, e dell'ordine universale,
imperfezione essenziale ed eterna, non accidentale. Se però la souffrance d'una menoma parte della
4134 natura, qual è tutto il genere animale preso insieme, merita di
esser chiamato[chiamata] un'imperfezione. Almeno
ella è piccolissima e quasi un menomo neo nella natura {universale} nell'ordine ed esistenza del gran tutto. Menomo perchè
gli animali rispetto alla somma di tutti gli altri esseri, e alla immensità del
gran tutto sono un nulla. E se noi li consideriamo come la parte principale
delle cose, gli esseri più considerabili, e perciò come una parte non minima,
anzi massima, perchè grande per valore se minima per estensione; questo nostro
giudizio viene dal nostro modo di considerar le cose, di pesarne i rapporti, di
valutarle comparativamente, di estimare e riguardare il gran sistema del tutto;
modo e giudizio naturale a noi che facciamo parte noi stessi del genere animale
e sensibile, ma non vero, nè fondato sopra basi indipendenti e assolute, nè
conveniente colla realtà delle cose, nè conforme al giudizio e modo (diciamo
così) di pensare della natura universale, nè corrispondente all'andamento del
mondo, nè al vedere che tutta la natura, fuor di questa sua menoma parte, è
insensibile, e che gli esseri sensibili sono per necessità souffrants, {+e tanto più
sempre, quanto più sensibili.} Onde anzi si dovrebbe conchiudere, che
essi stessi, o la sensibilità astrattamente, sono una imperfezione della natura,
o vero gli ultimi, cioè infimi di grado e di nobiltà {e
dignità} nella serie degli esseri e delle proprietà delle cose.
(9. Aprile. Sabato in Albis. 1825.). {{V. p.
4137.}}
Related Themes
Piacere (Teoria del). (1827) (1)
Contraddizioni e mostruosità evidenti e orribili nel sistema della Natura e della esistenza. (1827) (1)
Della natura degli uomini e delle cose. (pnr) (1)