20. Agosto. 1823.
[3206,1] Dimostrato che nell'idea del bello non convengono nè
gli uomini naturali fra loro, nè gli spiriti incorrotti e semplici come quelli
de' fanciulli, e quindi ch'essa idea non si trova una in natura; e che
d'altronde gli uomini colti, savi, esercitati, profondi;
3207 gli artisti medesimi e i poeti ec. disconvengono circa il bello,
ed anche in cose essenziali, più o meno, secondo la differenza delle nazioni,
climi, opinioni, assuefazioni, costumi, generi di vita, secoli; disconvengono,
dico, eziandio bene spesso dove credono di convenire (perocchè tra loro non
s'intendono); disconvengono tra loro, e dai fanciulli, e dagli uomini o naturali
o ignoranti; e che tali differenze circa l'idea del bello, si trovano fra
individuo e individuo in una stessa nazione, si trovano in un medesimo individuo
in diverse età e circostanze, si trovano, e costantemente, fra nazione e
nazione, clima e clima, secolo e secolo, civili e non civili; si trovano fra
barbari e barbari, dotti e dotti, ignoranti e ignoranti, selvaggi e selvaggi,
colti e colti, {+più e men barbari, più e
men civili,} fanciulli e fanciulli, adulti e adulti, intendenti e
intendenti, artisti ed artisti, speculatori e speculatori, filosofi e filosofi;
dimostrato, dico, tutto questo, come ho già fatto in molti luoghi pp. 1183. sgg.
[pp.
1367-68]
[pp.
1413. sgg.], viene a esser provato che il bello ideale, unico, eterno,
immutabile, universale, è una chimera, poichè nè la natura l'insegna o lo
mostra, nè i filosofi o gli artisti l'hanno mai scoperto o lo scuoprono, a forza
di osservazioni
3208 e di cognizioni, come si sono
scoperte e si scuoprono le altre idee stabili e invariabili appartenenti alle
scienze del vero ec. ec. (20. Agosto. 1823.).