22. Sett. 1828.
[4388,3]
Alla p. 4355.
Sorte simile ad Omero ebbe anche in ciò
il nostro Dante, il quale fino nello
stesso sec. 14. ebbe forse tanti diascheuasti, cioè limatori del suo poema, più
o meno arditi, quanti copiatori: onde quelle enormi e continue discrepanze de'
suoi codici e stampe anteriori alla edizione della Crusca. {{V. p. 4412.}}
[4388,4]
Alla p. 4317. {marg.} Si legge così a
Napoli anche l'Orlando innamorato del Berni e soprattutto la Gerusalemme del Tasso, e il popolo prende partito chi per
l'uno di quegli eroi, chi per l'altro, e con tanto ardore, che dopo la
4389 lettura, discorrendo tra loro sopra quei racconti,
e quistionando, talora vengono alle mani, e fino si uccidono. Una notte al
tardi, due del volgo di Napoli che disputavano caldamente
fra loro, andarono a svegliare il famoso Genovesi per saper da lui chi avesse ragione, se Rinaldo o Gernando (Gerusalemme del Tasso). Tengo tutto ciò dall'Imbriani padre, il quale mi dice che il popolo
napoletano non ha bisogno che il lettore gli traduca quei poemi, ma che
gl'intende da se. In questo modo quei poemi si possono dir veramente pubblicati.
(22. Sett. 1828.). {{V. p.
4408.}}