3. Dic. 1828.
[4423,1] Io abito nel bel mezzo
d'Italia, nel clima il più temperato del mondo; esco
ogni giorno a passeggiare nelle ore più temperate della giornata; scelgo i
luoghi più riparati, più acconci ed opportuni; e dopo tutto questo, appena
avverrà due o tre volte l'anno, che io possa dire di passeggiare con tutto il
mio comodo per rispetto al caldo, al freddo, al vento, all'umido, al tempo e
simili cose. E vedete infatti, che la perfetta comodità dell'aria e del tempo è
cosa tanto rara, che quando si trova, {anche nelle migliori
stagioni,} tutti, come naturalmente, sono portati a dire: che bel tempo! che buon'aria
dolce! che bel passeggiare! quasi esclamando,
e maravigliandosi come di una strana eccezione, di quello che, secondo il mio
corto vedere, dovrebbe pur esser la regola, {se non altro,
nei nostri paesi.} Gran benignità e provvidenza della natura verso i
viventi! (3. Dic. 1828.).