7. Luglio 1820.
[156,1] Con questa distinzione di suono e armonia, l'uno
cagione di effetto naturale {e indipendente dall'arte}
e generale nell'uomo, (effetto arbitrario della natura, e non già necessario
astrattamente) l'altra di effetto naturale in astratto, ma dipendente dall'arte
in concreto, comprenderete perchè le bestie essendo talvolta influite dalla
musica, non lo sieno dalle altre arti. Ed è perchè la materia della musica, è
così efficace nell'uomo e così generalmente e per natura, che non è maraviglia
se la sua forza si estende anche ad altri animali forse più analoghi {degli altri} all'uomo per questa parte della loro
natura. Ma non così la materia delle altre arti, eccetto i colori, i quali
157 come fanno effetto naturale nell'uomo, così per
legge di analogia (che va ammessa non perchè fosse necessario alla natura di
osservarla, ma perchè la vediamo osservata) congetturo che possano dar qualche
diletto anche alle bestie, e forse se ne avrebbero delle prove. Del resto nelle
altre arti {le bestie} non essendo influite dalla
materia che nella musica ha influsso naturale e indipendente dall'arte, non
possono essere influite dall'arte stessa, non avendo la stessa idea della
bellezza che abbiamo noi, e che è tanto diversa anche tra noi. E quanto
all'imitazione del vero che in noi cagiona una maraviglia naturale,
potrebb'essere che la producesse anche in loro senza che noi ce ne accorgessimo,
e potrebb'essere che non la capissero, ma prendessero gli oggetti imitati per
veri, o finalmente (che dev'essere il più ordinario) si formassero di quegli
oggetti d'arte un'idea confusa tra l'oggetto vero, e un altro che lo somigli,
non potendo sapere quelle cose che sappiamo noi intorno all'artefice, {e alla maniera} e alla difficoltà d'imitare in quel modo
ec. ec. cose tutte che producono la maraviglia. E infatti vedrete in molti
barbari che le belle imitazioni delle nostre arti in vece di destare maggior
maraviglia, appena li commuovono.
[157,1] Del rimanente anche intorno alla bellezza e a
qualunque altra cosa appartenente alle arti, bisogna sempre ricordarsi della
differente maniera di esistere, differente capacità di comprendere, di
rapportare, di esser commossi ec. e così regolarsi nell'istituire il paragone
tra l'uomo e gli altri animali, {e anche tra un uomo e un
altr'uomo,} non riputando necessario e assoluto e perciò universale
quello ch'è arbitrario e relativo o nell'uomo o in qualunque animale, e perciò
può non trovarsi o trovarsi differentemente negli altri.
[157,2] Il piacere che ci dà il suono {non
va sotto la categoria del bello, ma} è come quello del gusto
dell'odorato ec. La natura ha dato i suoi piaceri a tutti i sensi. Ma la
particolarità del suono è di produrre {per se stesso}
un effetto più spirituale
158 dei cibi dei colori degli
oggetti tastabili ec. E tuttavia osservate che gli odori, in grado bensì molto
più piccolo, ma pure hanno una simile proprietà, risvegliando l'immaginazione
ec. Laonde quello stesso spirituale del suono è un effetto fisico di quella
sensazione de' nostri organi, e infatti non ha bisogno dell'attenzione
dell'anima, perchè il suono immediatamente la tira a se, e la commozione vien
tutta da lui, quando anche l'anima appena ci avverta. Laddove la bellezza o
naturale o artifiziale non fa effetto se l'anima non si mette in una certa
disposizione da riceverlo, e perciò il piacere che dà, si riconosce per
intellettuale. Ed ecco la principal cagione dell'essere l'effetto della musica
immediato, a differenza delle altre arti, e v. questi pens. p. 79.
[158,1] Osservate come non si legga ch'io sappia di nessun
effetto prodotto nelle bestie dal canto. (In verità anticamente si diceva, excantare, ora incantare i
serpenti, e Frigidus in pratis cantando rumpitur anguis
*
dice Virgilio, ma son favole che non
hanno esperienze moderne a favore. D'Arione si legge che innamorò i delfini col suono. Chateaubriand racconta di quel serpente ammansato dal
suono ec. ec. Del resto i poeti dicevano favolosamente che le bestie si
fermassero a udire il canto di questo o di quello). La ragione è perchè questo è
cosa più umana del suono, e perciò di un effetto più relativo, come anche la
differenza dei suoni cagiona diversi effetti secondo la natura degli organi dove
opera. Così nè più nè meno i diversi odori, i diversi sapori, i diversi colori
de' quali l'uno diletterà principalmente questa persona, e l'altro quest'altra.
Il canto {umano} fa effetto grande nell'uomo. Al
contrario quello degli uccelli non molto. Grandissimo però dev'essere il diletto
che cagiona negli uccelli, giacchè si vede che questi cantano per dilet
159 diletto, e che la loro voce non è diretta ad altro
fine come quella degli altri animali. (eccetto le cicale i grilli e altri tali
che nel continuo uso della loro voce non par che possano avere altro fine che il
diletto) Ed io sono persuaso che il canto degli uccelli li diletti non solo come
canto, ma come contenente bellezza, cioè armonia, che noi non possiamo sentire
non avendo la stessa idea della convenienza de' tuoni. (7. Luglio
1820.).