28. Giugno 1821.
[1234,1]
Alla p. 1226. marg.
fine. L'analisi delle cose è la morte della bellezza o della grandezza
loro, e la morte della poesia. Così l'analisi delle idee, il risolverle nelle
loro parti ed elementi, e il presentare nude e isolate {e
senza veruno accompagnamento d'idee concomitanti,} le dette parti o
elementi d'idee. Questo appunto è ciò che fanno i termini, e qui consiste la differenza ch'è tra la precisione, e la proprietà delle voci. La massima parte delle voci
filosofiche divenute comuni oggidì, e mancanti a tutti o quasi tutti gli antichi
linguaggi, non esprimono veramente idee che mancassero assolutamente ai nostri
antichi. Ma come è già stabilito dagl'ideologi
1235 che
il progresso delle cognizioni umane consiste nel conoscere che un'idea ne
contiene un'altra (così Locke, Tracy ec.), e questa
un'altra ec.; {+nell'avvicinarsi sempre
più agli elementi delle cose, e decomporre sempre più le nostre idee, per
iscoprire e determinare le sostanze (dirò così) semplici e universali che le
compongono (giacchè in qualsivoglia genere di cognizioni, {di operazioni meccaniche ancora ec.} gli elementi
conosciuti, in tanto non sono universali, in quanto non sono perfettamente
semplici e primi); (v. in questo proposito la p. 1287. fine.} così la massima parte di
dette voci, non fa altro che esprimere idee già contenute nelle idee antiche, ma
ora separate dalle altre parti delle idee {madri,}
mediante l'analisi che il progresso dello spirito umano ha fatto naturalmente di
queste idee madri, risolvendole nelle loro parti, elementari o no (che il
giungere agli elementi delle idee è l'ultimo confine delle cognizioni); e
distinguendo l'una parte dall'altra, con dare a ciascuna parte distinta il suo
nome, e formarne un'idea separata, laddove gli antichi confondevano le dette
parti, o idee suddivise (che per noi sono {oggi}
altrettante distinte idee) in un'idea sola. Quindi la secchezza che risulta
dall'uso de' termini, i quali ci destano un'idea quanto più si possa
scompagnata, solitaria e circoscritta; laddove la bellezza del discorso e della
poesia consiste nel destarci gruppi d'idee, e nel fare errare la nostra mente
nella moltitudine delle concezioni, e nel loro vago, confuso, indeterminato,
incircoscritto. Il che si ottiene colle parole proprie, ch'esprimono un'idea
composta di molte parti, e legata
1236 con molte idee
concomitanti; ma non si ottiene colle parole precise o co' termini (sieno
filosofici, politici, diplomatici, spettanti alle scienze, manifatture, arti ec.
ec.) i quali esprimono un'idea più semplice e nuda che si possa. Nudità e
secchezza distruttrice e incompatibile colla poesia, e proporzionatamente, colla
bella letteratura.
[1236,1] P. e. genio nel senso
francese, esprime un'idea ch'era compresa nell'ingenium, o nell'ingegno italiano, ma non
era distinta dalle altre parti dell'idea espressa da ingenium. E tuttavia quest'idea suddivisa, espressa da genio, non è di gran lunga elementare, e contiene essa
stessa molte idee, ed è composta di molte parti, ma difficilissime a separarsi e
distinguersi. {+Non è idea semplice
benchè non si possa facilmente dividere nè definire dalle parti, o
dal'intima natura.} Lo spirito umano, {e seco la
lingua,} va sin dove può; e l'uno e l'altra andranno certo più avanti,
e scopriranno coll'analisi {le} parti dell'idea
espressa da genio, ed applicheranno a queste parti o
idee nuovamente scoperte, cioè distinte, nuove parole, o nuovi usi di parole.
{+Così egoismo che non è amor proprio, ma una
delle infinite sue specie, ed egoista ch'è la
qualità del secolo, e in italiano non si può significare.}
[1236,2] Così cuore
{in quel} senso metaforico {che
è} sì comune a tutte le lingue moderne fin dai loro principii, era
voce sconosciuta in detto senso alle lingue antiche, {e non
però era sconosciuta l'idea ec. ma non bene distinta da mente, animo ec.} ec. ec. ec. ec.
{+Così immaginazione o fantasia, per quella
facoltà sì notabile ed essenziale della mente umana, che noi dinotiamo con
questi nomi, ignoti in tal senso alla buona latinità e grecità, benchè da
esse derivino. Ed altri nomi non avevano per dinotarla, sicchè anche queste
parole (italianissime) e questo senso, vengono da barbara origine.}
(28. Giugno 1821.).