26. Luglio 1821.
[1388,1]
1388
Alla p. 1262. al
capoverso 1. Chiunque potesse attentamente osservare e scoprire le
origini ultime delle parole in qualsivoglia lingua, vedrebbe che non v'è azione
o idea umana, o cosa veruna la quale non cada precisamente sotto i sensi, che
sia stata espressa con parola originariamente applicata a lei stessa, e ideata
per lei. Tutte simili cose, oltre che non sono state denominate se non tardi,
quantunque fossero comunissime, usualissime e necessarie alla lingua, e alla
vita ec.; non hanno ricevuto il nome se non mediante metafore, similitudini ec.
prese dalle cose affatto sensibili, i cui nomi hanno servito in qualunque modo,
e con qualsivoglia modificazione di significato o di forma, ad esprimere {le} cose non sensibili; e spesso sono restati in
proprietà a queste ultime, perdendo il valor primitivo. Osservate p. e. l'azione
di aspettare. Ell'è affatto esteriore, e materiale, ma siccome non cade
precisamente sotto i sensi, perciò non è stata espressa nelle nostre lingue se
non per via di una metafora presa dal guardare, ch'è azione tutta sensibile.
V. la p. 1106. Bensì questa
metafora
1389 è poi divenuta parola propria, perdendo
il senso primitivo.
[1389,1] Tale è la natura {e
l'andamento} dello spirito umano. Egli non ha mai potuto formarsi
un'idea totalmente chiara di una cosa non affatto sensibile, se non
ravvicinandola, paragonandola, rassomigliandola alle sensibili, e così, per
certo modo, incorporandola. Quindi egli non ha mai potuto esprimere
immediatamente nessuna di tali idee con una parola affatto sua propria, e il
fondamento e il tipo del cui significato non fosse in una cosa sensibile.
Espresse poi, e stabilite e determinate queste simili idee mediante parole di
tal natura, l'uomo gradatamente ha potuto elevarsi fino a concepire prima
confusamente, poi chiaramente, poi esprimere e fissare con parole, altre idee
prima un poco più lontane dal puro senso, poi alquanto più, e finalmente affatto
metafisiche, e astratte. Ma tutte queste idee non le ha espresse se non che nel
sopraddetto modo, cioè o con metafore ec. prese immediatamente dal sensibile, o
con nuove modificazioni e applicazioni di quelle parole applicate già, come ho
detto, a cose meno
1390 soggette ai sensi, {+facendosi scala da quelle applicazioni
già fatte, ricevute e ben intese, ad altre più sottili, ed immateriali
ec.} Di maniera che i nomi anche modernissimi delle più sottili e
rimote astrazioni, derivano originariamente da quelli delle cose affatto
sensibili, e da nomi che nelle primitive lingue significavano tali cose. E la
sorgente e radice universale di tutte le voci in qualsivoglia lingua, sono i
puri nomi delle cose che cadono al tutto sotto i sensi.
[1390,1] È curioso l'osservare che il verbo {{sostantivo}}
essere, sì necessario che senza esso non si può fare
un discorso formato, ed esprimente un'idea sì universale, e appartenente a tutte
le cose e le idee, nondimeno perch'ella è un'idea delle più astratte ed ultime
(appunto a cagione della sua universalità, la quale dimostra ch'ella è idea
elementare ec.) è imperfetto e irregolare, cred'io, per lo meno, in quasi tutte
le lingue. Nella greca è {anche} sommamente difettivo,
{+e non è supplito da voci prese
d'altre radici, come lo è in latino in sascrito, in persiano.}
Nell'ebraico {+il verbo הּיּהּ esse, existere, oltre ch'è quiescente, vale a dire
imperfetto,} ha miras anomalias
*
, dice il
Zanolini. La cagione
di ciò {(che non si può creder caso)} può essere che
questo verbo sia stato uno de' primi inventati, a causa della sua necessità; e
quindi confuso ed irregolare sì a causa della {sua}
antichità,
1391 e delle poche regole a cui gli
antichissimi lo potevano assoggettare, sì dell'astrazione sottigliezza,
immaterialità, difficoltà insomma dell'idea che esprime, e che nessuno degli
antichissimi parlatori potè concepir chiaramente. Simili osservazioni si ponno
fare intorno ad altri verbi che sogliono essere anomali nelle lingue, quantunque
diversissime, ed è notabile che questi sono ordinariamente i più usuali e
necessari al discorso, come avere, potere ec. Ed appunto perciò sono anomali, perchè non
sono così necessari, se non perchè esprimono idee universali, e le idee non sono
universali se non perchè sono elementari ed astratte; ora le idee elementari ed
astratte sono {naturalmente} le più difficili, anzi le
ultime a raggiungersi, e a concepirsi chiaramente, e quindi ad essere
formalmente e regolarmente espresse. (26. Luglio 1821.). {{Puoi vedere p.
1205.}}