10. Luglio 1820.
[161,1] In proposito di quello che ho detto p. 145. osservate come infatti
l'eloquenza {vera} non abbia fiorito mai se non quando
ha avuto il popolo per uditore. Intendo un popolo padrone di se, e non servo, un
popolo vivo e non un popolo morto, sia per la sua condizione in genere, sia in
quella tal congiuntura, come alle nostre prediche il popolo non è vivo, non ha
azione ec. ec. Oltre che il soggetto delle prediche non ha il movimento,
l'azione, la vita necessarie alla grande eloquenza, e perciò quella del pergamo,
quando anche sia somma e perfetta, è tutt'altra eloquenza che l'antica, e forma
162 un genere a parte. Del resto appena le
repubbliche e la libertà si sono spente, le assemblee, le società, i tribunali,
le corti, non hanno mai sentito la vera eloquenza, non essendo uditorii capaci
di suscitarla. E questo probabilmente è uno de' motivi per cui la repubblica di Venezia
non ha avuto mai eloquenza, perch'era una repubblica aristocratica e non
democratica. Vedete quello che dice Cic.
nell'orazione per
Deiotaro capo 2.
[162,1] Racconta Diogene
Laerzio di Chilone
Lacedemonio il quale interrogato in che differissero i dotti
dagl'indotti, rispose, nelle buone speranze. (ἐλπίσιν ἀγαϑαῖς
*
).
Io non so dire se avesse riguardo alle cose di questo mondo o di una vita
avvenire. Certamente rispetto a quelle, oggidì avviene appunto il contrario. In
che differisce l'ignorante dal savio? Nella speranza.
[162,2] Lo scopo dell'incivilimento moderno doveva essere di
ricondurci appresso a poco alla civiltà antica offuscata ed estinta dalla
barbarie dei tempi di mezzo. Ma quanto più considereremo l'antica civiltà, e la
paragoneremo alla presente, tanto più dovremo convenire ch'ella era quasi nel
giusto punto, e in quel mezzo tra i due eccessi, il quale solo poteva proccurare
all'uomo in società una certa felicità. La barbarie de' tempi bassi non era una
rozzezza primitiva, ma una corruzione del buono, perciò dannosissima e
funestissima. Lo scopo dell'incivilimento dovea esser di togliere la ruggine
alla spada già bella, o accrescergli solamente un poco di lustro. Ma siamo
andati tanto oltre volendola raffinare e aguzzare che siamo presso a romperla. E
osservate che l'incivilimento ha conservato in grandissima parte il cattivo dei
tempi bassi, ch'essendo proprio loro, era più moderno, e tolto tutto quello che
restava
163 loro di buono dall'antico per la maggior
vicinanza (del quale antico in tutto e per tutto abbiam fatto strage), come
l'esistenza e un certo vigore del popolo, {e
dell'individuo,} uno spirito nazionale, gli esercizi del corpo,
un'originalità e varietà di caratteri costumi usanze ec. L'incivilimento ha
mitigato la tirannide de' bassi tempi, ma l'ha resa eterna, laddove allora non
durava, tanto a cagione dell'eccesso, quanto per li motivi detti qui sopra.
Spegnendo le commozioni e le turbolenze civili, in luogo di frenarle com'era
scopo degli antichi (Montesquieu ripete sempre che le divisioni
sono necessarie alla conservazione delle repubbliche, e ad impedire lo
squilibrio dei poteri, ec. e nelle repubbliche ben ordinate non sono contrarie
all'ordine, perchè questo risulta dall'armonia e non dalla quiete e immobilità
delle parti, nè dalla gravitazione smoderata e oppressiva delle une sulle altre,
e che per regola generale, dove tutto è tranquillo non c'è libertà), non ha
assicurato l'ordine ma la perpetuità tranquillità e immutabilità del disordine,
e la nullità della vita umana. In somma la civiltà moderna ci ha portati al lato
opposto dell'antica, e non si può comprendere come due cose opposte debbano
esser tutt'uno, vale a dire civiltà tutt'e due. Non si tratta di piccole
differenze, si tratta di contrarietà sostanziali: o gli antichi non erano
civili, o noi non lo siamo. (10. Luglio 1820.).