19. Ott. 1821.
[1946,1] Ho detto pp. 244-45
p.
321
pp. 685-86
p. 766
pp.
1313-15 che la lingua italiana è suscettibile di tutti gli stili, e ho
detto pp. 1513-15 che la conversazione francese non si può mantenere in
italiano. Questa non è contraddizione. L'indole della nostra lingua è capace di
leggerezza, spirito, brio, rapidità ec. come di gravità ec. è capace di
esprimere tutte le nuances della vita sociale, ec. ma non è capace, come nessuna
lingua lo fu, di
1947 un'indole forestiera. Così
riguardo alle traduzioni. Ell'è capace di tutti i più disparati stili, ma
conservando la sua indole, non già mutandola; altrimenti la nostra lingua
converrebbe che mancasse d'indole propria, il che non sarebbe pregio ma difetto
sommo. L'originalità della nostra lingua (ch'è marcatissima) non deve soffrire,
applicandola a qualsivoglia stile o materia. Questo {appunto} è ciò di cui ella è capace, e non di perderla ed alterare il
suo carattere per prenderne un altro forestiero, del che non fu e non è capace
nessuna lingua senza corrompersi. E il pregio della lingua italiana consiste in
ciò che la sua indole, senza perdersi, si può adattare a ogni sorta di stili. Il
qual pregio non ha il tedesco, che ha la stessa adattabilità e forse maggiore,
non però conservando il suo proprio carattere. Or questo è ciò che potrebbero
fare tutte le lingue le più restie, perchè rinunziando alla propria indole, e in
somma corrompendosi, facilmente possono adattarsi a questo o quello stile
forestiero.
1948
L'art de traduire est
poussé plus loin en allemand que dans aucun autre dialecte européen.
Voss a
transporté dans sa langue les poëtes grecs et latins avec une étonnante
exactitude; et W. Schlegel les
poëtes anglais, italiens et espagnols, avec une vérité de coloris dont
il n'y avoit point d'exemple avant lui. Lorsque l'allemand se prête à la
traduction de l'anglais, il ne perd pas son caractère naturel, puisque
ces langues sont toutes deux d'origine germanique; mais quelque mérite
qu'il y ait dans la traduction d'Homère par Voss, elle fait de l'Iliade et
de l'Odyssée, des poëmes dont le style est grec, bien que
les mots soient allemands. La connoissance de l'antiquité y gagne;
l'originalité propre à l'idiome de chaque nation y perd nécessairement.
Il semble que c'est une contradiction d'accuser la langue allemande tout
à la fois de trop de flexibilité et de trop de rudesse; mais ce qui
1949 se concilie dans les caractères peut aussi
se concilier dans les langues; et souvent dans la même personne les
inconveniens de la rudesse n'empêchent pas ceux de la
flexibilité.
*
Mme la Baronne de Staël -
Holstein, De l'Allemagne t. 1. 2.de part. ch. 9. p.
248. 3.me édit. Paris 1815.
[1949,1] Questo dunque non si chiama esser buona alle
traduzioni. Ciò vuol dir solo che una {tal} lingua può
senza incomodo e pregiudizio delle sue regole gramaticali adattarsi alle
costruzioni e all'andamento di qualsivoglia altra lingua con somma esattezza. Ma
l'esattezza non importa la fedeltà ec. ed un'altra lingua perde il suo carattere
e muore nella vostra, quando la vostra nel riceverla, perde il carattere suo
proprio, benchè non violi le sue regole gramaticali. Omero dunque non è Omero in tedesco, come non è Omero in una traduzione latina letterale, giacchè anche il latino
così poco adattabile, pur si
1950 adatta benissimo alle
costruzioni ec. massimamente greche, senza sgrammaticature, ma non senza perdere
il suo carattere, nè senza uccidere e se stessa[stesso], e il carattere dell'autore così tradotto. {+Ed ecco come si può unire in una stessa lingua il
carattere flexible e rude, o restio.
V. p. 1953.
fine.} Laddove la lingua italiana, che in ciò chiamo
unica tra le vive, può nel tradurre, conservare il carattere di ciascun autore
in modo ch'egli sia tutto insieme forestiero e italiano. Nel che consiste la
perfezione ideale di una traduzione e dell'arte di tradurre. Ma ciò non lo
consegue con la minuta esattezza del tedesco, benchè sia capace di molta
esattezza essa pure (come si può veder nell'Iliade del monti); bensì coll'infinita pieghevolezza e versatilità
della sua indole, e che costituisce la sua indole. {{V. p. 1988.}}
[1950,1] Tornando al proposito, i costumi forestieri
introducono in una nazione e nella sua lingua l'indole forestiera. Quindi è che
la lingua italiana non è adattabile, come nessun'altra, (e la tedesca meno di
ogni
1951 altra Staël, passim.) alla
conversazione precisamente francese, qual è quella che i costumi francesi
introducono, bensì a tradurla, e pareggiarla. Questa facoltà però finora non è
in atto ma in potenza. Se gl'italiani avessero più società, del che sono
capacissimi, {(come lo furono nel 500.)} e se
conversassero non in francese ma in italiano, essi ben presto riuscirebbero a
dare alla loro lingua {le parole e} qualità equivalenti
a quelle della francese in questo genere, e non per tanto parlerebbero e
scriverebbero in italiano: {+riuscirebbero a creare un linguaggio sociale italiano tanto polito,
raffinato, pieghevole e ricco e gaio ec. quanto il francese, non però
francese, ma proprio e nazionale. E in questo si potrebbe ben tradurre
allora il linguaggio francese o scritto o parlato, che oggi non traduciamo,
ma trascriviamo, come fanno i traduttori tedeschi.} Questa capacità è
dell'indole dell'italiano, e quindi inseparabile da esso, non però può ridursi
ad atto, senza le necessarie circostanze, come solo in questi ultimi tempi la
lingua o la poesia italiana, è stata, non resa capace, ma effettivamente
applicata allo splendore ec. dello stile virgiliano. (19. Ott.
1821.).