10-11. Nov. 1823.
[3855,1] Tra le cagioni del mancar noi (e così gli spagnuoli)
di lingua e letteratura moderna propria, si dee porre, e per prima di tutte, la
nullità politica e militare in cui è caduta l'italia non
men che la Spagna dal 600 in poi, epoca appunto da cui
incomincia la decadenza ed estinzione delle lingue e letterature proprie in
italia e in ispagna. Questa
nullità si può considerare e come una delle cagioni del detto effetto, e come la
cagione assoluta di esso. Come una delle cagioni, perocchè se noi manchiamo oggi
affatto di voci moderne proprie italiane e spagnuole, politiche e militari, ciò
viene perchè gl'italiani e spagnuoli non hanno più, dal 600 in poi, nè affari
politici propri, nè milizia propria. Fino dall'estinzione
dell'imperio romano, l'italia
è stata serva, perchè divisa; ma sino a tutto il 500 la milizia italiana propria
ha esistito, e le corti e repubbliche italiane hanno operato da se, benchè
piccole e deboli. Il governo era in mano d'italiani, le dinastie erano italiane
in assai maggior numero che poi non furono
3856 ed or
non sono. Influiti e dominati da' governi e dagli eserciti stranieri, i governi
e gli eserciti italiani, chè tali essi erano ancora, agivano tuttavia essi
medesimi, ed avevano affari. Essi erano che si davano agli stranieri, quando a
questo, quando a quello, che li chiamavano, che gli scacciavano, o contribuivano
a ciò fare, che si alleavano cogli stranieri, o contro di loro, con altri
stranieri, o con altri italiani, contro altri italiani, o a favore. L'amicizia
de' governi italiani, ancorchè piccolissimi, delle stesse singolari città, era
considerata e ricercata dagli stranieri, e la nemicizia temuta; e in qualunque
modo i governi e le città italiane erano allora nemiche o amiche di questa o
quella straniera potenza. Gl'italiani agivano per se presso o nelle corti
straniere, e gli stranieri presso gl'italiani. {+V. p.
3887.} Quindi è che noi avevamo allora a dovizia voci politiche
e militari; più a dovizia ancora delle altre nazioni, perchè la politica e il
militare, ridotti ad arte e scienza tra noi, non lo erano presso gli altri.
Negli storici, negli scrittori tecnici di politica o di milizia, o d'altre
materie appartenenti, e generalmente negli scrittori italiani avanti il
seicento, non troverete mai difficoltà veruna di esprimersi in checchessia che
spetti agli affari pubblici, economia pubblica, diplomatica, negoziazioni,
politica, e a qualsivoglia parte dell'arte militare; mai povertà; {e} mai li vedrete ricorrere a voci straniere, o che
possano pur sospettarsi tali: al contrario li vedrete franchissimi
3857 nell'espressione di tali materie, anzi ricchissimi
e abbondantissimi, esattissimi, provvisti di termini per ciascuna cosa e parte
di essa, ed anche di più termini per ciascuna, voci tutte italianissime e tanto
italiane quanto or sono francesi quelle di cui i francesi e noi ed anche altri
in tali materie si servono; e queste voci e questi termini ben si vede che non
erano inventati da quegli scrittori, nè debbonsi al loro ingegno, ma all'uso
della favella italiana d'allora, e che erano fra noi (come anche fuori non
poche[pochi]) comunissimi, notissimi, e di
significato ben certo e determinato. La più parte di questi, dal 600. in poi,
perduti nell'uso del favellare, {lo furono e lo sono}
conseguentemente nelle scritture, di modo che le stesse cose ancora, che noi a
que' tempi con parole italianissime, e con più parole eziandio, chiarissimamente
e notissimamente esprimevamo, or non le sappiamo esprimere che con voci
straniere affatto, o se queste ci mancano, e son troppo straniere per potersi
introdurre, o non furono ancora introdotte, non possiamo esprimer quelle cose in
verun modo. Moltissime di quelle voci, usandole, sarebbero intese fra noi anche
oggidì nel lor proprio e perfetto senso, come allora, e non farebbero oscurità.
Ma moltissime, sostituite alle straniere che or s'usano, riuscirebbero oscure,
parte per la nuova assuefazione fatta a queste altre voci,
perchè[parte] perchè il loro senso non
sarebbe più inteso così determinatamente come
3858
allora. E il simile dico di molte voci con cui potremmo esprimer cose per cui
non abbiamo nemmen voci straniere, o che a questi pur manchino, o che tra noi
non sieno state ancora introdotte. Moltissime voci militari, civili e politiche
sì del nostro 300, sì dello stesso 500, benchè significative di cose or
notissime e comunissime, son tali che noi ora, leggendole negli antichi, o non
le intendiamo, o non senza studio, o non avvertiamo, almen senza molta acutezza
e attenzione, {o imperfettamente} la loro
corrispondenza con quelle che oggi ne' medesimi casi comunemente usiamo. Altresì
ci accade {non di rado} tale incertezza nelle voci
significative di cose, or non più comuni, e spesso in queste ci accade più che
nell'altre. Ecco come, mancati gli affari politici e la milizia in
italia, la nostra nazione non ha nè può avere, nè
ebbe dal 600 in poi, lingua moderna propria per significar le cose politiche e
militari, non ch'ella mai non l'abbia avuta, anzi l'ebbe, ma l'ha perduta, o non
l'ha se non antica. E nello stesso modo proporzionatamente e ragguagliatamente
discorrasi della Spagna.
[3858,1] Come cagione assoluta, la nullità politica e
militare degl'italiani e spagnuoli ha prodotto il mancar essi di lingua e
letteratura moderna dal 600 in qua, ed il mancarne oggi. Essa nullità è cagione
che l'italia e la spagna abbiano
perduto d'allora in poi il loro essere di nazione. Quindi essa è cagione che
l'italia e la spagna non
abbiano, e d'allora in qua, nè letteratura moderna, nè filosofia ec. Esse non
hanno
3859 lingua moderna propria, perchè mancano di
propria letteratura e filosofia moderna; ma di queste perchè ne mancano? perchè
non sono più nazioni; e nol sono, perchè senza politica e senza milizia, non
influiscono più nè sulla sorte degli altri, nè sulla lor propria, non governano
nè si governano, e la loro esistenza o il lor modo di essere è indifferente al
resto d'Europa. Quanto al non influir sugli altri nè aver
parte agli affari comuni d'Europa, è manifesto. Quanto al
non influir sopra se stessi nè governarsi, gl'italiani o soggiacciono {a un principe e ad un} governo decisamente straniero, o
italianizzato il principe ma non il governo, o se il governo e il principe sono
italiani, come in ispagna spagnuoli, lasciando star la
continua influenza straniera che li determina, {modifica,
volge} a piacer suo, e che agisce {insomma}
essa per mano italiana, sì in italia che in
ispagna la forma del governo è tale che la nazione
non v'ha alcuna parte, gli affari sono in man di pochissimi e separatissimi dal
resto de' nazionali, tutto si passa senza pur venire a notizia della nazione,
sicchè la politica è affatto ignota ed aliena alla nazione medesima, i suoi
affari sono per essa come gli altrui, ed oltre di ciò la libertà di ciascheduno
{+massime privato, cioè de' più e del
vero corpo della nazione,}
e[è] così circoscritta che ciascheduno è ben
poco in grado di determinar la sua sorte, e di governarsi, ma quanto più si può
è governato veramente da altrui, e ciò non dalla nazione, non dal comune, non
ciascuno da tutti, ma tutti da uno o
3860 da pochissimi
particolari, e il pubblico, per così dir, da' privati. Quanto alla milizia,
ognun sa che l'italia e la Spagna
dal 600 ne mancano.
[3860,1] Questa politica condizione
dell'italia e della Spagna ha
prodotto e produce i soliti e immancabili effetti. Morte e privazione di
letteratura, d'industria, di società, di arti, di genio, di coltura, di grandi
ingegni, di facoltà inventiva, d'originalità, di passioni grandi, vive, utili o
belle e splendide, d'ogni vantaggio sociale, di grandi fatti e quindi di grandi
scritti, inazione, torpore così nella vita privata e rispetto al privato, come
rispetto al pubblico, e come il pubblico è nullo rispetto alle altre nazioni.
Questi effetti {nati subito,} sono andati dal 600 in
poi sempre crescendo sì in italia che in
Ispagna, {+ed
oggi sono al lor colmo in ambo i paesi,} benchè le cagioni
assegnatene, forse non sieno maggiori oggi che nel principio, anzi forse al
contrario (sebbene però la placidezza del dispotismo, propria dell'ultimo
secolo, e quindi la blandizia di esso, n'è anzi la perfezione, la sommità e il
massimo grado, che un grado minore). Questo è avvenuto perchè niente in natura
si fa per salto, e perchè un vivente colpito dalla morte, si raffredda appoco
appoco, ed è più caldo assai a pochi momenti dalla morte che un pezzo dopo. Nel
600, ed anche nel 700, l'italia già uccisa, palpitava e
fumava ancora. Così discorrasi della Spagna. Or l'una e
l'altra sono immobili e gelate, e nel pieno dominio della morte.
[3860,2] Egli è costante, ed io in molti luoghi l'ho
sostenuto pp. 754-56
pp. 780-83
[p. 794]
[p. 795],
3861 che crescendo le cose, la lingua sempre si
accresce e vegeta. Ma appunto per la stessa ragione, arrestandosi e mancando la
vita, si ferma e impoverisce e quasi muore la lingua, com'è avvenuto infatti dal
600 in qua agli spagnuoli ed a noi, le cui lingue di ricchissime e potentissime
che furono, si sono andate e si vanno di mano in mano continuatamente scemando,
restringendo e impoverendo, e sempre più s'impoveriscono e perdono il loro esser
proprio, e le ricchezze lor convenienti, cioè le proprie, perchè le altrui
ch'esse acquistano, molto incapaci d'altronde di compensare le loro perdite, non
sono di un genere che si convenga alla natura loro. Veramente le dette lingue
vanno morendo. Perchè in fatti la spagna e
l'italia, dal 600 in qua, e negli ultimi tempi
massimamente, non ebbero e non hanno più vita, non solo nazionale, ch'elle già
non sono nazioni, ma neanche privata. Senz'attività, senza industria, senza
spirito di letteratura, d'arti ec. {senza spirito nè uso di
società,} la vita degli spagnuoli e degl'italiani si riduce a una routine d'inazione, d'ozio, d'usanze
vecchie e stabilite, di spettacoli e feste {regolate} dal Calendario, di abitudini ec.
Mai niuna novità fra {loro} nè nel pubblico nè nel
privato, di sorta nessuna che dimostri in alcun modo la vita. Tutto quello ch'e'
possono fare si è di ricevere in elemosina un poco di novità sia di cose, sia di
costumi, sia di pensieri, e quasi un fiato di falsa ed aliena vita, dagli
stranieri. Questi sono che ci muovono
3862 quel
pochissimo che noi siamo mossi. Se noi non siamo ancora dopo un sì rapido corso
del resto d'Europa allo stato e grado in cui era la
civiltà umana due o tre secoli addietro, (e gli spagnuoli vi sono quasi ancora,
e noi siam pure addietro delle altre nazioni), son gli stranieri soli che ci
hanno portati avanti. Noi non abbiam fatto un passo nella carriera, nè abbiamo
nulla contribuito all'avanzamento degli altri, come gli altri hanno fatto
ciascuno per la sua parte. Noi non abbiam camminato, noi siamo stati trasportati
e spinti. Noi siamo e fummo affatto passivi. Quindi è ben naturale che noi siam
passivi nella lingua eziandio, la quale segue sempre e corrisponde perfettamente
alle cose. Noi abbiam pochissima conversazione, ma questa pochissima è
straniera; conversazione italiana non esiste; quindi è ben naturale che la
conversazione d'Italia non sia fatta in lingua italiana,
e tutto ciò che ad essa appartiene, {+e
questo è moltissimo, e di generi assai moltiplice, e coerente con molte
parti della vita, costumi, letteratura ec.} sia espresso in voci
straniere, e non abbia in italiano parole nè modi che lo significhino. Noi non
possiamo avere lingua propria moderna perchè oggi non viviamo in noi, ma quanto
viviamo è in altri, e per altrui mezzo, e di vita altrui, ed anima e spirito e
fuoco non nostro. Poichè la vita ci vien d'altronde, è ben naturale che di fuori
e non altrimenti, ci venga la lingua che in questa vita usiamo. E così dico
della letteratura. E quel che dico dell'italia, dico
3863 altresì della Spagna, la
quale però dal 600 in poi (come anche al suo buon tempo) vive e ha vissuto men
dell'italia, non per altro se non perchè meno
communicando cogli stranieri, men vita ha ricevuto di fuori, {+non che per se stessa ell'abbia avuto
molto men vita di noi,} e forse anche per suo carattere è meno atta a
tal comunione, e a ricevere la vita altrui. E quindi la sua lingua e
letteratura, isterilendosi, decrescendo, scemando, perdendo e riducendosi a
nulla quanto la nostra ha fatto, si è forse contuttociò meno imbarbarita ec.
della nostra: che non so se si debba contare per maggior male o bene ec.
(10-11. Nov. 1823.).