Bolog. 23. Ottob. 1826.
[4224,4]
Alla p. 4211.
Arato, Φαινóμενα v. 108. parlando {degli uomini} della età d'oro: Oὔπω λευγαλέoυ τóτε νείκεoς ἠπίσταντο, Oὐδὲ διακρίσιoς περιμεμϕέoς,
oὐδὲ κυδoιμοῦ Aὕτως,
*
(così, come si sia, εἰκῆ) δ᾽
ἔζωον. χαλεπὴ δ᾽ ἀπέκειτο ϑάλασσα. Καὶ βίον οὔπω νῆες άπόπροϑεν
ἠγίνεσκον
*
, κ.τ.λ. E v.
179. Oὐδ᾽ ἄρα Κηφῆoς μογερòν γένoς ᾽Iασίδαo Aὕτως,
*
(ridondante) ἄῤῥητον
*
(taciuto, {oscuro,} ignoto, ec.) κατακείσεται∙ ἀλλ᾽ἄρα
καὶ τῶν Oὐρανòν εἰς ὄνομ᾽ ἦλϑεν, ἐπεὶ Διòς ἐγγύϑεν ἦσαν
*
. E
così altrove più volte nello stesso poema usa l'avverbio αὕτως. E così ancora
altri poeti; e prima di tutti probabilmente Omero. V. l'indice delle parole omeriche.
[4224,5]
Alla p. 4210. lin.
1. Questa inclinazione e quest'uso di applicare a luoghi e persone ben
note e prossime i racconti {(veri o finti)}
appartenenti a persone e luoghi lontani, ed anche di rimodernarli, cioè applicar
de' racconti vecchi, e talora vecchissimi, a tempi e persone moderne, ha mille
esempi, che si possono notare anche giornalmente: ed io ho udito in città
d'italia, molto tra se distanti, raccontare varie
novellette, varie pretese origini di proverbi, varie goffaggini {insigni} ec. come accadute nominatamente ad una tal
persona di quella tal città; e così in ciascuna città; e per tutto la stessa
novelletta con nome diverso; e molte di tali novellette io le aveva già sin
dalla puerizia sentite raccontare nella mia patria e da' miei, sotto i nomi di
persone della mia città stessa o della provincia: ed alcune ne ho anche trovate
negli antichi novellieri italiani, sotto altri nomi, le quali ora si raccontano
come di poco tempo addietro, e di persone conosciute dagli stessi che le
raccontano, o da quelli da cui essi le hanno udite.
(Bolog. 23. Ottob. 1826.). {+Altra conformità degli antichi coi
moderni, poichè anche gli antichi ebbero lo stesso vezzo, come si è
veduto.}