Sfoghi estrinsechi del dolore, usati dagli antichi, da' selvaggi, villani ec.; quanto utili, quanto provvidamente voluti dalla natura, stoltamente interdetti dalla civiltà e dalla filosofia.
Outbursts of releasing pain used by the ancients, by savages, by countryfolk, etc.; how helpful, how providentially willed by nature, but stupidly prohibited by civilization and philosophy.
4243,8[4243,8]
Alla p. 4156.
A noi non pare che così fatti sfoghi, questo gridare, questo pianger forte,
strapparsi i capelli, gittarsi in terra, voltolarsi, dar del capo nelle pareti,
cose usate nelle sventure dagli antichi, usate dai selvaggi, usate tra noi
oggidì dalle genti del volgo, possano essere di niun conforto al dolore; e
4244 veramente a noi non sarebbero, perchè non ci siamo
più inclinati e portati dalla natura in niun modo; e quando anche le facessimo,
le faremmo forzatamente, sarebbe studio e non natura, e però cosa inutile: tanto
è mutata, vinta, cancellata in noi la natura dall'assuefazione. Ma egli è però
certo che questi atti, insegnati dalla natura medesima (il che non si può
volgere in dubbio), sono a chi li pratica naturalmente, un conforto grandissimo
ed un compenso molto opportuno nelle calamità. Quella resistenza che l'animo fa
naturalmente alla sciagura e al dolore, è il più penoso che abbiano le
disavventure, è il maggior dolore che prova l'uomo. Quando l'animo è domato,
ogni calamità, per grave che sia, è tollerabile. Questo domar l'animo, questo
ridurlo a cedere alla necessità e conformarsi allo andamento e alla condizion
delle cose, lo fa in noi il tempo, il quale però il Voltaire chiama consolatore. Ma lo fa con lunghezza; e
quella prima resistenza, oltre al durar di più, ha questo ancora di più
doloroso, che ella si rivolge e si esercita contro di noi stessi; ella è
dell'animo all'animo. Laddove nei selvaggi e nelle persone volgari, ella si
esercita contro le cose esterne, per così dire; e siccome le sue operazioni sono
più vive, così ella langue e manca più presto. Ella abbatte il corpo, e però
travaglia assai meno l'animo; bensì perchè col corpo anco l'animo è abbattuto,
perciò quelle tali persone, dopo quegli atti, si trovano aversi domato l'animo e
ridotto, per dir così, alla dedizione, da loro stessi, senza aspettare il tempo;
onde quando si risvegliano da quei furori, da quelle smanie, hanno già l'animo
accomodato a sopportar la sventura, a poterla guardar fermamente in viso, senza
esser però coraggiosi. Ed è già notato e notasi giornalmente che nei plebei il
dolore delle grandi sventure dura assai meno che nelle persone colte. Sicchè
quegli sfoghi sono veramente una medicina {#1. quasi un narcotico} preparata dalla
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natura medesima, perchè l'uomo potesse sopportare i suoi mali più leggermente. E
noi siamo ridotti a non saper nè pure intendere come essi giovino a quelli che
naturalmente gli vediamo esercitare. Ed è questo un altro beneficio della
filosofia e della civiltà, che pretendendo insegnarci a sopportare le calamità
meglio che non fa a noi la natura, e predicandoci il disprezzo del dolore, e
facendoci vergognar di mostrarlo, come di cosa indegna di uomini, e da
vigliacchi e indotti; ci ha privati di quel soccorso che la natura ci aveva
apprestato, molto più efficace di qualsivoglia dei loro. {+V. p.
4283.}
(Recanati 15. 1827. S. Paolo, primo eremita.).
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