20. Luglio 1821.
[1347,1] Io non avendo mai letto scrittori metafisici, e
occupandomi di tutt'altri studi, e null'avendo imparato di queste materie alle
scuole (che non ho mai vedute), aveva già ritrovata la falsità delle idee
innate, indovinato l'Ottimismo
1348 del Leibnizio, e scoperto il principio, che
tutto il progresso delle cognizioni consiste in concepire che un'idea ne
contiene un'altra; il quale è la somma della tutta nuova scienza ideologica. Or
come ho potuto io povero ingegno, senza verun soccorso, e con poche riflessioni,
trovar da me solo queste profondissime, e quasi ultime verità, che ignorate per
60. secoli, hanno poi mutato faccia alla metafisica, e quasi al sapere umano?
Com'è possibile che {di} tanti sommi geni, in tutto il
detto tempo, nessuno abbia saputo veder quello, ch'io piccolo spirito, ho veduto
da me, ed anche con minori cognizioni in queste materie, di quelle che molti di
essi avranno avuto?
[1348,1] Non è dunque vero {in se
stesso,} che lo spirito umano progredisce, {graduatamente, e} giovandosi principalmente dei lumi proccuratigli
dal tempo, e delle verità già scoperte da altri, e deducendone nuove
conseguenze, e seguitando la fabbrica già cominciata, e adoprando i materiali
già preparati.
[1348,2] Se noi potessimo interrogare i sommi scopritori
delle più sublimi, profonde ed estese
1349 verità,
sapremmo quante poche di queste scoperte si debbano ai lumi somministrati dalle
età precedenti; quanti di detti geni, per l'ordinario intolleranti degli studi,
abbiano ignorate le verità già scoperte ec.; quanti abbiano ritrovate le grandi
verità che hanno manifestate al mondo, non prevalendosi delle cognizioni altrui,
ma da loro stessi, e in seguito de' soli loro pensieri; e piuttosto dopo
ritrovate, si siano accorti ch'elle erano conseguenze delle già conosciute, di
quello che ne le abbiano dedotte, e se ne sieno serviti, quantunque dopo
trovate, ne abbiano considerati e mostrati i rapporti ec. ec. ec. Esempio di
Pascal ec. {+Bacone aveva
già scoperto tante verità che fanno stupire i moderni più profondi e
illuminati. Ora egli scriveva nel tempo del rinascimento della filosofia,
anzi era quasi il primo filosofo moderno: e quindi il primo vide assai più
che non saprebbero vedere infiniti suoi successori, con tutti i lumi in
seguito acquistati.}
[1349,1] Qual è dunque la ragione per cui lo spirito umano,
ha trovate ne' due ultimi secoli, {tante} verità
profondissime, tanto ignote a tutti i passati? Dico la ragione principale,
giacchè quella che ho detta, benchè certo sia una ragione, non è però
principale, o certo non è universale. Ora trattandosi che fra tanti sommi
spiriti antichi nessuno si è pure accostato alle verità, che molti e certo
parecchi moderni hanno scoperto, o del tutto o massimamente da
1350 loro, bisogna trovarne delle ragioni universali,
cioè intere, e necessarie, e che spieghino tutto l'effetto. Io penso che sieno
queste.
[1350,1] 1. La differenza delle lingue, e la maggiore o minor
copia de' termini, maggiore o minor
precisione e universalità loro, e certezza di significato e stabilità. V. Sulzer, negli Opuscoli
interessanti di Milano, vol. 4. p. 65 - 70.
79 - 80. La maggiore o minor copia di parole esprimenti idee chiare ec. v.
ib. p. 53 - 54 p. 1205. Una delle grandi ragioni per
cui i greci negli studi astratti e profondi, (sì filosofici che gramatici ec.
ec. ec.) come in ogni altro genere di cognizioni andarono avanti a tutti gli
antichi, ai latini ec. io credo certo che sia la gran facilità che aveva la loro
lingua ad esprimere, ed esprimere precisamente le nuove cose, le nuove e
particolari idee di ciascuno. Facilità che si sperimenta anche oggi
nell'attingere da quella lingua a preferenza di ogni altra i nomi delle nuove o
più precise e sottili cose ed idee, e le intere nomenclature ec.
[1350,2] Per questa parte il tempo ha giovato certo alla
scoperta delle nuove verità, perchè le cognizioni influiscono sulla lingua, come
questa su
1351 quella. Ma ha giovato mediatamente, e io
vengo a dire, che i moderni inventori non si sono tanto giovati immediatamente
delle cognizioni già preparate, quanto di quella lingua che avevano, la quale a
differenza delle antiche, era sufficiente a fissare e determinare nella loro
mente le idee nuove che concepivano, a dichiararle, cioè renderle chiare,
costanti e non isfuggevoli ad essi stessi ec. ec.
[1351,1] 2. Le nuove nazioni che si son date al pensiero.
L'antica coltura fu tutta meridionale. Il settentrione anticamente non sapeva
ancora pensare, o non aveva tempo nè comodo, o se pensava, non iscriveva nè
comunicava, nè stabiliva e determinava i suoi pensieri colla scrittura. Il
settentrione, l'inghilterra, la
germania, patria del pensiero
*
(Staël), è nuovo e
moderno in quella filosofia ch'è pur fatta per lui. Nuovo e moderno perchè
quella stessa natura che lo rende sì proprio alle nozioni astratte, lo rende più
difficile e tardo alla civiltà. E per se stessa l'allontana tanto dalla
filosofia, quanto poi ve lo conduce coll'ajuto della coltura.
1352 Ma appena si diede alla filosofia, vi fece tali progressi, quali
il mezzogiorno in tanta maggior luce di civiltà e di
letteratura, non sognava ancora di fare. Bacone detto di sopra era inglese. Leibnizio tedesco. Newton,
Locke ec. La
Germania elevata assai dopo
l'inghilterra, cioè dopo Federico II. ad una universale e stabile letteratura,
è divenuta in un momento la sede della filosofia astratta. ec.
[1352,1] 3. E questa è la ragione principale. Differenza
naturale d'ingegno fra gli antichi e i moderni è assurdo il supporlo. Ma ben è
certissimo che le circostanze modificano gl'ingegni in maniera che li fanno
sembrare di diversa natura. Or quanto le moderne circostanze degli uomini, sì
fisiche, che morali, politiche ec. favoriscano la riflessione e la ragione, e
quanto le antiche circostanze giovando sommamente e promovendo l'immaginazione,
sfavorissero la profonda riflessione, l'ho già spiegato molte volte. Laonde io
dico che un uomo di genio il quale venti o più secoli fa si fosse trovato nelle
circostanze in cui si trova oggi il particolare, non ostante la differenza dei
lumi, e il minor numero delle cognizioni, avrebbe
1353
potuto arrivare da se stesso appresso a poco a quel punto a cui sono arrivati i
moderni filosofi e metafisici sommi, o se non altro accostarsi moltissimo a
quelle verità che gli antichi o non hanno pur travedute, o per difetto della
lingua ec. non hanno potuto determinare, nè comunicare altrui, nè fissare nella
stessa lor mente. Ma un tal uomo uomo in tali circostanze, si sarebbe
probabilmente formata anche una lingua sufficiente. ec. Questo è confermato dal
vedere 1. che tra gli antichi, in piccole differenze di tempi e di lumi, si
trovano grandissime differenze di pensare e di filosofia, {secondo le diverse circostanze.} Quanto è distante Tacito da Livio? Appena un secolo. Morì Livio l'anno 17. nacque Tacito secondo il Lipsio
(Vit.
Taciti) verso il 54. di Cristo, cioè 37 anni dopo. {+Quanto progresso potevano aver fatto le
cognizioni universali ec. e lo spirito umano generalmente, in sì poco
tempo?} Eppure qual differenza di profondità. Anzi si può dire che
Livio è il tipo del {genere} storico antico, Tacito del moderno. 2. che tra i
moderni si trovano pure le stesse differenze in un medesimo tempo ec. per
diverse circostanze di vita. Chi non sa che l'uomo, e l'ingegno, e i parti e i
frutti dell'ingegno, tutto è opera delle circostanze?
[1354,1]
1354 Da queste osservazioni deducete che siccome le
circostanze presenti sì favorevoli alla riflessione, e alla investigazione degli
astratti, non sono naturali, così la natura aveva ben provveduto anche allo
stato sociale dell'uomo, anche a quelle verità che dovevano giovare a questo
stato, e servirgli di base; verità ben note agli antichi, tanto meno profondi di
noi. Che giovano finalmente le verità astratte, quando anche in un eccesso di
metafisica, la mente umana non si smarrisse? Quanto erano più utili quelle
verità che io stabiliva circa la politica ec. di queste più metafisiche, alle
quali ora mi porta l'avanzamento, e il naturale andamento e assottigliamento
successivo del mio intelletto! Così che si può dire che la filosofia (intendendo
la morale ch'è la più, e forse la sola utile) era, quanto all'utilità, già
perfetta al tempo di Socrate che fu il primo filosofo delle nazioni ben conosciute; o
vogliamo dire al tempo di Salomone. Ed
ora benchè tanto avanzata, non è più perfetta, anzi meno, perchè soverchia, e
quindi corrotta anch'essa, corrotta anche la ragione, come la civiltà e la
natura.
1355 Corrotta, dico, per eccesso, come queste
ec. Giacchè la perfezione o imperfezione e corruzione, si deve misurare dal fine
di ciascheduna cosa, e non già assolutamente. (20. Luglio
1821.).