5. Gen. 1822.
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Alla p. 1136
fine. Fra le molte prove che si potrebbero addurre di ciò, cavate
dalla veramente profonda e non superficiale investigazione della più remota
antichità, v'è anche questa. Noi diciamo che lo spirito denso dei greci fu bene
spesso trasformato dai latini in una s. Ma il fatto
sta che gli antichissimi monumenti greci hanno essi medesimi il sigma, dove poi
si costumò di porre lo spirito denso, e forse anche in luogo del lene. V. Iscriz.
antiche illustrate dall'Ab. Gaetano Marini, p. 184. e soprattutto il
Lanzi, della lingua
Etrusca. Questo che cosa dimostra? dimostra secondo me,
che l'antichissima forma di quelle tali parole comuni {ab} antichissimo al greco e al latino, era infatti colla s in principio, e non collo spirito; che questo per
indole di loro pronunzia fu coll'andar del tempo sostituito dai greci parlatori,
e poi dagli scrittori, al sigma, e non viceversa la s
allo spirito dai latini; che per conseguenza la forma latina è più antica della
greca, la pronunzia cioè e la scrittura latina di tali parole; e che quindi in
esse i latini hanno conservato l'antichità e il primitivo più dei
2330 greci. V.
p. 2143. segg.
{2307-8,} ed altri miei passi su questo punto di
antichità. E quante altre simili osservazioni si potrebbono fare sulle
antichissime parole, proprietà, ortografie ec. delle due lingue: osservazioni le
quali mostrerebbero che quello che comunemente crediamo venuto dalla
grecia nel Lazio, o è tutto al
rovescio, o vien da origine comune; e che quelle differenze che in tali cose s'incontrano fra il greco
e il latino, e che da noi sono attribuite a corruzione sofferta da quelle parole
ec. passando nel Lazio, si debbono invece attribuire a
corruzione sofferta in Grecia; e nel
Lazio conservano la loro forma antichissima, e non
differiscono dalla greca, se non perchè questa s'è allontanata essa stessa dal
primitivo assai più della latina. (5. Gen. 1822.). {{V. p. 2351. fine. e 2384.}}