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2. Feb. 1822.

[2384,1]  Alla p. 2330. Altra prova. I nomi delle cose che sogliono esser denominate prima d'ogni ogni altra in qualsivoglia lingua, nel latino, se bene osserverete, sono o monosillabi, o tali che facilmente se ne scuopre una radice di non più che una sillaba. Segno evidente di conservata antichità, e questa remotissima e primitiva. Non così, o non sì spesso in greco, dove sovente i detti nomi non sono monosillabi, nè se ne può trarre una  2385 radice monosillaba. Dies ἡμέρα, vir ἀνήρ ec. {+ sol ἥλιος, lun-a σελήνη.} Forse non poche volte, se quella parola che nella grecità conosciuta è rimasta in uso, non è monosillaba, lo sarà però un'altra equivalente, che si trova solo in Omero, o ne più antichi {o ne' poeti,} o che si conosce per congettura; che in somma a' buoni e perfetti tempi della lingua greca era già disusata e antiquata almeno nel linguaggio comune. Ma questa medesima è un'altra prova anche più materiale che la lingua latina fosse più tenace della sua antichità. (2. Feb. 1822.).