14-15. Luglio. 1823.
[2962,1] Il fanciullo, il cieco nato che abbia
improvvisamente acquistato la vista, e tutti gli uomini di qualunque nazione,
tempo, costume, gusto, opinione, considera la gioventù come bella in se più
della vecchiezza. La gioventù quanto a se par bella a tutti assolutamente. Essa
è per tutti una qualità bella {+(sì {considerata} negli uomini che negli animali per la
più parte, e così nelle piante, e nel più delle specie che ne sono
partecipi)} ec. Questo consenso universale non prova punto che v'abbia
una qualità essenzialmente e assolutamente bella per se medesima, o necessaria
alla composizione del bello in nessun
2963 genere di
cose (giacchè la convenienza non è una qualità che componga il bello, una parte
che entri nella composizione del bello; ma il bello consiste in essa, essa è il
bello, e viceversa il bello è convenienza e non altro).
[2963,1] 1. La gioventù si chiama bella, come si chiama bello
un color vivo. Nè l'una nè l'altro meritano questo nome filosoficamente. La
bellezza loro non è convenienza: ma il bello filosofico non è altro che
convenienza. Quello che ci porta a chiamar bella la gioventù non è giudizio ma
inclinazione. Il piacere che deriva dalla vista della gioventù non si percepisce
per via del giudizio ma della inclinazione, e quindi non spetta alla bellezza.
Altrimenti gli uomini diranno che l'esser donna assolutamente è bellezza,
perch'essi veggono con più piacere una donna che un uomo. Ma le donne diranno al
contrario. Queste qualità non hanno a far niente col bello filosoficamente
definito. Esse spettano alla considerazione del piacere che nasce
dall'inclinazione,
2964 la quale può ben essere
universale in una specie, ed anche in tutte le specie, perchè può esser naturale
e innata. Le idee son quelle che non possono essere innate. E il piacere che
reca la vista della gioventù è una sensazione pura, non un'idea, nè deriva da
un'idea. Che ha dunque che fare col bello ideale? Questo non può essere {che} un'idea. Il caldo, il freddo, l'amaro, il dolce,
che niuno chiama belli nè brutti, appartengono alla categoria della gioventù.
L'effetto ch'essi producono nell'uomo o nell'animale, in quanto esso effetto è
attualmente piacevole o dispiacevole, non è idea ma sensazione. Dunque non è nè
bello nè brutto. Così nè più nè manco l'effetto che produce nell'uomo o
nell'animale la vista della gioventù. Il cieco nato adunque che vede per la
prima volta una persona giovane e trova la gioventù piacevole a vedere, non
prova l'effetto di niuna bellezza, ma di una qualità che la natura ha fatto
esser piacevole a vedere
2965 come il dolce a gustare.
{Egli non giudica allora ma sente.} Se dipoi sopra questa sensazione egli
fonda e forma un giudizio e un'idea, come gli uomini sempre fanno, questa è
venuta dalla sensazione, e non da un'idea innata, cioè da quella del bello che
si suppone ideale. Bensì quella sensazione, in quanto piacevole, è venuta da una
qualità innata e naturale in quel cieco, ma questa qualita[qualità] non è un'idea; essa è una inclinazione e
disposizione, nè deriva nè risiede nè spetta punto {{per
se}} all'intelletto. Nel quale, e non altrove, dovrebbe esistere e
risiedere il bello ideale, s'egli esistesse. {{E}}
nell'intelletto quindi debbono accadere gli effetti del {{vero}} bello veduto, e non altrove; e da esso derivarne le sensazioni.
Ma nel caso nostro accade il contrario. L'idea è cagionata nell'intelletto dalla
sensazione.
[2965,1] Così discorrere del fanciullo. Il quale neanche si
può così semplicemente dire che trovi piacevole a vedere la gioventù, appena, e
la prima volta ch'ei la vede; che gli paia, come si dice, bella assolutamente e per se, e più bella della
vecchiezza, al primo vederla.
2966 Ho notato altrove
pp. 1198-99
pp.
1750-52 quanto spesso una persona giovane gli paia, e sia da lui
espressamente giudicata bruttissima, e
una persona vecchia bellissima (ancorchè ella sia a tutti gli altri brutta,
eziandio per vecchia), e ciò per varie circostanze. E i sopraddetti effetti non
hanno luogo nel fanciullo, o non v'hanno luogo costantemente e sicuramente nè in
modo che non sia accidentale e di circostanza, se non dopo essersi sviluppata in
lui la inclinazione naturale verso la gioventù, massime in ordine agl'individui
della propria specie; il quale sviluppo, specialmente ne' paesi meridionali,
accade nel fanciullo assai presto, e molto prima ch'egli sia in grado ec. V. l'Alfieri nella sua Vita.
Accade, dico, almeno in parte. E anche circa il cieco nato che acquisti
improvvisamente il vedere, dubito molto che egli ne' primi momenti, e anche ne'
primi giorni, trovi assolutamente bello, come si dice, l'aspetto della
giovanezza per se medesimo, e più bello che quello della vecchiezza. ec. Del
resto il cieco nato, restando pur cieco, troverà certo più piacevole
2967 p. e. la voce giovanile che la senile, e tutte le
altre sensazioni che gli verranno da persone giovani, in parità di circostanze,
le troverà più piacevoli di quelle che gli verranno da persone vecchie; e l'idea
ch'egli concepirà della giovanezza, qualunque ella sia, sarà per lui più
piacevole, e, come si dice, più bella che la contraria, e piacevole e bella per
se medesima. Ma tutto ciò sarà effetto della inclinazione, e non derivato
originalmente dall'intelletto. ec.
[2967,1] 2. La gioventù non è necessaria alla composizione
del bello, neppur nelle specie nelle quali essa ha luogo. Essa ancora è una
qualità relativa, eziandio considerandola dentro i termini d'una medesima specie
di cose. P. e. parlando della specie umana, egli si dà un bel vecchio, niente
meno che un bel giovane. V'è la bellezza propria {del
bambino, del fanciullo,} della età matura, dell'età senile, della
decrepita ancora, niente manco che quella propria dell'età giovanile. (Vedi Senofonte cap. 4. §. 17. del Convito.) In molti
2968 casi la
giovanezza ripugnando alle altre qualità dell'oggetto, ovvero a tale o tal altra
circostanza estrinseca a lui relativa, ella non solamente non servirebbe a
comporre il bello, ma gli nuocerebbe, lo distruggerebbe, e produrrebbe a
dirittura il brutto, appunto in quanto giovanezza; di modo che quell'oggetto
sarebbe brutto espressamente perchè giovane, quel composto sarebbe brutto
precisamente in tanto in quanto la giovanezza v'avrebbe parte. P. e. gli antichi
rappresentavano gli Dei giovani. Tali erano le loro idee, e bene stava. Ma oggi
chi rappresentasse il Dio Padre coll'aspetto della gioventù, in vece della
vecchiezza, questa effigie, in quanto giovanile, sarebbe ella bella? No, anzi
brutta, appunto in quanto giovanile, e in quanto all'aspetto della giovanezza,
perchè le nostre idee {e l'uso nostro}
{+e le qualità che la nostra
immaginazione attribuisce a Dio Padre,} ripugnano a questa qualità.
Anche fra gli antichi una immagine, una statua giovanile di Giove regnante e fulminante,
sarebbe stata brutta in quanto giovanile. E forse che l'aspetto di Giove nelle
antiche immagini è brutto? Anzi bellissimo, ma non giovane.
2969 Nè perciò men bello di Apollo giovane, nè di Mercurio più giovane ancora, nè
di Amore
fanciullo. La giovanezza in questi tali casi cagionerebbe la bruttezza
perchè sarebbe sconveniente. Così fanno tutte l'altre qualità nello stesso caso
per la stessa ragione. Dunque la giovanezza come tutte l'altre qualità, e può
essere sconveniente, ed essendo, cagiona bruttezza. Dunque ella come tutte
l'altre non cagiona bellezza se non quando conviene. Dunque la gioventù non è
cagione nè parte di bellezza assolutamente nè per se, ma relativamente, e solo
in quanto ella conviene, e ciò considerandola eziandio in quelle sole spezie di
cose che possono parteciparne, e di più dentro i termini d'una medesima specie.
Dunque la gioventù, filosoficamente ed esattamente parlando, non appartiene
{{per se}} alla bellezza più di qualsivoglia altra
qualità; e, come tutte l'altre, è resa propria a formar la bellezza, non da
altro che da una cagione a lei estrinseca e diversa, {e per
se variabilissima e incostante,} cioè dalla
2970 convenienza. La quale ora ammettendo la gioventù, la rende
propria al detto uffizio, ora escludendola, ve la rende al tutto inabile.
[2970,1] Potrà dirsi che, se non altro la bellezza giovanile
è maggiore p. e. della senile. Potrei
rispondere ch'ella è più piacevole, ma non già maggior bellezza per se, non
essendo maggior convenienza. Il fatto però è questo. L'ordine universale della
natura, indipendentemente affatto dalla bellezza, porta che le forme e le
facoltà delle specie capaci di gioventù e di vecchiezza, si trovino nella
maggior pienezza conveniente alla rispettiva specie e nella maggior perfezione
relativa ad essa specie, nel tempo della gioventù perfetta di ciascuno
individuo. Quindi non assolutamente, ma relativamente all'ordine attuale della
natura, si può dir che p. e. la forma dell'uomo perfettamente giovane è più
perfetta di quella del vecchio, e la più perfetta di tutte quelle delle quali
l'uomo è capace. Laonde la bellezza della sua forma giovanile si potrà dir
maggiore di quella della senile.
2971 Ma questo maggiore è accidentale, e propriamente non appartiene
alla bellezza, ma a quel soggetto in cui ella si considera. Perocchè la forma
giovanile a cui essa bellezza appartiene, è per rispetto alla natura dell'uomo,
e non per rispetto al bello, più perfetta della senile. E quindi, a parlare
esattamente, nasce che la bellezza giovanile dell'uomo, non sia bellezza
maggiore della senile, ma appartenente ad una forma che è la più perfetta di cui
l'uomo sia capace, cioè alla giovanile. Onde la perfezione, e la maggior
perfezione, non è qui propria della bellezza, ma del soggetto a cui ella
appartiene accidentalmente, cioè della forma giovanile dell'uomo. E però la
forma giovanile non può per se entrare nella composizione di quel che si chiama
bello ideale; giacchè essa forma può ben essere il soggetto del bello (siccome
può anche non essere, e spessissimo non è), ma non è già esso bello, e la
bellezza non gli appartiene che accidentalmente, ed è del tutto
2972 estrinseca e diversa alla di lei natura. E
conchiudesi che la bellezza giovanile è bellezza relativamente alla forma
giovanile, ma non assolutamente, nè in quanto giovanile, dandosi bellezza
scompagnata dalla gioventù, anche nella medesima specie. Sicchè la bellezza
giovanile è come tutte l'altre relativa, e non assoluta. Relativa cioè alla
forma giovanile. Tanto è lungi che la gioventù sia per se stessa una qualità
bella, quando non è che il soggetto della bellezza, e può esserlo e non esserlo,
e la bellezza può stare in una medesima specie con e senza la giovanezza.
(14.-15. Luglio. 1823.).