20. Nov. 1820.
[341,1] Una grandissima e universalissima fonte di errori,
controsensi, oscurità, sviste, contraddizioni, dubbi, {confusioni} ec. negli scrittori e filosofi tanto antichi che
modernissimi, è il non aver considerata, e definita, e posta nelle basi del
sistema dell'uomo, la nemicizia scambievole della ragione e della natura. Posta
la quale, che è tanto evidente, e universale, si rischiarano, e determinano, e
risolvono infiniti misteri e problemi nell'ordine e composto delle cose umane.
Ma confondendo la ragione colla natura, il vero col bello, i progressi
dell'intelligenza coi progressi della felicità e col perfezionamento dell'uomo,
le nozioni e la natura dell'utile, il fine o scopo dell'intelligenza (ch'è la
verità) col fine e scopo vero dell'uomo e della natura sua ec. non si viene mai
a capo di diciferare il mistero dell'uomo, e di accordare le infinite
contraddizioni che par che s'incontrino in questa principalissima parte del
sistema universale, cioè in quella che riguarda la nostra specie. Il
combattimento della carne e dello spirito, dei sensi e della mente, notato già
dagli scrittori, massimamente religiosi, o non è sufficiente, o non e stato bene
inteso ed applicato,
342 ed esteso quanto doveva; o è
stato torto in senso contrario al giusto, e dedottene conseguenze della stessa
specie. ec. ec. ec. (20. Nov. 1820.).