Scrittura ingombra di lineette e di nuovi segni.
Writing cluttered with dashes and new signs.
975,23 977,1[975,3] La scrittura dev'essere scrittura e non algebra;
976 deve rappresentar le parole coi segni convenuti, e
l'esprimere e il suscitare le idee e i sentimenti, {ovvero i
pensieri e gli affetti dell'animo,} è ufficio delle parole così
rappresentate. Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti,
{di punti ammirativi doppi e tripli,} che so io?
Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le
idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le
cose colle parole, le vorremo dipingere o significare con segni, come fanno i
cinesi la cui scrittura non rappresenta le parole, ma le cose e le idee. {+Che altro è questo se non ritornare l'arte
{dello scrivere} all'infanzia?} Imparate
imparate l'arte dello stile, quell'arte che possedevano così bene i nostri
antichi, quell'arte che oggi è nella massima parte perduta, quell'arte che è
necessario possedere in tutta la sua profondità, in tutta la sua varietà, in
tutta la sua perfezione, chi vuole scrivere. E così obbligherete il lettore alla
sospensione, all'attenzione, alla meditazione, alla posatezza nel leggere, agli
affetti che occorreranno, ve l'obbligherete, dico, con le parole, e non coi
segnetti, nè collo spendere due pagine in quella scrittura che si potrebbe
contenere in una sola pagina, togliendo le lineette, e le divisioni ec. Che
maraviglia risulta da questa sorta d'imitazioni? Non consiste nella maraviglia
uno de' principalissimi pregi dell'imitazione, una
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delle somme cause del diletto ch'ella produce? Or dunque non è meglio che lo
scrittore volendo scrivere in questa maniera, si metta a fare il pittore? Non ha
sbagliato mestiere? non produrreb' egli molto meglio quegli effetti che vuol
produrre scrivendo così? Non c'è maraviglia, dove non c'è difficoltà. E che
difficoltà nell'imitare in questo modo? Che difficoltà nell'esprimere il
calpestio dei cavalli col trap trap trap, e il suono
de' campanelli col tin tin tin, come fanno i
romantici? (Bürger nell'Eleonora, B. Ital. tomo 8. p. 365.) Questa è
l'imitazione delle balie, e de' saltimbanchi, ed è tutt'una con quella che si fa
nella detta maniera di scrivere, e coi detti segni, sconosciutissimi, e con
ragione a tutti gli antichi e sommi. (22. Aprile. Giorno di Pasqua
1821.).
[977,1] Quanto più qualsivoglia imitazione trapassa i limiti
dello strumento che l'è destinato, e che la caratterizza e qualifica, tanto più esce della sua natura e proprietà,
e tanto più si scema la maraviglia, come se nella scultura che imita col marmo
s'introducessero gli occhi di vetro, o le parrucche invece delle chiome
scolpite. E così appunto si deve dire in ordine alla scrittura, la quale imita
colle parole, e non deve uscire del suo strumento. Massime se questi nuovi
strumenti son troppo facili e ovvi,
978 cosa contraria
alla dignità e alla maraviglia dell'imitazione, e che confonde la imitazione del
poeta o dell'artefice colla misera imitazione delle balie, de' mimi, de'
ciarlatani, delle scimie, e con quella imitazione che si fa tutto giorno o con
parole, o con gesti, o con lavori {triviali} di mano,
senza che alcuno si avvisi di maravigliarsene, o di crederla opera del genio, e
divina. (23. Aprile. 1821.).