Teologia, come abbia giovato lo spirito umano.
Theology, how it has benefited the human spirit.
1465,1 1467,1.2 1468,1[1465,1] Le pazze filosofie degli antichi, la stessa
scolastica, lasciando tutto il resto, hanno sommamente, e forse principalmente
giovato al progresso dello spirito umano, in che? riguardo ai nomi. Le profonde
meditazioni, le acutissime sofisticherie, il lambiccarsi il cervello, circa le
astrazioni, le qualità occulte, ed altri sogni, ci hanno dato la denominazione e
quindi la fissazione d'idee prime, elementari, secretissime, difficilissime
1466 a concepire, a definire, ad esprimere, ma tanto
necessarie, usuali ec. che senza tali nomi la filosofia non sarebbe ancor nulla.
Astratto, {e}
concreto, essenza, sostanza e accidente, e tali altri termini
d'ontologia, logica ec. Che sarebbe il pensiero dell'uomo s'egli non avesse idea
chiara di tali ripostissime, ma universalissime cose? e come l'avrebbe senza i
nomi? i quali dopo sì piene rivoluzioni della filosofia ec. sono e saranno pur
sempre in bocca de' filosofi. Ma certo la difficoltà d'inventarli è stata somma,
e tale che la filosofia moderna forse non ne sarebbe stata capace. E mentre le
{idee} più difficili a concepirsi chiaramente,
definirsi col pensiero, e nominarsi, sono le più elementari, certo è che la
filosofia qualunque, non potrà mai concepire nè significare idee più elementari
di queste. Utilissima per questo lato, è stata la stessa teologia, che ha
maggiormente diffuse e popolarizzate
tali parole, ed altre ne ha trovate, assuefacendo, ed affezionando, ed eccitando
lo spirito umano alle astrazioni, con tali stimoli,
1467 che nessun'altra disciplina avrebbe potuto altrettanto, nè verun'altra
circostanza come quella delle dispute teologiche, dove prendevano parte i
principi e le nazioni, e degli studi teologici che interessarono per sì lungo
tempo tutta la vita umana, e tutto lo stato del mondo civile. E quanto ho detto
altrove [pp. 641-43]
[pp. 1317-18] circa
l'utilità che si può cavare dal linguaggio scolastico de' filosofi ec. intendo
pur dirlo del teologico, d'ogni specie, dommatico, morale, scolastico, ec.
(7. Agos. 1821.).
[1468,1] La detta applicazione non credo che sia stata mai
fatta, almeno sufficientemente. Quando il Cartesio imprese la riforma della vecchia filosofia, dovette, secondo
la qualità di que' tempi (e pur troppo di tutti i tempi) entrare in guerra
aperta colle scuole d'allora: e il mondo avrebbe stimato ch'egli prevaricasse, o
desse indizio di povertà o fiacchezza, se avesse voluto servirsi più che tanto
del linguaggio de' suoi nemici. Così appoco appoco, prevalendo la nuova
dottrina, non più a causa della ragione, che della novità, e dismessa la vecchia
filosofia, nessuno ebbe cura bastante di cernere il buono dal cattivo, e
gittando questo, conservare o richiamar quello, massime circa il linguaggio. In
ordine alla teologia molto peggio. La teologia s'è abbandonata {+da chiunque ora influisce cogli studi
sullo spirito d'europa ec.} non per migliorarla
o rinnovarla, ma del tutto, come scienza vecchia, e
1469 quasi come l'alchimia. Ora quanto sia il numero degli scrittori e pensatori
teologici diversissimi di tempo, di paese, di lingua, di opinioni ancora e di
sistemi e di sette, e conseguentemente quanta debba esser la ricchezza del
linguaggio di questa scienza, linguaggio tutto astratto perchè la scienza è
tale, linguaggio che s'è tutto abbandonato e dimenticato insieme con lei,
facilmente si comprende. (8. Agos. 1821.).
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