29-30. Giugno 1823.
[2845,1] Vantano che la lingua tedesca è di tale e tanta
capacità e potenza, che non solo può, sempre che vuole, imitare lo stile e la
maniera di parlare o di scrivere usata da qualsivoglia nazione, da qualsivoglia
autore, in qualsivoglia possibile genere di discorso o di scrittura; non solo
può imitare qualsivoglia lingua; ma può effettivamente trasformarsi in
qualsivoglia lingua. Mi spiego. I tedeschi hanno traduzioni dal greco, dal
latino, dall'italiano, dall'inglese, dal francese, {dallo
spagnuolo,} d'Omero, dell'Ariosto, di Shakespeare, di Lope, di Calderon ec. le
quali non solamente conservano (secondo che si dice) il carattere dell'autore e
del suo stile tutto intero, non solamente imitano, esprimono, rappresentano il
genio e l'indole della rispettiva lingua, ma rispondono verso per verso, parola
per parola, sillaba per sillaba, ai versi, alle costruzioni, all'ordine preciso
2846 delle parole, {al numero
delle medesime, al metro, {al numero e} al ritmo di
ciascun verso, membro di periodo,} all'armonia {imitativa,} alle cadenze, a tutte le possibili qualità estrinseche
come intrinseche, che si ritrovano nell'originale; di cui per conseguenza elle
non sono imitazioni, ma copie così compagne com'è la copia d'un quadro di tela
fatta in tavola, o d'una pittura a fresco fatta a olio, o la copia d'una pittura
fatta in mosaico, o tutt'al più in rame {inciso,} colle
medesimissime dimensioni del quadro.
[2846,1] Se questo è, che certo non si può negare, resta
solamente che {si} spieghi con dire che la lingua
tedesca non ha carattere proprio, o che il suo proprio carattere si è di non
averne alcuno, oltre i cui limiti non possa passare, il che viene a dir lo
stesso. Che una lingua per ricca, {{varia,}} libera,
vasta, potente, pieghevole, {docile,} duttilissima
ch'ella sia, possa ricevere, non solo l'impronta di altre lingue, ma per così
dir, tutte intiere in se stessa tutte le altre lingue; ch'ella si rida della
libertà, della infinita moltiplicità, della immensità della lingua greca, e dopo
averla tutta abbracciata, ed ingoiatone tutte le innumerabili forme, ella si
trovi ancora tanta capacità come per lo innanzi, e possa ricevere e riceva,
sempre che vuole, tutte le forme
2847 delle lingue le
più inconciliabili colla stessa greca (che con tante si concilia) e fra loro;
delle lingue teutoniche, slave, orientali, americane, indiane; questo, dico, non
può umanamente accadere, se non in una lingua che non abbia carattere; non è
accaduto alla greca ch'è stata ed è la più libera, vasta e potente e la più
diversissimamente adattabile di tutte le lingue formate che si conoscono; non è
accaduto e non accade, che si sia mai saputo o si sappia a
nessun[nessun'] altra lingua perfetta di
questo mondo.
[2847,1] Io determino il mio ragionamento così. Ogni nazione
ha un suo carattere proprio e distinto da quello di tutte le altre, come lo ha
ciascuno individuo, e tale che niun altro individuo se gli troverà mai
perfettamente uguale. Ogni lingua perfetta è la più viva, la più fedele, la più
totale imagine e storia del carattere della nazione che la parla, e quanto più
{ella} è perfetta tanto più esattamente e
compiutamente rappresenta il carattere nazionale. Ciascun passo della lingua
verso la sua perfezione, è un passo verso la sua {intera} conformazione col carattere de' nazionali. Ora domando io: i
tedeschi non
2848 hanno carattere nazionale? certo che
l'hanno. Forse non ancora sviluppato, di modo ch'essendo tuttavia informe, è
capace d'ogni configurazione, e non ben si distingue da quello degli altri
popoli? anzi sviluppatissimo, perchè la civiltà loro è già in un alto grado.
Forse così vario, così sfuggevole, così pieghevole, così adattabile ad ogni
sorta di qualità, ch'esso abbracci tutti i caratteri delle altre nazioni, e a
tutti questi si possa conformare? tutto l'opposto, perchè il carattere della
nazione tedesca è benissimo marcato, e così costante, che forse il suo difetto è
di piegare alla roideur, a una certa rigidezza e
durezza, e di mancare un poco troppo di mollezza e pieghevolezza. Ma quando
anche fosse appunto il contrario (come sarebbe fino a un certo segno
negl'italiani), a me basterebbe che la nazion tedesca avesse pure un qualunque
carattere, che offrisse abbastanza tratti di distinzione per non poterlo
confondere con un altro, e molto meno con qualsivoglia altro. Or dunque se la
nazione tedesca ha un carattere {proprio,} se essendo
civile non può non averlo, se tutte le nazioni civili lo hanno e non possono
mancarne,
2849 la lingua tedesca, s'ella è formata, e
più, s'ella è perfetta, dev'essere una fedelissima e completa immagine di questo
carattere, e per conseguenza avere anch'essa un carattere, e determinato e
costante, e tale che non si possa confondere con quello di un'altra lingua, nè
ella possa ammettere il carattere di un'altra lingua, ancorchè simile a lei, nè,
molto meno, scambiare il suo proprio carattere con questo. Ma la lingua tedesca
senza far violenza alcuna a se stessa, ammette le costruzioni, le forme, le
frasi, l'armonia, non solo delle lingue affini, non solo delle settentrionali,
ma delle più aliene, ma delle antichissime, delle meridionali, delle formate e
delle informi, di quelle che appartengono a nazioni per costumi, per opinioni,
{per governi, per costituzione corporale,} per
climi, per leggi eterne della natura disparatissime, ed eziandio contrarissime
al carattere proprio e costantissimo e certissimo della nazion tedesca, in somma
di tutte le possibili lingue passate e presenti, e per così dir future. Dunque
la lingua tedesca non è formata, non è determinata, e molto meno, perfetta.
[2849,1] Parlando dell'adattabilità, {o
pieghevolezza, e della} varietà e libertà
2850 di una lingua, bisogna distinguere l'imitare dall'agguagliare, o rifare, le
cose dalle parole. Una lingua perfettamente pieghevole, varia, ricca e libera,
può imitare il genio e lo spirito di qualsivoglia altra lingua, e di qualunque
autore di essa, può emularne e rappresentarne tutte le varie proprietà
intrinseche, può adattarsi a qualunque genere di scrittura, e variar sempre di
modo, secondo la varietà d'essi generi, e delle lingue {e
degli} autori che imita. Questo fra tutte le lingue perfette antiche e
moderne potè sovranamente fare la lingua greca, e questo fra le lingue vive può,
secondo me, sovranamente la lingua italiana. Perciò io dico che questa e quella
sono piuttosto ciascuna un aggregato di più lingue che una lingua, non volendo
dire ch'elle non abbiano un carattere proprio, ma un carattere composto e capace
di tanti modi quanti lor piaccia. Questo è imitare, come chi ritrae dal naturale
nel marmo, non mutando la natura del marmo in quella dell'oggetto imitato; non è
copiare nè rifare, come chi da una figura di cera ne ritrae un'altra tutta
2851 compagna, pur di cera. Quella è operazione
pregevole, anche per la difficoltà d'assimulare un oggetto in una materia di
tutt'altra natura; questa è bassa e triviale per la molta facilità, che toglie
la maraviglia; e in punto di lingua è dannoso, perchè si oppone alla forma e
natura ed essenza propria ch'ella o ha o dovrebbe avere. Imitando in quel modo
s'imitano le cose, cioè lo spirito ec. delle lingue, degli autori, dei generi di
scrittura; imitando alla tedesca s'imitano le parole, cioè le forme materiali,
le costruzioni, l'ordine de' vocaboli di un'altra lingua (il che una lingua
perfetta, anzi pure formata, non dee mai poter fare, nè può per natura fare); e
probabilmente s'imitano queste, e non le cose; cioè non s'arriva ad esprimer
l'indole, la forza, la qualità, il genio della lingua e dell'autore originale
(benchè pretendano di sì), appunto perchè in un'altra e diversissima lingua se
ne imitano anzi copiano le parole: e mad.
di Staël ancora è di questo sentimento in un passo che ho recato
altrove della prima lettera alla Biblioteca Italiana, 1816. n.o 1.
[p.
962]
[p.
94].
[2852,1]
2852 Una traduzione in lingua greca fatta alla maniera
tedesca, una traduzione dove non s'imita, ma si copia, o vogliamo dire s'imitano
le parole, dovendosi nelle traduzioni imitar solo le cose, si è quella de' libri sacri fatti da' Settanta. Ora la
medesima lingua greca, quella così immensamente pieghevole e libera, nondimeno,
percioch'ella è pur lingua formata e perfetta, riesce in quella traduzione
(fatta certo in antico e buon tempo) affatto barbara e ripugnante a se stessa, e
non greca; e di più, quantunque noi non possiamo per la lontananza de' tempi, e
la scarsezza delle notizie grammaticali ec. e la diversità de' costumi e
dell'indole, neppur leggendo gli originali ebraici, pienamente giudicare e
sentir qual sia il {proprio} gusto de' medesimi, e il
{vero} genio di quella lingua, nondimeno possiamo
ben esser certissimi che questo gusto e questo genio non è per niente
rappresentato dalla version de' Settanta, che non è quello che noi vi sentiamo
leggendola, che non ve lo sentirono i greci contemporanei o posteriori, e
ch'ella in somma fu ben lontana dal fare ne' greci lo stesso effetto, nè di gran
lunga simile, neppure analogo a
2853 quello che
facevano ne' lettori ebrei gli originali. {#1. Seppure però la lingua ebraica ha genio, o altra indole come quella di
non averne veruna. E certo la lingua ebraica per essere informe, può forse
esser bene rappresentata e imitata con una traduzione in qualsivoglia
lingua, che per esser troppo esatta sia anch'essa informe. Il che non
accaderebbe in verun caso. Vedi la pag. 2909. 2910 fine -
2913. Vedi anche una giunta a questa pagina nella p. 2913.} Ch'è appunto il
fine che dovrebbero avere le traduzioni, e che i tedeschi pretendono di
pienamente e squisitamente conseguire col loro metodo. Aggiungasi dopo tutto ciò
che la traduzione de' Settanta, barbara per
troppa conformità estrinseca coll'originale, non le è di gran lunga così
scrupolosamente e onninamente conforme, come le vantate traduzioni tedesche agli
originali loro.
[2853,1] Una lingua perfetta che sia pienamente libera ec.
colle altre qualità dette di sopra, contiene in se stessa, per dir così, tutte
le lingue virtualmente, ma non mica può mai contenerne neppur una
sostanzialmente. Ella ha quello che equivale a ciò che le altre hanno, ma non
già quello stesso precisamente che le altre hanno. Ella può dunque colle sue
forme rappresentare e imitare l'andamento dell'altre, restando però sempre la
stessa, e sempre una, e conservando il suo carattere ben distinto da tutte; non
già assumere l'altrui forme per contraffare l'altrui andamento; dividendosi e moltiplicandosi in mille
lingue, e mutando a
2854 ogni momento faccia e
fisonomia per modo che o non si possa mai sapere e determinare qual sia la sua
propria, o di questa non si possa mai fare alcuno argomento da quelle ch'ella
assume, nè in queste raffigurarla.
[2854,1] Ella è cosa più che certa e conosciuta che i popoli
meridionali differiscono per tratti essenzialissimi e decisivi di carattere da'
popoli settentrionali, e gli antichi da' moderni, per non dire delle altre
secondarie suddivisioni e suddifferenze nazionali caratteristiche. Ella è cosa
ugualmente inconcussa che il carattere di ciascuna lingua perfetta si è
precisamente quello della nazione che la parla, e viceversa. La stessa verità è
indubitata e universale intorno alla letteratura. Or dunque che una lingua
settentrionale possa senza menomamente violentarsi nè differir da se stessa, non
solo imitare, {{anzi copiare,}} il carattere, ma
assumere indifferentemente le forme, l'ordine, le costruzioni, le frasi,
l'armonia di qualunque lingua meridionale come di qualunque settentrionale, che
una lingua moderna possa altresì lo stesso indifferentemente con qualunque
lingua antica
2855 siccome con qualunque moderna;
questo in rerum natura, e se i principii della logica
universale vagliono qualche cosa ne' casi particolari, è impossibile quando
questa lingua sia veramente formata e determinata, e molto più nella
supposizione che sia perfetta. Questo medesimo oltre di ciò, secondo tutte le
regole e teorie speculative della letteratura, secondo tutti gl'insegnamenti
dati finora dall'osservazione e dall'esperienza in queste materie, è
contraddittorio in se stesso, non essendo possibile che una tal lingua
contraffacendo esattamente le forme, e frasi proprie e speciali d'un'altra
lingua caratteristicamente diversa, ne rappresenti il genio e il carattere, e ne
conservi lo spirito; essendosi sempre veduto ne' casi particolari, e confermato
colle ragioni speculative generali, che da tal causa risulta contrario effetto,
e contrario totalmente, anche trattandosi di lingue affini, e somiglianti di
carattere. Ma lasciando questo, e tornando alla prima impossibilità, dico che il
carattere proprio di una lingua, è sempre per sua natura esclusivo degli altri
caratteri, siccome lo è quello
2856 di una nazione,
quando sia formato e completo; che quello ch'è impossibile alla nazione è
impossile[impossibile] alla lingua; che se
la nazion tedesca non può assumere per natura il preciso e proprio carattere de'
francesi, se non può assumerne i costumi e le maniere senza nuocere al carattere
nazionale, senza guastarsi, senza rendersi affettata, e dimostrarsi composta di
parti contraddittorie, e produrre il senso della sconvenienza, dello sforzo,
della violenza fatta alla propria natura, così la lingua tedesca, s'ella ha già
forma propria e certa, s'ella ha carattere, s'ella è perfetta, non può {per natura} contraffare e ricopiare il carattere delle
altre lingue, non può senza gl'inconvenienti sopraccennati e anche maggiori,
rinunziando alle forme proprie, assumere nelle traduzioni le forme delle lingue
straniere.
[2856,1] Astraendo da tutto questo, dico che in una lingua la
quale abbia pienamente questa facoltà, le traduzioni di quel genere che i
tedeschi vantano, meritano poca lode. Esse dimostrano che la lingua tedesca,
2857 come una cera o una pasta informe e tenera, è
disposta a ricevere tutte le figure e tutte le impronte che se le vogliono dare.
Applicatele le forme di una lingua straniera qualunque, e di un autore
qualunque. La lingua tedesca le riceve, e la traduzione è fatta. Quest'opera non
è gran lode al traduttore, perchè non ha nulla di maraviglioso; perchè nè la
preparazione della pasta, nè la fattura della stampa {ch'egli
vi applica,} appartiene a lui, il quale per conseguenza non è che un
operaio servile e meccanico; perchè dov'è troppa facilità quivi non è luogo
all'arte, nè il pregio dell'imitazione consiste nell'uguaglianza, ma nella
simiglianza, nè tanto è maggiore quanto l'imitante più s'accosta all'imitato, ma
quanto più vi s'accosta secondo la qualità della materia in cui s'imita, quanto
questa materia è più degna; e quel ch'è più, quanto v'ha più di creazione
nell'imitazione, cioè quanto più v'ha di creato dall'artefice nella somiglianza
che il nuovo oggetto ha coll'imitato, {ossia} quanto
questa somiglianza vien più dall'artefice che dalla materia, ed è più nell'
2858 arte che in essa materia, e più si deve al genio
che alle circostanze esteriori. Neanche una tal opera può molto giovare alla
lingua, nè servire ad arricchirla, o a variarla, o a formarla e determinarla, sì
perch'ella dee perdere queste impronte e queste forme colla stessa facilità con
cui le riceve e per la ragione stessa per cui così facilmente le riceve; sì
perchè queste nella loro moltiplicità nocciono l'una all'altra, si scancellano e
distruggono scambievolmente, e impediscono l'una all'altra l'immedesimarsi
durabilmente e connaturarsi colla favella; sì perchè questa moltiplicità
immoderata è incompatibile con quella tal quale unità di carattere che dee pur
avere una favella ancorchè immensa, massime ch'elle sono diversissime l'une
dall'altre, o ripugnano scambievolmente; sì perchè gran parte di queste forme o
impronte essendo alienissime o affatto contrarie al carattere nazionale de'
tedeschi, e a quello della loro letteratura, non possono se non nuocere alla
lingua, e guastarla, o impedire o ritardare ch'ella prenda e fortemente
2859 abbracci e ritenga quella sola forma e carattere
che le può convenire, cioè quella che sia conforme al carattere della nazione e
della nazionale letteratura, senza la qual forma perfettamente determinata, e da
lei perfettamente ricevuta per costantemente conservarla, essa lingua non sarà
mai compiuta e perfetta.
[2859,1] Conchiudo che se i traduttori tedeschi (grandissimi
letterati e dottissimi, e spesso uomini di genio) fanno {{veramente}} quegli effetti che ho ragionati nel principio di questo
pensiero, il che pienamente credo quanto alle cose che appartengono
all'estrinseco; se con ciò non fanno alcuna violenza alla lingua, nel che credo
assai ma assai meno di quel che si dice; se in somma la lingua tedesca, quanto
alle qualità sopra discusse, è tale quale si ragiona, nel che non so che mi
credere; la lingua tedesca, come applicata assai tardi alla letteratura, e come
appunto vastissima e immensamente varia, sì per l'antichità della sua origine,
sì per la moltitudine degl'individui, e diversità de' popoli che la parlano, non
è ancora nè perfetta, nè formata e sufficientemente
2860 determinata; ch'ella è ancor troppo molle per troppa freschezza; ch'ella col
tempo e forse presto (per l'immenso ardore, {attività}
e infaticabilità letteraria di quella nazione) acquisterà quella sodezza e
certezza che conviene a ciascuna lingua, e quella particolar forma e determinato
{e stabil} carattere e proprietà, e quel genere di
perfezione che conviene a lei, con quel tanto di unità caratteristica ch'è
inseparabile dalla perfezione di qualunque lingua, siccome di qualunque nazione,
e forse di qualunque cosa, se non altro, umana; che allora ella potrà essere e
sarà liberissima, vastissima, ricchissima, potentissima, pieghevolissima,
capacissima, immensa, e immensamente varia, pari in queste qualità astrattamente
considerate, e superiore eziandio, se si vuole e se è possibile, non che
all'italiana ma alla stessa lingua greca, ma non per tanto ella non avrà o non
conserverà per niun modo quelle facoltà stravaganti e senza esempio, divisate di
sopra; e quelle traduzioni ora lodate e celebrate piuttosto, cred'io, per gusto
matematico che letterario, piuttosto come curiosità che come opere di genio,
2861 piuttosto come un panorama o un simulacro
anatomico o un automa, che come una statua di Canova, piuttosto misurandole col compasso, che assaporandole e
gustandole e paragonandole agli originali col palato, quelle traduzioni, dico,
parranno ai tedeschi non tedesche, e nel tempo stesso non capaci di dare alla
nazioni[nazione] la vera idea degli
originali, aliene dalla lingua, e proprie di un'epoca d'imperfezione, e immaturità. (29 - 30. Giugno
1823.).