Arte e Natura. Loro forza e valore in letteratura, in galanteria ec. ec. paragonato.
Art and Nature. Comparison of their force and value in literature, in gallantry, etc.
Vedi Natura e Fortuna. See Nature and Fortune. 2568,1Ogni altro pregio dello stile si potrà aver dalla natura; la chiarezza e la naturalezza dalla sola arte.
Every other merit in style can be received from nature, but clarity and naturalness come from art alone.
3047,1 3050,1[2568,1] Tutto è arte, e tutto fa l'arte fra gli uomini.
Galanteria, commercio civile, cura de' propri negozi o degli altrui, carriere
pubbliche, amministrazione politica interiore ed esteriore, letteratura; in
tutte queste
2569 cose, e s'altre ve ne sono, riesce
meglio chi v'adopra più arte. In letteratura, (lasciando stare quel che spetta
alla politica letteraria, e al modo di governarsi col mondo letterato) colui che
scrive con più arte i suoi pensieri, è sempre quello che trionfa, e che meglio
arriva all'immortalità, sieno pure i suoi pensieri di poco conto, e sieno pure
importantissimi e originalissimi quelli d'un altro che non abbia sufficiente
arte nello scrivere: il quale non riuscirà mai a farsi nome, e ad esser letto
con piacere, e nemmeno a far valutare, e pigliare in considerazione e studio i
suoi pensieri. La natura ha certamente la sua parte, e la sua gran forza; ma
quanta sia la parte e la forza della natura in tutte queste cose,
rispettivamente a quella dell'arte, mi pare che dopo le gran dispute che se ne
son fatte, si possa determinare in questo modo, e precisare
2570 in questi termini. Supposto in due persone ugual grado d'arte,
quella ch'è superiore per natura, riesce certamente meglio dell'{altra} nelle sue imprese. Datemi due persone che
sappiano ugualmente scrivere. Quella che ha più genio, sicuramente trionfa nel
giudizio de' posteri e della verità. Datemi due galanti egualmente bravi nel
mestier loro. Quello ch'è più bello {+(in
parità d'altre circostanze, come ricchezza, fortuna d'ogni genere, comodità
ed occasioni particolari ec.)} soverchia sicuramente l'altro. Ma
ponete un uomo bellissimo senz'arte di trattar le donne; un gran genio senza
scienza o pratica dello scrivere; e dall'altra parte un bruttissimo bene
ammaestrato e pratico della galanteria, un uomo freddissimo bene istruito ed
esercitato nella maniera d'esporre i propri pensieri, questi due si godranno le
donne e la gloria, e quegli altri due staranno indubitatamente a vedere. Dal che
si deduce che in ultima
2571 analisi la forza dell'arte
nelle cose umane è maggiore assai che non è quella della natura. Lucano era forse maggior genio di Virgilio, nè perciò resta che sia stato
maggior poeta, e riuscito meglio nella sua impresa; anzi che veruno lo stimi
nemmeno paragonabile a Virgilio.
[3047,1] La forza, l'originalità, l'abbondanza, la sublimità,
ed anche la nobiltà dello stile possono, certo in gran parte, venire dalla
natura, dall'ingegno dall'educazione, o col favore di queste acquistarsene {{in breve}} l'abito, ed acquistato, senza grandissima
fatica metterlo in opera. La chiarezza e (massime a' dì nostri) la semplicità
(intendo quella ch'è quasi uno colla naturalezza {e il
contrario dell'affettazione sensibile,} di qualunque genere ella sia, ed in qualsivoglia
materia e stile e composizione, come ho spiegato altrove pp. 1411. sgg. ), la chiarezza e la
semplicità (e quindi eziandio la grazia che senza di queste non può stare, e che
in esse per gran parte e ben sovente consiste), la chiarezza, dico, e la
semplicità, quei pregi fondamentali d'ogni qualunque scrittura, quelle qualità
indispensabili anzi di primissima necessità, senza cui gli altri pregi a nulla
valgono, e colle quali niuna scrittura, benchè niun'altra dote abbia, è mai
dispregevole, sono tutta e per tutto opera {{dono ed
effetto}} dell'
3048 arte. Le qualità dove
l'arte dee meno apparire, che paiono le più naturali, che debbono infatti parere
le più spontanee, che paiono le più facili, che debbono altresì parer conseguite
con somma facilità, l'una delle quali si può dir che appunto consista nel
nascondere intieramente l'arte, e nella niuna apparenza d'artifizioso e di
travagliato; esse sono appunto le figlie dell'arte sola, quelle che non si
conseguono mai se non collo studio, le più difficili ad acquistarne l'abito, le
ultime che si conseguiscano, e tali che acquistatone l'abito, non si può
tuttavia mai senza grandissima fatica metterlo in atto. Ogni minima negligenza
dello scrittore nel comporre, toglie al suo scrivere, in quanto ella si estende,
la semplicità e la chiarezza, perchè queste non sono mai altro che il frutto
dell'arte, siccome abituale, così ancora attuale; perchè la natura non le
insegna mai, non le dona ad alcuno; perchè non è possibile
ch'ella[elle] vengano mai da se, chi non le
cerca, nè che veruna parte
3049 di veruna scrittura
riesca mai chiara nè semplice per altro che per espresso {artifizio} e diligenza posta dallo scrittore a farla riuscir tale. E
togliendo immancabilmente la chiarezza e la semplicità, ogni minima negligenza
dello scrittore inevitabilmente danneggia, e in quella tal parte distrugge sì la
bellezza sì la bontà di qualsivoglia scrittura. Perocchè la semplicità e la
chiarezza sono {{parti}} così fondamentali ed essenziali
della bellezza e bontà degli scritti, ch'elle debbono esser continue, nè mai per
niuna ragione (se non per ischerzo o cosa tale) elle non debbono essere
intermesse, nè mancare a veruna, benchè piccola, parte del componimento. La
forza, la sublimità, l'abbondanza o la brevità e rapidità, lo splendore, la
nobiltà medesima, si possono, anzi ben sovente si debbono intermettere nella
scrittura; elle possono, anzi debbono avere quando il più quando il meno, sì
dentro una medesima, come in diverse composizioni e generi; elle possono esser
differenti da se medesime, secondo le scritture, e le parti e circostanze
3050 e occasioni di queste, anzi elle {nè deggiono nè} possono altrimenti. Ma la chiarezza e la
semplicità non denno aver mai nè il più nè il meno; in qualsivoglia genere di
scrittura, in qualsivoglia stile, in qualsivoglia parte di qualsiasi
componimento, elle, non solo non hanno a mancar mai pur un attimo, ma denno
sempre e dovunque e appresso ogni scrittore esser le medesime in quanto a se
(benchè con diversi mezzi si possono proccurare, e dar loro diversi aspetti e
diverse circostanze), sempre della medesima quantità, per così dire, e sempre
uguali a se stesse nell'esser di chiarezza e semplicità, e nell'intensione di
questo essere. (26. Luglio. 1823. dì di Sant'Anna.).
[3050,1] È ben difficile scrivere in fretta con chiarezza e
semplicità; più difficile che con efficacia veemenza, copia, ed anche con
magnificenza di stile. Nondimeno la fretta può stare colla diligenza. La
semplicità e chiarezza {se} può star colla fretta, non
può certo star colla negligenza. È bellissima nelle scritture un'apparenza di
trascuratezza, di sprezzatura, un abbandono, una quasi noncuranza.
3051 Questa è una delle specie della semplicità. Anzi
la semplicità più o meno è sempre un'apparenza di sprezzatura (benchè per le
diverse qualità ch'ella può avere, non sempre ella produca nel lettore il
sentimento di questa sprezzatura come principale e caratteristico) perocch'ella
{sempre} consiste nel nascondere affatto l'arte, la
fatica, e la ricercatezza. Ma la detta apparenza non nasce mai dalla vera
trascuratezza, anzi per lo contrario da moltissima e continua cura e artifizio e
studio. Quando la negligenza è vera, il senso che si prova nel legger lo
scritto, è quello dello stento, della fatica, dell'arte, della ricercatezza,
della difficoltà. Perocchè la facilità che si dee sentir nelle scritture è la
qualità più difficile ad esser loro comunicata. Nè senza stento grandissimo si
consegue nè l'abito nè l'atto di comunicarla loro. (27. Luglio.
1823.).
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