[252,1] Alla tirannia fondata sopra l'assoluta barbarie,
superstizione, e intera bestialità de' sudditi, giova l'ignoranza, e nuoce
definitivamente e mortalmente l'introduzione dei lumi. Perciò Maometto, con buona ragione proibì gli studi. Alle
tirannie esercitate sopra popoli inciviliti fino a un certo punto, fino a quel
mezzo, nel quale consiste la vera perfezione dell'incivilimento e della natura,
l'incremento e propagazione dei lumi, delle arti, mestieri, lusso ec. non
solamente non pregiudica, ma giova sommamente, anzi assicura e consolida la
tirannia, perchè i sudditi da quello stato di mediocre incivilimento che lascia
la natura ancor libera, e le illusioni, e il coraggio, e l'amor di gloria e di
patria, e gli altri eccitamenti alle grandi azioni, passa all'egoismo,
all'oziosità riguardo all'operare, all'inattività, alla corruttela, alla
freddezza, alla mollezza ec. La sola natura è madre della grandezza e del
disordine. La ragione tutto all'opposto. La tirannia non è mai sicura se non
quando il popolo non è capace di grandi azioni. Di queste non può esser capace
per ragione, ma per natura. Augusto,
Luigi 14. ed altri tali mostrano di
aver bene inteso queste verità. (28. 7.bre 1820.).
[274,1]
Alla p. 252
capoverso 1. Vedi in questo proposito la p. 114. pensiero ultimo, e considera la gran
contrarietà di Catone ai progressi
dello studio presso i Romani, i quali sono un vivissimo esempio di quello ch'io
dico, cioè dell'esser gli studi, tanto ameni quanto seri e filosofici,
favorevolissimi alla tirannia. V. anche Montesquieu
Grandeur etc. ch. 10. principio.
Certo la profonda filosofia di Seneca,
di Lucano, di Trasea Peto, di Erennio Senecione, di Elvidio
Prisco, di Aruleno Rustico,
di Tacito ec. non
impedì la tirannia, anzi laddove i Romani erano stati liberi senza filosofi,
quando n'ebbero in buon numero, e così profondi come questi, e come non ne
avevano avuti mai, furono schiavi. E come giovano tali studi alla tirannia,
sebbene paiano suoi nemici, così scambievolmente la
275
tirannia giova loro, 1. perchè il tiranno ama e proccura che il popolo si
diverta, o pensi (quando non si possa impedire) in vece che operi, 2. perchè
l'inoperosità del suddito lo conduce naturalmente alla vita del pensiero,
mancando quella dell'azione, 3. perchè l'uomo snervato e ammollito è più capace
e più voglioso o di pensare, o di spassarsi coll'amenità ec. degli studi
eleganti, che di operare, 4. perchè il peso, la infelicità, la monotonia, il sombre della tirannia fomenta e introduce la
riflessione, la profondità del pensare, la sensibilità, lo scriver malinconico;
l'eloquenza non più viva ed energica, ma lugubre, profonda, filosofica ec. 5.
perchè la mancanza delle vive e grandi illusioni spegnendo l'immaginazione lieta
aerea brillante e insomma naturale come l'antica, introduce la considerazione
del vero, la cognizione della realtà delle cose, la meditazione ec. e dà anche
luogo all'immaginazione tetra astratta metafisica, e derivante più dalle verità,
dalla filosofia, dalla ragione, che dalla natura, e dalle vaghe idee proprie
naturalmente della immaginazione primitiva. Come è quella de' settentrionali,
massime oggidì, fra' quali la poca vita della natura, dà luogo all'immaginativa
fondata sul pensiero,
276 sulla metafisica, sulle
astrazioni, sulla filosofia, sulle scienze, sulla cognizione delle cose, sui
dati esatti ec. Immaginativa che ha piuttosto che fare colla matematica sublime
che colla poesia. (14. 8.bre 1820.).
[314,1]
314
Alla p. 252.
La Spagna è una prova e un esempio vivo e presente di
quello ch'io dico. Nella Spagna barbara di barbarie non
primitiva ma corrotta per la superstizione, la decadenza da uno stato molto più
florido, civile, colto e potente, gli avanzi de' costumi moreschi ec. nella
Spagna, dico, l'ignoranza sosteneva la tirannia.
Questa dunque doveva cadere ai primi lampi di una certa filosofia, derivati
dall'invasione e dimora de' francesi, e dalla rivoluzione del mondo. L'ignoranza
è come il gelo che assopisce i semi e gl'impedisce di germogliare, ma non gli
uccide, come l'incivilimento, e passato l'inverno, quei semi germogliano alla
primavera. Così è accaduto nella Spagna, dove quel
popolo, tornato quasi vergine ha sentito le scosse dell'entusiasmo, e l'avea già
dimostrato nell'ultima guerra. E perciò s'è veduto quivi il contrario delle
altre nazioni, come osserva l'autore del
Manuscrit venu de
S.te Hélène, cioè che lo spirito rivoluzionario
esisteva solamente in quelli che pel loro stato erano più colti, preti, frati,
nobili, tutti quelli che nella rivoluzione non aveano che a perdere:
315 perchè il torpore della nazione non derivava da
eccesso d'incivilimento, ma da difetto; e i pochi colti, probabilmente non lo
erano all'eccesso, come altrove, ma quanto basta e conviene, e non più. Quando
la Spagna sarà bene incivilita ricadrà sotto la tirannia,
sostenuta non più dall'ignoranza, ma per lo contrario dall'eccesso del sapere,
dalla freddezza della ragione, dall'egoismo filosofico, dalla mollezza, dal
genio per le arti e gli studi pacifici. E questa tirannia sarà tanto più
durevole quanto più moderata della precedente. E se il re di
Spagna avrà vera politica dovrà promuovere a tutto
potere l'incivilimento del suo popolo (e in questi tempi vi potrà riuscire più
facilmente e più presto). E con ciò non consoliderà la loro indipendenza, come
si crede comunemente, ma gli assoggetterà di nuovo, e ricupererà quello che ha
perduto. Non c'è altro stato intollerante di tirannia, o capace di esserne
esente, fuorchè lo stato naturale e primitivo, o una civilizzazione media, com'è
ora quella della Spagna, com'era quella de' Romani ec.
Atene e la grecia
{quando furono} sommamente civili, non furono mai
libere veramente. (10 Nov. 1820.).
[507,1] Gli adulatori e gli amici dei tiranni non guadagnano
altro se non di essere esclusi dalla misericordia che le generazioni future
porteranno all'età e generazione loro. E di partecipare all'odio senza essere
stati esenti dai pericoli e dai mali, anzi tutto l'opposto, e spesso più degli
altri. (15. Gen. 1821.).
[573,2] Quasi tutte però le diverse aberrazioni della società
in ordine ai governi, vennero a ricadere in questa monarchia, stato naturale
della società, e il mondo, massime in questi ultimi secoli, era divenuto, si può
dir, tutto monarchico assoluto. Specialmente poi dall'abuso e corruzione della
libertà e democrazia, nata immediatamente dall'abuso e corruzione della
574 monarchia assoluta, era nata {pure} immediatamente una nuova monarchia assoluta. Ma non già quella
primitiva, quella ch'era buona ed utile e conveniente alla società durante
l'influenza della natura, e mediante questa sola: ma quella che può essere
nell'assenza della natura; cioè quella tanto essenzialmente pessima, quanto la
primitiva è sostanzialmente e solamente ottima: insomma la tirannia, perchè la
monarchia assoluta senza natura, non può esser altro che tirannia, più o meno
grave, e quindi forse il pessimo di tutti i governi. {+E la ragione è, che tolte le
credenze e illusioni naturali, non c'è ragione, non è possibile nè umano,
che altri sacrifichi un suo minimo vantaggio al bene altrui, cosa
essenzialmente contraria all'amor proprio, essenziale a tutti gli animali.
Sicchè gl'interessi di tutti e di ciascuno, sono sempre infallibilmente
posposti a quelli di un solo, quando questi ha il pieno potere di servirsi
degli altri, e delle cose loro, per li vantaggi e piaceri suoi, sieno anche
capricci, insomma {per} qualunque soddisfazione
sua.}
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