Una sola fu l'invenzione della scrittura alfabetica.
The invention of alphabetic writing was unique.
2619,2 2740,1 3670,1 3957,1[2619,2]
Alla p. 1271.
Io tengo per certissimo che l'invenzione dell'alfabeto sia stata una al mondo,
voglio dir che la scrittura alfabetica non sia stata inventata in più luoghi (o
al medesimo tempo o in diversi tempi) ma in un solo, e da
2620 questo sia passata la cognizione e l'uso della detta scrittura di
mano in mano a tutte le nazioni che scrivono alfabeticamente. Non è presumibile
che un'invenzione ch'è un miracolo dello spirito umano (o forse ha la sua
origine dal caso come il più delle invenzioni strepitose) sia stata ripetuta da
molti, cioè fatta di pianta da molti spiriti. E la storia conferma ciò ch'io
dico. 1. Le nazioni che non hanno, o non hanno avuto commercio con alcun'altra,
o con alcun'altra letterata, non hanno avuto o non hanno alfabeto. Cento altre
nostre cognizioni mirabili si son trovate sussistenti presso questo o quel
popolo nuovamente scoperto: l'alfabeto (primo mezzo di vera civilizzazione) non
mai. Il Messico avea governo, {politica,} nobiltà, gerarchie, premi militari, anzi Ordini
cavallereschi rimuneratorii del merito, calendario, {architettura, idraulica, cento belle arti manuali, navigazione, ec.
ec.} ed anche storie e libri geroglifici, ma non alfabeto. La
China ha inventato polvere, bussola, e fino la
stampa; ha infiniti libri, ha prodotto un Confucio,
2621 ha letteratura, ha gran
numero di letterati, fino a farne più classi distinte, con graduazioni, lauree,
studi pubblici ec. ec. ma non ha alfabeto (benchè i libri cinesi si vendano
tutto dì per le strade della China al minutissimo popolo,
e anche ai fanciulli, e la professione del libraio sia delle più ordinarie e
numerose). 2. Si sa espressamente per tradizione che gli alfabeti son passati da
paese a paese. La grecia narra d'avere avuto il suo dalla
fenicia; così ec. ec. ec. 3. Grandissima parte degli
alfabeti dimostra l'unità dell'origine guardandone sottilmente o il materiale, o
i nomi delle lettere (come quelli del greco paragonati agli ebraici ec. ec.). E
questo, non ostante che le nazioni siano disparatissime, e niun commercio sia
mai stato fra talune di esse, come tra gli ebrei e i latini {antichi} che ricevettero l'alfabeto (forse) dalla
grecia, che l'ebbe dalla
fenicia, che l'ebbe da' samaritani o viceversa ec.
ec. e così l'alfabeto latino vien pure a ravvicinarsi sensibilmente all'
2622 ebraico. 4. Se alcuni alfabeti non dimostrano
affatto alcuna somiglianza con verun altro, nè per figura nè per nomi ec. ciò
non conclude in contrario. Ma vuol dire, o che l'antichità tolse loro, o agli
alfabeti nostri ogni vestigio della loro primissima origine; o piuttosto che
quelle tali nazioni ricevendo pur di fuori, come le altre, l'uso della scrittura
alfabetica, o non adottarono però l'alfabeto straniero, o adottatolo lo vennero
appoco perfezionando, cioè accomodando alla loro lingua, finchè lo mutarono
affatto: o vero tutto in un tratto gliene sostituirono un altro nuovo e proprio
loro, come fu dell'alfabeto armeno, sostituito al greco ch'era stato usato fino
allora dalla nazione, la quale col mezzo di esso aveva imparato a scrivere, e
conosciuto l'uso dell'alfabeto, del che v. p. 2012. (2. Sett. 1822.).
[2740,1] Per esempio d'uno dei tanti modi in cui gli
alfabeti, ch'io dico esser derivati tutti o quasi tutti da un solo, si
moltiplicarono e diversificarono dall'alfabeto originale, secondo le lingue a
cui furono applicati, può servire il seguente. Nell'alfabeto fenicio, ebraico,
samaritano ec. dal quale provenne l'alfabeto greco, non si trova il ψ, carattere
inutile perchè rappresenta due lettere; inventato, secondo Plinio, da Simonide; proccurato vanamente dall'Imperatore Claudio d'introdurre nell'alfabeto latino, che parimente
ne manca, sebbene derivi dall'origine stessa che il greco; e in luogo del quale
si trovano negli antichi monumenti greci i due caratteri π σ. {+(Secondo i grammatici il ψ vale ancora βσ e ϕσ; ma
essi lo deducono dalle inflessioni ec. come ἄραψ ἄραβος, ἄραβες ἄραψι
ec. Non so nè credo che rechino alcun'antica inscrizione ec.)
V. p. 3080.}
Ora ecco come dev'esser nato questo carattere che distingue l'alfabeto greco dal
fenicio. Nella lingua greca,
2741 per proprietà sua, è
frequentissimo questo suono di ps: ed ogni lingua ha
di questi suoni che in lei sono più frequenti e cari che nelle altre. Gli
scrivani adunque obbligati ad esprimerlo bene spesso, incominciarono per fretta
ad intrecciare insieme quei due caratteri π σ ogni
volta che occorreva loro di scriverli congiuntamente. Da quest'uso, nato dalla
fretta, nacque una specie di nesso che rappresentava i due sopraddetti
caratteri; e questo nesso che da principio dovette conservare parte della forma
d'ambedue i caratteri che lo componevano, adottato generalmente per la comodità
che portava seco, e per la brevità dello scrivere, appoco appoco venne in tanto
uso che occorrendo di scrivere congiuntamente il π e
il σ, non si adoperava più se non quel nesso, che
finalmente per questo modo venne a fare un carattere proprio, e distinto dagli
altri
2742 caratteri dell'alfabeto, destinato ad
esprimere in qualunque caso quel tal suono: ma destinato a ciò non
primitivamente, nè nella prima invenzione o adozione dell'alfabeto greco, e
nella prima enumerazione de' suoni elementari di quella lingua o della favella
in genere; ma per comodità di quelli che già si servivano da gran tempo del
detto alfabeto. Di modo che si può dire che questo carattere non sia figlio del
suono ch'esso esprime, come lo sono quelli ch'esprimono i suoni elementari, ma
figlio di due caratteri preesistenti nell'alfabeto greco, e quindi quasi nepote
del suono che per lui è rappresentato. La grammatica e le regole dell'ortografia
ec. non esistevano ancora. Venute poi queste, e prendendo prima di tutto ad
esaminare e stabilire l'alfabeto nazionale, trovato questo nesso già padrone
dell'uso comune, e sottentrato in luogo di carattere distinto {e} non doppio
2743 ma unico, lo
considerarono come tale, gli diedero un posto proprio nell'alfabeto greco tra i
caratteri elementari, e fissarono per regola che quel tal suono ps si esprimesse, come già da tutti si esprimeva, col
ψ, e non altrimenti. Ed eccovi questo nesso,
introdotto a principio dagli scrivani per fretta e per comodo; non
riconoscendosi più la sua origine, o anco riconoscendosi, ci viene nelle
grammatiche antiche e moderne come un carattere proprio dei greci, e come uno
degli elementi del loro alfabeto. Lo stesso accadde allo ξ, che non è fenicio, introdotto come nesso per rappresentare due
caratteri, cioè γσ, o κσ,
{+o χσ}: e ciò
per essere questi suoni, frequentissimi nella lingua greca, siccome anche nella
lingua latina, nel cui alfabeto pertanto ha pure avuto luogo questo medesimo
nesso, considerato come carattere. In luogo del quale gli antichi greci
scrivevano γσ, o κσ. Lo
stesso dicasi
2744 del ϕ,
carattere (originariamente nesso) che non si trova nell'alfabeto fenicio
(perciocchè il ף
{+o פ} è veramente il Π, {+lat. P, giacchè l'Ϝ è il digamma eolico)}, e
che fu introdotto in vece del ΠH che si trova negli antichi monumenti greci,
dove pur si trova il KH in vece del X, carattere non fenicio. Questi due suoni
composti, anzi doppi, ph e ch, frequentissimi nella lingua greca, non si udivano nella latina.
Dunque l'alfabeto latino non ebbe questi due segni. I tre caratteri ξ, ϕ, χ
s'attribuiscono presso Plinio (7. 56.) a Palamede, aggiunti da lui all'alfabeto Cadmeo o
Fenicio. Lo stesso dite dell'ω, che s'attribuisce presso il medesimo a Simonide ec.
[3670,1] Ma è forse altrettanto della scrittura alfabetica?
Questa non era necessaria alla diffusione del genere umano. Bensì ell'è
necessarissima alla sua civiltà, bensì ell'è comune a tutte le nazioni civili,
{+e a quelle che il furono ec.
moltissime di numero,} bensì ell'è antichissima, e la caligine de'
tempi nasconde la sua origine; ma perciò ch'ella fu pur più moderna della
divisione dell'uman genere, non si troverà nazione alcuna divisa dall'europee
ec. ec., per molto sociale ec. ec. ch'ella sia, la quale conosca la scrittura
alfabetica, o che la conoscesse prima di riceverla da noi. La
China così colta, ha una scrittura, ha libri, {ha letteratura ec.,} ma l'alfabeto non già. I Messicani
avevano una scrittura, ma di alfabeto neppur l'immaginazione. E ciò perchè
l'invenzione dell'alfabeto (come
3671 ho sostenuto
altrove pp. 1270-71
pp.
2619-22
pp.
2948. sgg., e come si può confermare con questo discorso) fu sola una,
e mai non si rinnovò, e chi non ebbe e non potè aver notizia dell'alfabeto,
direttamente o indirettamente, dal primo o da' primi che l'inventarono, {+o fin ch'e' non l'ebbe di là,} mai
non ebbe alfabeto, mai non l'inventò esso (in immenso spazio di tempo), nè
gliene venne pure in pensiero. La China ne ha avuto
notizia, ma non l'ha adottato, per la natura sua, e per la difficoltà di mutare
{o distruggere} le usanze antichissime e universali
nella nazione, {+e collegate con cento
altre che converrebbe pur mutare (come lo è la scrittura chinese colla
letteratura, e quindi coi costumi, coll'istruzione popolare ec. ec.);}
e d'introdurne universalmente delle affatto nuove e troppo diverse di genere ec.
ec.
[3957,1] In tutta l'America, abitata
certo e frequentata da tempi remotissimi, poichè non s'ha notizia nè memoria
alcuna del quando incominciasse, non si è trovato {alcuna
sorta di} alfabeto nè orma alcuna di alfabeto, nè cosa che alla natura
di esso si avvicinasse. {V. il Saggio di Algarotti
sugl'Incas.} Non ostante la molta e maravigliosa coltura, le
arti, manifatture, fabbriche ammirabili, {+politica squisita e legislazione,} ed altre grandi
e numerose parti di civiltà che si trovarono nel paese soggetto al regno
degl'Incas, cominciato da tre secoli prima della scoperta e conquista d'esso
paese (cioè nel sec. 13.); e più ancora nel Messico, la
cui civilizzazione credo che sia ancora più antica. Dico
3958 dell'ultima e più nota civiltà, poichè s'hanno molti indizi, e di
tradizioni {patrie,} e d'avanzi d'edifizi e monumenti
di gusto e maniera diversa da quelli dell'ultima epoca di civiltà, e d'altre
cose, che dimostrano esservi state altre epoche in cui questa o quella parte
dell'America (in particolare il
Perù) fu, non si sa fino a qual segno, civile o
dirozzata. Massime che l'America fu soggetta a
rivoluzioni frequentissime e totali ne' paesi ov'elle accadevano, trasmigrazioni
e totali estinzioni d'interi popoli e città, e devastazioni e assolamenti
d'intere provincie, per la ferocia e frequenza e quasi continuità delle guerre,
come ho detto altrove in più luoghi (v. la pag. 3932. fra l'altre con quelle ivi citate [p.
3795,2], e il pensiero [p. 3773,1 segg.]
a cui quest'ultime appartengono). La scrittura del regno degl'incas si faceva
con certi nodi (Algarotti
Saggio sugl'Incas.
opp.
Cremona t. 4. p. 170-1); quella del
Messico consisteva in pitture. Queste osservazioni si
applichino al detto altrove pp.
830-38
pp. 1270-71
pp. 2602-606
pp.
2619-22
pp. 3661. sgg.
pp.
3959-60 1. sopra l'unicità dell'invenzione dell'alfabeto, 2. sopra la
difficoltà di questa invenzione tanto necessaria alla civiltà, e quindi tanto
principal cagione dello snaturamento dell'uomo ec., 3. sopra le differenze
essenziali tra lo stato de' popoli anche civili, che non abbiano avuto relazioni
tra loro, 4. sopra l'unicità di tutte o quasi tutte le invenzioni più difficili,
e più contribuenti alla civiltà, dimostrata dall'esser esse, benchè
necessarissime, state sempre ignote ai popoli, anche fino a un certo segno
civili, che non hanno avuto che fare cogli europei ec. dopo esse invenzioni, o
viceversa agli europei ec. benchè civilissimi, quelle degli altri popoli,
ancorchè molto addietro in coltura, e ciò per lunghissimi secoli, fino al
cominciamento delle relazioni scambievoli degli europei ec. e di tali popoli.
(8. Dec. Festa della Concezione. 1823.).
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