Proprietà delle parole.
Accuracy of words.
Vedi Precisione e Chiarezza. See Precision and Clarity. 1482,1 1822,1 1917,2 3747,1[1482,1] Queste osservazioni spiegano il perchè sia sempre
maravigliosa, e caratteristica negli antichi scrittori la proprietà della
favella. Ciò non avviene di gran lunga perch'essi fossero più diligenti. Chi può
pur paragonare la diligenza de' nostri tempi in qualunque genere, con quella
degli antichi? L'esattezza e la minutezza non era propria de' tempi antichi,
bensì precisamente de' moderni, per le stesse ragioni per cui non è propria di
questi la grandezza, ch'era propria di quelli. {Anche}
In ogni cosa appartenente a lingua o stile, i diligenti scrittori moderni, ed
anche i mediocri la vincono in esattezza sopra i più diligenti scrittori
antichi. Basta conoscerli bene per avvedersene. V. la mia lett. sull'Eusebio del Mai,
nell'osservazione segnata XVI. 23. 71. 23. Recherò fra i moltissimi esempi che
si potrebbero, una nota che fa un Traduttore francese alla Catilinaria di Sallustio, solamente per dar meglio ad
intendere il mio pensiero. (Dureau-Delamalle, Oeuvres de Salluste. Traduction nouvelle. Note 45. sur la Conjurat. de Catilina à
Paris 1808. t. 1. p. 213.) Les bons écrivains de l'antiquité
1483 n'avaient pas, il s'en faut, nos
petits scrupules minutieux sur ces répétitions des mêmes mots,
surtout lorsque la différence de cas en mettait dans la terminaison,
comme dans ce passage-ci, où l'on voit
magnae copiae
après
magnas copias.
*
Parla di quel
luogo (Sall.
Bell. Catilinar. c. 59. {al. 56.}) Sperabat
propediem magnas copias se habiturum, si
Romae socii incepta patravissent: interea
servitia repudiabat, cuius initio ad eum magnae copiae
concurrebant.
*
[1822,1] Quanto una lingua è più ricca e vasta, tanto ha
bisogno di meno parole per esprimersi, e viceversa quanto è più ristretta, tanto
più le conviene largheggiare in parole per comporre un'espressione perfetta. Non
si dà proprietà di parole e modi senza ricchezza e vastità di lingua, e non si
dà brevità di espressione senza proprietà. Quindi la lingua francese che certo
non può gloriarsi di vastità (altrimenti non sarebbe universale), si gloria
indarno di brevità; quasi che la brevità de' periodi fosse lo stesso che la
brevità dell'espressione, o che slegatura e
1823 e
brevità fossero una cosa. V. il Sallustio di Dureau Delamalle. t. 1. p. CXIV. (1.
Ott. 1821.).
[1917,2] Moltissime volte o l'eleganza o la nobiltà (quanto
alla lingua) deriva
1918 dall'uso metaforico delle
parole o frasi, quando anche, come spessissimo e necessariamente accade, il
metaforico appena o punto si ravvisi. Moltissime volte per lo contrario deriva
dalla proprietà delle stesse parole o frasi, quando elle non sono usitate nel
senso proprio, o quando non sono comunemente usitate in nessun modo, o essendo
usitate nella prosa non lo sono nella poesia, o viceversa, o in un genere di
scrittura sì, in altra no, ec. (La precisione sola non può mai produrre nè
eleganza nè nobiltà, nè altro che precisione e angolosità di stile.). {{V. p. 1925. fine.}}
[3747,1]
3747 Come la lingua francese illustre è dominata,
determinata e regolata quasi interamente dall'uso, e certo più che alcun'altra
lingua illustre, così, perocchè l'uso è variabilissimo e inesattissimo, essa
lingua illustre non solo non può esser costante, nè molto durare in uno essere,
come ho notato altrove pp. 1999. sgg.
pp. 3633-35 , ma
veggiamo eziandio che la proprietà delle parole in essa lingua è trascurata più
che nell'altre illustri, e trascurata per regola, cioè presso gli ottimi
scrittori costantemente, non meno che nel parlare ordinario. Voglio dir che gli
usi di moltissime parole e modi ec. anche presso gli ottimi scrittori, sono più
lontani dall'etimologia e dall'origine e dal valor proprio d'esse parole ec.
{+meno corrispondenti ec.} che
non sogliono esser gli usi de' vocaboli nell'altre lingue illustri presso, non
pur gli ottimi, ma i buoni scrittori, e in maggior numero di voci ec. che nelle
altre lingue illustri non sono. {+Che
vuol dir ch'essi usi e significati sono più corrotti ec. E non
potrebb'essere altrimenti perchè l'uso corrente cotidiano e volgare e
generalmente la lingua parlata, anche dai colti, (che è quella cui segue il
francese scritto) corrompe ed altera ogni cosa e non mai non cessa di
rimutare e logorare ec.} P. e. per dire il materiale e lo spirituale,
o il sensibile e l'intellettuale, i francesi dicono il fisico e il morale. (le physique et le moral, le physique et
le moral de l'homme, le monde physique et le
3748 monde moral
{etc.}). Qual cosa più impropria di queste
significazioni, o che si considerino in se stesse o nella loro scambievole
opposizione e in rispetto l'una all'altra? Fisico
propriamente significa forse materiale o sensibile? E il fisico, che
vuol dir naturale, è forse l'opposto dello spirituale o intelligibile?
Quasi che questo ancora non fosse naturale, ma fuori della natura, e vi potesse
pur esser cosa non naturale e fuori della natura, che
tutto abbraccia e comprende, secondo il valor di questa parola e di questa idea,
e che si compone di tutto ch'esiste o può esistere, o può immaginarsi ec. E il
morale com'è l'opposto del naturale? Sia che riguardiamo la propria significazione di morale sia la francese. E che hanno che far l'idee,
l'intelletto, lo spirito umano, gli altri spiriti, il mondo e le cose astratte
ec. coi costumi, ai quali soli propriamente appartiene la voce morale? e gli appartiene pure anche in francese, e
anche nel parlare e scriver francese ordinario (la morale, moralité, etc.). Così
dite degli avverbi physiquement o moralement ec.
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