Incoativi latini (verbi).
Inchoative Latin verbs.
3687,2 4013,2 4011,2 4037,4 4050,8 4088,4 4093,6 4112,2.7 4126,10 4150,8[3687,2]
Alla p. 3618.
fine. Io credo che niun de' verbi di questo genere abbia perfetto
proprio, nè i tempi che ne dipendono, nè supino, nè participio in us, ma li tolgano in prestito {#1. V. p.
3725.} dal verbo originale. Che se questo non esiste, io
credo che un tempo esistesse. P. es. di suesco, adolesco, cresco ec. che
hanno perfetto e supino, io credo che esistessero verbi originali, come sueo, adoleo ec. {+V.
p. 3696.} di cui fossero propri i detti perfetti e
participii, giacchè
3688 il perfetto e participio o
supino regolare e dovuto di suesco ec. sarebbe suesci, suescitum, non suevi
suetum. {#1. V. p. 3703..} Così dico di
glisco, il quale non ha nè perfetto nè supino.
Così di adipiscor, di nascor, di nosco. Se ciò è vero, notus, natus, non sarebbero
contrazioni di noscitus (questo esistè come prova il
verbo noscitare), di nascitus
{+e questo ancora è provato da nasciturus} (nè adeptus di adipiscitus) come ho detto
altrove in più luoghi p. 1119
p.
2826
p.
2835
p.
3063, ma participii e supini proprii d'ignoti verbi da cui nosco, nascor ec. sarebbero
stati formati. E nosco non verrebbe da νοΐσκω, come ho
detto p. 2777., ma sarebbe stato
anche in latino un verbo originale no (diverso da nare) conforme al greco νοῶ (come δόω do, πόω po che altrove
abbiam dimostrato p. 2772
p.
2972, e simili monosillabi di cui ho detto in più luoghi p.
2775); dal qual no, sarebbe stato fatto il
verbo nosco, non per uso greco, ma per uso latino,
{#2. (e secondo la ragion latina di
formazione e significato ec.)} concordevole in questa parte {#3. quanto al materiale della formazione o
della forma} col greco, che ebbe pur νοΐσκω e νώσκω, onde γινώσκω e
γιγνώσκω che suonan lo stesso di nosco. {#4. Ma concordevole per pura combinazione
particolare, anzi singolare forse.}
{{V. p. 3826.}}
[4013,2] Che i perfetti in ui sien
fatti da quelli in avi o evi
o ivi ancorchè ignoti, come ho detto altrove pp.
3698. sgg.
pp.
3716-17
p.
3849
pp. 3853-54 , e ciò
anche nella terza coniugazione, in cui tal desinenza (come pur quella in ivi, o qualunqu'altra in vi,
è sempre anomala), vedi Forcell. in pono is
fin. circa l'antico posivi, apposivi ec. per posui, apposui ec. (13. Gen. 1824.).
[4011,2] Al detto altrove p. 3691
pp. 3985-86 dell'antico
meno (tema di memini) e
del nostro rammentare
{ec.} che forse ne deriva ec. aggiungi mentio, verbale dimostrativo del supino mentum, onde noi {ec.}
menzionare ec. - Mentovare
ec. (11. Gen. Domenica. 1824.). {{V. p.
4016.}}
[4037,4]
Lino
linis, livi, et lini, et levi, litum per linĭtum. Osservisi
questo verbo {quanto alla} sua coniugazione che mi par
faccia a proposito d'altri miei pensieri pp. 3704-705
pp. 3848-49
pp. 3852-53. Ed osservisi ancora insieme con esso il suo compagno linio is ivi linītum, coi composti ec. dell'uno e
dell'altro. (29. Feb. 1824.). {{Alo
alis
alui
alitum
altum
alĕre.}}
[4050,8] Della superiorità della lingua latina sulla greca
per certe parti e qualità, del che ho detto in proposito dei continuativi di cui
i greci mancano p. 1117
p. 2142
pp. 2784-86, cioè non ne hanno un genere determinato, si può dire lo
stesso
4051 rispetto agl'incoativi, di cui i greci non
hanno un genere e forma così determinata e assegnata come i latini, sebbene si
servono molto spesso, a significar l'incoazione, di verbi in ίζω fatti da quelli
che significano l'azione o passione positiva, o aggiungono a' temi in άω, έω ec.
il ζ, facendone άζω, έζω ec. Ma queste forme non sono così precisamente
determinate alla significazione incoativa, perchè infiniti verbi così formati ne
hanno tutt'altra, infiniti significano lo stesso che il primo tema (del che
altrove pp. 2825-26
pp.
3284. sgg., sebben forse in origine potranno avere avuto diverso
senso), infiniti non hanno altro tema, almen noto, e non significano cosa
incoativa ec. sia che questi e i sopraddetti abbiano perduta col tempo siffatta
significazione, e confusala ec. sia che mai non l'abbiano avuta, il che, di
moltissimi almeno, è certo, perchè molte volte la desinenza in ίζω o ζω è
frequentativa. Anche de' frequentativi determinati ec. mancano i greci, mentre
gli hanno non solo i latini ma gl'italiani (e moltissimi generi, come pure in
latino ve n'è più d'uno), i francesi ec. Mancano ancora de' {verbi} disprezzativi, vezzeggiativi ec. ec. che i latini e
gl'italiani ec. hanno, e più d'un genere. (21. Marzo. 1824.).
[4088,4] Ai frequentatativi in esso
altrove notati p. 3869
p. 3900
p.
3904, aggiungi petesso o petisso da peto, del quale v. Forcell. aggiungendo a' suoi esempi due che
si trovano nel {lungo}
frammento di Cic.
de suo Consulatu, che sta nel primo
de Divinat., i quali esempi dimostrano pur la forza
frequentativa di petesso. (15. Maggio.
1824.).
[4093,6]
Ciĕo
cies
cīvi
cĭtum (diverso da cio iis īvi
ītum) co' suoi composti, aggiungasi ai verbi della seconda che hanno il
perfetto in vi, e il supino in itum breve, de' quali altrove pp. 3702. sgg.
pp. 3853-54
p.
3872.
{Neo nes nevi
netum.} E v. il Forcell. in cieo fine. (27. Maggio. Festa dell'Ascensione.
1824.).

[4126,10]
Obliviscor da un perduto verbo oblivio - obbliare per obbliviare mangiato il v al solito, e
congiunti i due i in uno, come obblio da oblivium. V. Forc. ec.
[4150,8] Anche i verbi desiderativi (o comunque li chiamino)
si formano dai supini. Edo - esum - esurio, pario - partum - parturio, mingo - mictum - micturio.
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