Amicizia.
Friendship.
104,1 324,3 532,1 1724,1 2045,1Del conservar le amicizie: facilità, voglia e piacere che molti hanno di romperle.
On keeping friendships: the ease, wish and pleasure that many have in breaking them.
4274,2[104,1] Dopo che l'eroismo è sparito dal mondo, e in vece v'è
entrato l'universale egoismo, amicizia vera e capace di far sacrificare l'uno
amico all'altro, in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben
difficilissimo. E perciò quantunque si sia sempre detto che l'uguaglianza è
l'una delle più certe fautrici dell'amicizia, io trovo oggidì meno verisimile
l'amicizia fra due giovani che fra un giovane, e un uomo di sentimento già
disingannato del mondo, e disperato della sua propria felicità. Questo non
avendo più desideri forti è capace assai più di un giovane d'unirsi ad uno che
ancora ne abbia, e concepire vivo {ed efficace}
interesse per lui, formando così un'amicizia reale e solida quando l'altro abbia
anima da corrispondergli. È[E] questa circostanza mi pare
anche più favorevole all'amicizia, che quella di due persone egualmente
disingannate, perchè non restando desideri nè interessi in veruno, non
resterebbe materia all'amicizia e questa rimarrebbe limitata alle parole e ai
sentimenti, ed esclusa dall'azione. Applicate questa osservazione al caso mio
col mio degno e singolare amico, e al non averne trovato altro {tale}, quantunque conoscessi ed amassi e fossi amato da
uomini d'ingegno e di ottimo cuore. (20 Gen. 1820.)
[324,3]
Τοὺς
ϕίλους ἐπὶ τὰ ἀγαϑὰ παρακαλουμένους ἀπιέναι, ἐπὶ δὲ τὰς συμϕοράς,
αὐτομάτους
*
(subint. δεῖν, quod est in superioribus) Detto
dello stesso, appo il Laerz. l. c. segm. 83.
[532,1]
Quid dulcius, quam
habere, quicum omnia audeas sic loqui, ut tecum? Quis esset tantus
fructus in prosperis rebus, nisi haberes, qui illis aeque, ac tu ipse,
gauderet?
*
Cic.
{Lael. sive} de
Amicitia. Cap. 6. (20. Gen. 1821.).
[1724,1] L'odio dell'uomo verso l'uomo si manifesta
principalmente, ed è confermato da ciò che accade nelle persone di una medesima
professione {ec.} fra le quali, sebben la perfetta
amicizia astrattamente considerata è impossibile e contraddittoria alla natura
umana, nondimeno anche la possibile amicizia è difficilissima, rarissima,
incostantissima ec. Schiller uomo di
gran sentimento era nemico di Goëthe
(giacchè non solo fra tali persone non v'è amicizia, o v'è minore amicizia, ma
v'è più odio che fra le persone poste in altre circostanze) ec. ec. ec. Le donne
godono del mal delle donne, anche loro amicissime. I giovani del male de'
giovani ec. ec. V. Corinne t. p. liv. ch. Non solo in una stessa
professione, ma anche in una stessa età ec. ec. l'amicizia è minore e l'odio è
maggiore. Eccetto l'esaltamento delle illusioni che favorisce assai l'amicizia
de' giovani, è certo, massime oggi che le grandi e belle illusioni non si
trovano, che l'amicizia è più facile tra un vecchio o maturo, e un giovane, che
tra giovane e giovane; tra
1725 due vecchi che tra due
giovani; perchè oggi, sparite le illusioni, e non trovandosi più la virtù ne'
giovani, i vecchi sono più a portata di amarsi meno, di essere stanchi
dell'egoismo perchè disingannati del mondo, e quindi di amare gli altri.
[2045,1]
2045 Si suol dire che l'amicizia è tra gli uguali.
L'amore per certo, naturalmente tende all'uguale in quanto all'ordinario. Che se
è notato com'egli tende pure ai contrari, questa propensione non so
primieramente quanto sia naturale, in secondo luogo ella nasce, come ho detto
altrove p. 453
p.
1880
pp.
1903-904, da un'altra disposizione della natura che c'inclina verso lo
straordinario, perciò appunto che è, ed in quanto è straordinario. Come, sebbene
noi siamo inclinati alla bellezza, ch'è perfetta convenienza, siamo però anche
inclinati alla grazia, ch'è una certa sconvenienza, o non perfetta convenienza;
anzi a questa più che a quella, almeno nel nostro stato presente. La natura ha
parecchie qualità e principii armonici a un tempo e contrarii, anzi armonizzanti
e sostenentisi scambievolmente in virtù della loro contrarietà: e l'uno de'
contrarii non solo non distrugge la teoria
2046
dell'altro, ma anzi la dimostra. (3. Nov. 1821.).
[4274,2] Pel manuale di
filosofia pratica. A me è avvenuto di conservare per lo più ogni
amicizia contratta una volta, eziandio con persone difficilissime, di cui tutti
a poco andare si disgustavano, o che si disgustavano con tutti. E la cagion, per
quello che io posso trovare, è che io non mi disgusto mai di un amico per sue
negligenze, e per nessuna sua azione che mi sia o nocevole o dispiacevole; se
non quando io veggo chiaramente, o posso con piena ragione giudicare in lui un
animo e una volontà determinata di farmi dispiacere e offesa. Cosa che in verità
è rarissima. Ma a vedere il procedere degli altri comunemente nelle amicizie, si
direbbe che gli uomini non le contraggono se non per avere il piacere di
romperle; e che questo è il principal fine a cui mirano nell'amicizia: tanto
studiosamente cercano e tanto cupidamente abbracciano le occasioni di rompersi
coll'amico, eziandio frivolissime, ed eziandio tali che essi medesimi nel fondo
del loro cuore non possono a meno di non discolpar l'amico, e di non conoscere
che quella offesa o dispiacere, almen secondo ogni probabilità, non venne da
volontà determinata di offenderli. (7. Apr. 1827.).
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