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Tacito. Livio.

Tacitus. Livy.

Vedi Tiberio See Tiberius. 1353 2043 2409-10

[1352,1]  3. E questa è la ragione principale. Differenza naturale d'ingegno fra gli antichi e i moderni è assurdo il supporlo. Ma ben è certissimo che le circostanze modificano gl'ingegni in maniera che li fanno sembrare di diversa natura. Or quanto le moderne circostanze degli uomini, sì fisiche, che morali, politiche ec. favoriscano la riflessione e la ragione, e quanto le antiche circostanze giovando sommamente e promovendo l'immaginazione, sfavorissero la profonda riflessione, l'ho già spiegato molte volte. Laonde io dico che un uomo di genio il quale venti o più secoli fa si fosse trovato nelle circostanze in cui si trova oggi il particolare, non ostante la differenza dei lumi, e il minor numero delle cognizioni, avrebbe  1353 potuto arrivare da se stesso appresso a poco a quel punto a cui sono arrivati i moderni filosofi e metafisici sommi, o se non altro accostarsi moltissimo a quelle verità che gli antichi o non hanno pur travedute, o per difetto della lingua ec. non hanno potuto determinare, nè comunicare altrui, nè fissare nella stessa lor mente. Ma un tal uomo uomo in tali circostanze, si sarebbe probabilmente formata anche una lingua sufficiente. ec. Questo è confermato dal vedere 1. che tra gli antichi, in piccole differenze di tempi e di lumi, si trovano grandissime differenze di pensare e di filosofia, {secondo le diverse circostanze.} Quanto è distante Tacito da Livio? Appena un secolo. Morì Livio l'anno 17. nacque Tacito secondo il Lipsio (Vit. Taciti) verso il 54. di Cristo, cioè 37 anni dopo. {+Quanto progresso potevano aver fatto le cognizioni universali ec. e lo spirito umano generalmente, in sì poco tempo?} Eppure qual differenza di profondità. Anzi si può dire che Livio è il tipo del {genere} storico antico, Tacito del moderno. 2. che tra i moderni si trovano pure le stesse differenze in un medesimo tempo ec. per diverse circostanze di vita. Chi non sa che l'uomo, e l'ingegno, e i parti e i frutti dell'ingegno, tutto è opera delle circostanze?

[2041,1]  La rapidità e la concisione dello stile, piace perchè presenta all'anima una folla d'idee simultanee, o così rapidamente succedentisi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l'anima in una tale abbondanza di pensieri, o d'immagini e sensazioni spirituali, ch'ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni.  2042 La forza dello stile poetico, che in gran parte è tutt'uno colla rapidità, non è piacevole per altro che per questi effetti, e non consiste in altro. L'eccitamento d'idee simultanee, può derivare e da ciascuna parola isolata, o propria o metaforica, e dalla loro collocazione, e dal giro della frase, e dalla soppressione stessa di altre parole o frasi ec. Perchè è debole lo stile di Ovidio, e però non molto piacevole, quantunque egli sia un fedelissimo pittore degli oggetti, ed un ostinatissimo e acutissimo cacciatore d'immagini? Perchè queste immagini risultano in lui da una copia di parole e di versi, che non destano l'immagine senza lungo circuito, e così poco o nulla v'ha di simultaneo, giacchè anzi lo spirito è condotto a veder gli oggetti appoco appoco per le loro parti. Perchè lo stile di Dante è il più forte che mai si possa concepire, e per questa parte il più bello e dilettevole possibile? Perchè ogni  2043 parola presso lui è un'immagine ec. ec. V. il mio discorso sui romantici. Qua si possono riferire la debolezza essenziale, e la ingenita sazietà della poesia descrittiva, (assurda in stessa) e quell'antico precetto che il poeta (o lo scrittore) non si fermi troppo in una descrizione. Qua la bellezza dello stile di Orazio (rapidissimo, e pieno d'immagini per ciascuna parola, o costruzione, o inversione, o traslazione di significato ec.), {V. p. 2049.} e quanto al pensiero, quella dello stile di Tacito. ec. (3. Nov. 1821.). {{V. p. 2239.}}

[2408,1]  Che la lingua greca si conservasse incorrotta, o quasi incorrotta, tanto più tempo della latina, e anche dopo scaduta già la latina ch'era venuta in fiore tanto più tardi, si potrà spiegare anche osservando, che la letteratura (consorte indivisibile della lingua) sebbene era scaduta appresso i greci, pur aveva ancor tanto di buono, ed era eziandio capace di tal perfezione, che talvolta non aveva che invidiare all'antica. Esempio ne può essere la Spedizione di Alessandro, e l'Indica d'Arriano, opere di stile e di lingua così purgate, così uguali in ogni parte e continuamente a se stesse, senza sbalzi, risalti, slanci, voli o cadute di sorte alcuna (che sono le proprietà dello scriver sofistico e guasto, in qualsivoglia genere, lingua, e secolo corrotto), di semplicità e naturalezza e facilità {chiarezza, nettezza ec.} così spontanea ed inaffettata, così ricche, così  2409 proprie, così greche insomma nella lingua, e nella maniera, e nel gusto, che quantunque Arriano fosse imitatore, cioè quello stile e quella lingua non fossero cose naturali in lui ma procacciate collo studio de' Classici (come è necessario in ogni secolo dove la letteratura non sia primitiva) e principalmente di Senofonte, non per questo si può dire ch'egli non le avesse acquistate in modo che paiano e si debbano anzi chiamar sue, nè se gli può negare un posto se non uguale, certo vicinissimo a quello degl'imitati da lui. Ora il tempo d'Arriano fu quello d'Adriano e degli Antonini, nel qual tempo la letteratura latina, con tutto che fosse tanto meno lontana della greca dal suo secol d'oro, non ha opera nessuna che si possa di gran lunga paragonare a queste d'Arriano ne' suddetti pregi, come anche in quelli d'una ordinata e ben architettata narrazione, e altre tali virtù dello scriver di storie. Tacito fu alquanto anteriore, e nella perfezion della lingua non si potrebbe ragguagliar troppo bene ad Arriano: forse neanche nelle doti di storico appartenenti  2410 al bello letterario, sebben egli l'avanza di molto in quelle che spettano alla filosofia, politica ec. Ma quel che mantiene la lingua, è la bella letteratura, non la filosofia nè le altre scienze, che piuttosto contribuiscono a corromperla, come fece lo stile di Seneca. E però Plutarco contemporaneo di Tacito, e com'esso, alquanto più vecchio d'Arriano, non si può recar per modello nè di lingua nè di stile, essendo però stato forse più filosofo di tutti i filosofi greci, molti de' quali sono esempi di perfettissimo scrivere. Ma non erano così sottili come Plutarco, siccome Cicerone non lo era quanto Seneca, questi corrottissimo nello scrivere, e {{quegli}} perfettissimo. (1. Maggio 1822.).