[271,2] Coloro che dicono per consolare una persona priva di
qualche considerabile vantaggio della vita: non ti affliggere; assicurati che
sono pure illusioni: parlano scioccamente. Perchè quegli potrà e dovrà
rispondere: ma tutti i piaceri sono illusioni o consistono nell'illusione, e
di queste illusioni si forma e si compone la nostra vita. Ora se io non
posso averne, che piacere mi resta? e perchè vivo? Nella stessa maniera
dico io delle antiche istituzioni ec. tendenti a fomentare l'entusiasmo, le
illusioni, il coraggio, l'attività, il movimento, la vita. Erano illusioni, ma
toglietele,
272 come son tolte. Che piacere rimane? e la
vita che cosa diventa? Nella stessa maniera dico: la virtù, la generosità, la
sensibilità, la corrispondenza vera in amore, la fedeltà, la costanza, la
giustizia, la magnanimità ec. umanamente parlando sono enti immaginari. E
tuttavia l'uomo sensibile se ne trovasse frequentemente nel mondo, sarebbe meno
infelice, e se il mondo andasse più dietro a questi enti immaginari (astraendo
ancora da una vita futura), sarebbe molto {meno}
infelice. Seguirebbe delle illusioni, perchè nessuna cosa è capace di riempier
l'animo umano, ma non è meglio una vita con molti piaceri illusorii, che senza
nessun piacere? non si vivrebbe meglio se nel mondo si trovassero queste
illusioni più realizzate, e se l'uomo di cuore non si dovesse persuadere non
solo che sono enti immaginari, ma che nel mondo non si trovano più neanche così
immaginari come sono? {in maniera che manchi affatto il
pascolo e il sostegno all'illusione.} E dall'altro lato, non c'è
maggiore illusione ovvero apparenza di piacere che quello che deriva dal bello
dal tenero dal grande dal sublime dall'onesto. Laonde quanto più queste cose
abbondassero, sebbene illusorie, tanto meno l'uomo sarebbe infelice. (11.
8.bre 1820.). {{V. p. 338. capoverso
2.}}
[306,1]
306
Aristotele, o secondo altri, Diogene, τὸ κάλλος παντὸς ἔλεγεν ἐπιστολίου
συστατικώτερον
*
(Laerz.
in Aristot. l. 5. seg. 18.)
Teofrasto definiva la bellezza σιοπῶσαν ἀπάτην
*
(ib. 19.) Pur troppo bene:
perchè tutto quello che la bellezza promette, e par che dimostri, virtù, candore
di costumi, sensibilità, grandezza d'animo, è tutto falso. E così la bellezza è
una tacita menzogna. Avverti però che il detto di Teofrasto è più ordinario, perchè ἀπάτη non è
propriamente menzogna, ma inganno, frode, seduzione, ed è relativo all'effetto
che la bellezza fa sopra altrui, non al mentire assolutamente.
[676,3]
Enfin elles aiment l'amour, et non pas l'amant.
Ces personnes se livrent à toutes les passions
{les plus} ardentes. Vous les voyez
occupées du jeu, de la table: tout ce qui porte la livrée du plaisir
est bien reçu.
*
Parla di quelle donne galanti qui ne cherchent et ne veulent que
les plaisirs de l'amour,
*
di quelle che ne cherchent dans l'amour que les
plaisirs des sens,
*
(o della galanteria dell'ambizione
ec.) que celui d'être fortement
occupées et entraînées, et que celui d'être aimées;
*
di
quelle che
677 possono associer d'autres passions à l'amour,
*
e lasciare du vide
dans
*
(leur) son
coeur,
*
e che après avoir tout donné,
*
possono non essere uniquement
*
(occupées)
occupé de ce qu'on
aime;
*
di quelle che se font une habitude de galanterie, et ne savent point joindre la qualité d'amie à celle
d'amant
*
; di quelle che ne cherchent que les plaisirs, et non pas l'union des
coeurs
*
, e conseguentemente échappent à tous les devoirs de
l'amitié
*
: in somma delle donne d'oggidì tutte quante, e
in fatti ancor ella sebbene distingue le donne amanti in tre specie,
conchiude il discorso di questa specie, così: Voilà l'amour d'usage et d'à-présent, et où les
conduit une vie frivole et dissipée.
*
Mme. de Lambert, Réflexions nouvelles sur les
femmes, dans ses oeuvres
complètes, citées ci-dessus (p. 633.) p. 179.
(18. Febbraio 1821).
[2684,1]
2684 L'uomo sarebbe felice se le sue illusioni
giovanili {(e
fanciullesche)} fossero realtà. Queste sarebbero realtà, se
tutti gli uomini le avessero, e durassero sempre ad averle: perciocchè il
giovane d'immaginazione e di sentimento, entrando nel mondo, non si troverebbe
ingannato della sua aspettativa, nè del concetto che aveva fatto degli uomini,
ma li troverebbe e sperimenterebbe quali gli aveva immaginati. Tutti gli uomini
più o meno (secondo la differenza de' caratteri), e massime in gioventù, provano
queste tali illusioni felicitanti: è la sola società, e la conversazione
scambievole, che civilizzando e istruendo l'uomo, e assuefacendolo a riflettere
sopra se stesso, a comparare, a ragionare, disperde immancabilmente queste
illusioni, come negl'individui, così ne' popoli, e come ne' popoli, così nel
genere umano ridotto allo stato sociale. L'uomo isolato non {le} avrebbe mai perdute; ed elle son proprie del giovane in
particolare non tanto a causa del calore immaginativo, naturale a quell'età,
quanto della inesperienza, e del vivere isolato che fanno i giovani. Dunque se
l'uomo avesse continuato a vivere isolato, non avrebbe mai perdute le sue
illusioni giovanili, e tutti gli uomini le
2685
avrebbero e le conserverebbero per tutta la vita loro. Dunque esse sarebbero
realtà. Dunque l'uomo sarebbe felice. Dunque la causa originaria e continua
della infelicità umana è la società. L'uomo, secondo la natura sarebbe vissuto
isolato e fuor della società. Dunque se l'uomo vivesse secondo natura, sarebbe
felice. (Roma 1. Aprile. Martedì di Pasqua.
1823.).
[4294,5] persone la cui compagnia {e
conversazione} ci piaccia durevolmente, e si usi volentieri con
4295 frequenza e lunghezza, non sono in sostanza, e non
possono essere altre che quelle dalle quali giudichiamo che vaglia la pena di
sforzarci e adoperarci d'essere stimate, e stimate ogni giorno più. Perciò la
compagnia {e conversazione} delle donne non può esser
durevolmente piacevole, se esse non sono o non si rendono tali da rendere
durevolmente pregiabile e desiderabile la loro stima.
(Firenze. Domenica 14. Ottobre.
1827.). {{
Fin qui si stende l'Indice di questo zibaldone di
Pensieri
cominciato agli 11 Luglio, e finito ai 14 ottobre del 1827. in Firenze.}}
Fin qui si stende l'Indice di questo zibaldone di
Pensieri
cominciato agli 11 Luglio, e finito ai 14 ottobre del 1827. in Firenze.}}
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