Amore.
Love.
59,1.2.3 69,21 496,2 662,1 666,1 676,3 678,1 1017,1 1083,1 1319,1 1356,1 1431,1 1882,1 1885,1 1880,1.2.3 2481,2 3301,1 3443,1 3596,1 3955,1 4293,2Uno straniero o straniera, in parità di circostanze, è più amabile che un nazionale o un cittadino ec.: e perchè.
A foreigner, other things equal, is more lovable than one's countryman, and why.
4293,2[69,1]
Invenies alium si te hic
fastidit Alexis.
*
Quest'è uno sbaglio formale. Nessun vero
amante crede di poter trovare un altro oggetto {d'amore} che lo compensi.
[496,2] Dicono e suggeriscono che volendo ottener dalle donne
quei favori che si desiderano, giova prima il ber vino, ad oggetto di rendersi
coraggioso, non curante, pensar poco alle conseguenze, e se non altro brillare
nella compagnia coi vantaggi della disinvoltura. Voltaire consiglia
scherzosamente di bere, per dimenticare o liberarsi dall'
497 amore. Ou bien
buvez: c'est un parti fort sage.
*
Non so quanto
bene. Il vino, ossia la forza del corpo, come ho detto altrove p.
109
p.
324, ed è vero, sebbene inclini all'allegrezza, e sopisca i dolori
dell'animo, contuttociò dà risalto alle passioni dominanti o abituali di
ciascheduno. Bensì le rallegrerà, e darà speranza anche allo sventurato o
disperato in amore. {{V. p. 501 capoverso
1.}}
[662,1]
Je crois que son estime
*
(si parla di una persona
amata, ma da cui non si spera nulla, e alla quale non si è mai dichiarato il
proprio amore) doit être le prix
de tout ce que je fais de bien; et je fais encore plus
663 grand cas d'elle
*
(de son
estime) que de tous les sentimens
les plus tendres que je pourrois lui supposer.
*
(Quella
che parla è una donna, e l'amato è un uomo). Mme. Lambert, Lieu cité
ci-dessus, p. 234.
[666,1]
Je sentis que c'étoit quelque chose de bien douloureux, que de
savoir ce que l'on aime attaché à quelque chose de
parfait:
*
(cioè la persona amata, a qualche altra persona
perfetta, e degna dell'amor suo: e in questo senso lo dice Mad. Lambert) mais loin que mon intérêt ait pris sur la
justice que je devois à mon amie,
*
(amata da colui
ch'era amato dalla persona che parla, ed è una donna) ma délicatesse et la crainte de lui manquer
ont augmenté son mérite à mes yeux.
*
Mme. de Lambert, lieu cité ci-dessus, (p. 661. fine), p. 265. fine.
[676,3]
Enfin elles aiment l'amour, et non pas l'amant.
Ces personnes se livrent à toutes les passions
{les plus} ardentes. Vous les voyez
occupées du jeu, de la table: tout ce qui porte la livrée du plaisir
est bien reçu.
*
Parla di quelle donne galanti qui ne cherchent et ne veulent que
les plaisirs de l'amour,
*
di quelle che ne cherchent dans l'amour que les
plaisirs des sens,
*
(o della galanteria dell'ambizione
ec.) que celui d'être fortement
occupées et entraînées, et que celui d'être aimées;
*
di
quelle che
677 possono associer d'autres passions à l'amour,
*
e lasciare du vide
dans
*
(leur) son
coeur,
*
e che après avoir tout donné,
*
possono non essere uniquement
*
(occupées)
occupé de ce qu'on
aime;
*
di quelle che se font une habitude de galanterie, et ne savent point joindre la qualité d'amie à celle
d'amant
*
; di quelle che ne cherchent que les plaisirs, et non pas l'union des
coeurs
*
, e conseguentemente échappent à tous les devoirs de
l'amitié
*
: in somma delle donne d'oggidì tutte quante, e
in fatti ancor ella sebbene distingue le donne amanti in tre specie,
conchiude il discorso di questa specie, così: Voilà l'amour d'usage et d'à-présent, et où les
conduit une vie frivole et dissipée.
*
Mme. de Lambert, Réflexions nouvelles sur les
femmes, dans ses oeuvres
complètes, citées ci-dessus (p. 633.) p. 179.
(18. Febbraio 1821).
[678,1]
678
Il faut convenir
que les femmes sont plus délicates que les hommes en fait
d'attachement.
*
Il n'appartient qu'à elles de
faire sentir par un seul mot, par un seul regard, tout un
sentiment.
*
Mme. de Lambert, lieu cité ci-dessus, p.
187.
[1017,1]
1017 Dalla mia teoria
del piacere seguita che l'uomo, desiderando sempre un piacere infinito
e che lo soddisfi intieramente, desideri sempre e speri una cosa ch'egli non può
concepire. E così è infatti. Tutti i desiderii e le speranze umane, anche dei
beni ossia piaceri i più determinati, ed anche già sperimentati altre volte, non
sono mai assolutamente chiari e distinti e precisi, ma contengono sempre un'idea
confusa, si riferiscono sempre ad un oggetto che si concepisce confusamente. E
perciò {e non per altro,} la speranza è meglio del
piacere, contenendo quell'indefinito, che {la realtà}
non può contenere. E ciò può vedersi massimamente nell'amore, dove la passione e
la vita e l'azione dell'anima essendo più viva che mai, il desiderio e la
speranza sono altresì più vive[vivi] e
sensibili, e risaltano più che nelle altre circostanze. Ora osservate che per
l'una parte il desiderio e la speranza del vero amante è più confusa, vaga,
indefinita che quella di chi è animato da qualunque altra passione: ed è
carattere (già da molti notato) dell'amore, il presentare all'uomo un'idea
infinita (cioè più sensibilmente
indefinita di quella che presentano le altre passioni), e ch'egli può concepir
meno di qualunque
1018 altra idea ec. Per l'altra parte
notate, che appunto a cagione di questo infinito, inseparabile dal vero amore,
questa passione in mezzo alle sue tempeste, è la sorgente de' maggiori piaceri
che l'uomo possa provare. (6. Maggio 1821.).
[1083,1]
1083 Alla considerazione della grazia derivante dallo
straordinario, spetta in parte il vedere che uno de' mezzi più frequenti e
sicuri di piacere alle donne, è quello di trattarle con dispregio e motteggiarle
ec. Il che anche deriva da un certo contrasto ec. che forma il piccante. {+E ancora dall'amor proprio messo in
movimento, e renduto desideroso dell'amore e della stima di chi ti
dispregia, perch'ella ti pare più difficile, e quindi la brami di più ec. E
così accade anche agli uomini verso le donne o ritrose, o motteggianti
ec.}
(24. Maggio 1821.).
[1319,1] Del resto quanto la pura opinione indipendente
dall'assuefazione stessa e da ogni altra cosa, influisca sul giudizio e senso
del bello, si potrebbe mostrare con mille prove le più quotidiane, quantunque
perciò appunto meno avvertite. Chi non sa che una bellezza mediocre, ci par
grande, s'ella ha gran fama? E che ci sentiamo più inclinati, e proviamo il
senso della bellezza molto più vivo nel mirare una donna famosa per la
1320 beltà, che nel mirarne una più bella, ma ignota, o
meno famosa. Così pure se una donna non è bella, ma ha nome di esserlo o è
celebre per avventure galanti, o è stata contrastata ec. ec. ec. {+Così dico degli uomini rispetto alle
donne ec. ec.} Così negli scrittori: il senso del bello è molto
maggiore, più intimo, più frequente, più minuto, quando leggiamo p. e. un poeta
già famoso, e di merito già riconosciuto, che quando ne leggiamo uno, del cui
merito abbiamo da giudicare, sia pur egli più bello di molti altri che
sommamente ci dilettano. Il formare il gusto, in grandissima parte non è altro
che il contrarre un'opinione. Se il tal gusto, il tal genere ec. è disprezzato,
o se tu in particolare lo disprezzi, quell'opera di quel tal gusto o genere ec.
non piace. Nel caso contrario, e se tu cambi opinione, ecco che quella stessa
opera ti dà sommo piacere, e ci trovi infinite bellezze di cui prima neppur
sospettavi. Questo caso è frequentissimo in ogni genere di cose. Pochissimi
trovavano piacere nella lettura del buono stile italiano, durante l'ultima metà
del secolo passato, e i primi anni di questo. Oggi moltissimi; e quei medesimi
che non vi trovavano alcun diletto, {anzi noia ec.,}
oggi se ne pascono con gran piacere, perchè l'opinione in
italia è cambiata. Fra questi così cambiati, sono
ancor io.
[1356,1]
1356 Un viso bellissimo, il quale abbia qualche
somiglianza con una fisonomia di nostro controgenio, o che abbia l'idea, l'aria
di un'altra fisonomia brutta ec. ec. non ci par bello. (20. Luglio
1821.).
[1431,1] Non c'è miglior modo di far colpo e fortuna con una
giovane superba e sprezzante, che disprezzandola. Or chi crederebbe che l'amor
proprio (giacchè dal solo amor proprio deriva l'amore altrui) potesse produrre
questo effetto, che quando egli è punto, si provasse inclinazione per chi lo
punge? Chi non crederebbe al contrario che una donna altera e innamorata di se
stessa, dovesse vincersi, interessarsi, allettarsi cogli ossequi, cogli omaggi,
ec.? Eppur così è. Non solo l'ossequio e l'omaggio ti farà sempre più disprezzar
da costei, ma se disprezzandola tu sei pervenuto a fissarla, e a produrle una
inclinazione per te, ed allora o per amore, o per abbandono, o per credere di
aver fatto abbastanza, ec. tu cerchi di cattivartela coi mezzi più naturali, e
le dai qualche piccolo segno di sommissione,
1432 di
amore che si dimostri per vero ec. tu hai tutto perduto, ed ella immediatamente
si disgusta di te, e ti disprezza. Conviene che tu segua imperturbabile a
mostrarle noncuranza fino alla fine. Ed è questo un effetto semplicissimo di
quel centiforme amor proprio, che produce gli effetti i più svariati e contrari.
Tanto che, mentre quasi tutte le donne si cattivano col disprezzo, {+(sebbene alcune volte, e in certe
circostanze, se ne offendono)} quelle però massimamente dove l'amor
proprio è più vivo e tirannico, cioè le più superbe ed egoiste ec. {+V. in questo proposito les Mémoires
secrets de Duclos à Lausanne 1791. t. 1. p.
95. e p. 271-273.} V. in questo proposito altro
pensiero p. 1083 dove ho notato questo effetto, discorrendo
della grazia. Certo è però che questa modificazione dell'amor proprio, non è
delle più naturali, benchè non molto lontana dalla natura; e ricerca un
carattere alquanto alterato, ma per altro comunissimo. (1. Agos.
1821.).
[1882,1]
1882 Del resto l'amore veramente sentimentale, quello
di un giovane o una giovane inesperta e principiante, non considera, non si
riferisce, non trova indispensabile ec. che la bellezza (benchè relativa) del
volto. Una persona di volto definitamente non bello, o che tale non paia {loro,} non sarà mai oggetto di amore alle dette persone,
per bella ch'ella sia nel resto: almeno senza circostanze particolari, e lunghe
relazioni ec. ec. (9. Ott. 1821.).
[1885,1] Un uomo famoso per dissipazioni e sfrenatezze e
fortune galanti, e infedeltà in amore, fa grand'effetto nelle donne con questa
sola fama, ma forse nelle donne modeste e timide, e avvezze ad esser fedeli, più
che nelle altre. La franchezza, il brio,
1886 la
sfrontatezza ec. fa {sempre} fortuna in amore, ed
e[è] quasi indifferentemente necessaria e
felice con ogni sorta di donne, perch'è quasi l'unico mezzo di ottenere. Ma
considerata semplicemente come mezzo di piacere e di far effetto sulle prime, è
certo ch'egli è più potente, sulle donne modeste, ritirate, paurose, poco solite
agl'intrighi ec. che nelle loro contrarie.
[2481,2] Grazia dal contrasto. La medesima insipidezza o del
carattere, o delle maniere, o de' discorsi, o degli scherzi, sentimenti ec. in
una persona bella, fa molte volte effetto, ed è un charme tanto nelle donne rispetto agli uomini, come viceversa. La
stessa rozzezza, o una certa poca delicatezza di modi ec. è spesse volte e per
molti graziosa e attraente in una persona di forme delicate ec. (17.
Giugno. 1822.).
[3301,1] Come l'uomo sia quasi tutto opera delle circostanze
e degli accidenti: quanto poco abbia fatto in lui la natura: quante di quelle
medesime qualità che in lui più naturali si credono, anzi di quelle ancora che
non d'altronde mai si credono poter derivare che dalla natura, nè per niun modo
acquistarsi, e necessariamente in lui svilupparsi e comparire, non altro sieno
in effetto che acquisite, e {tali che} nell'uomo posto
in diverse circostanze, non mai si sarebbero sviluppate, nè sarebbero comparse,
nè per niun modo esistite: come la natura non ponga quasi
3302 nell'uomo altro che disposizioni, ond'egli possa essere tale o
tale, ma niuna o quasi niuna qualità ponga in lui; di modo che l'individuo non
sia mai tale quale egli è, per natura, ma solo per natura possa esser tale, e
ciò ben sovente in maniera che, secondo natura, tale ei non dovrebb'essere, anzi
pur tutto l'opposto: come insomma l'individuo divenga (e non nasca) quasi tutto
ciò ch'egli è, qualunque egli sia, cioè sia divenuto. Qual cosa pare più
naturale, più inartifiziale, {più spontanea,} meno
fattizia, più ingenita, meno acquistabile, più indipendente e più disgiunta
dalle circostanze e dagli accidenti, che quel tal genere di sensibilità con cui
l'uomo suol riguardare la donna, e la donna l'uomo, ed essere trasportato l'uno
verso l'altra; quel tal genere, dico, di affetti e di sentimenti che l'uomo, e
massimamente il giovane nella prima età, senz'ombra di artifizio, senza
intervento di volontà, anzi tanto più quanto egli è più giovane, più semplice ed
inesperto, e quanto meno il suo carattere
3303 è stato
modificato e influito dall'uso del mondo e dalla conversazione degli uomini e
pratica della società, suol provare alla vista {+o al pensiero} di donne giovani e belle, o nel
trattenersi seco loro; e così le donne giovani cogli uomini giovani e belli?
quel tressaillement, quell'emozione,
quell'ondeggiamento e confusione di pensieri e di sentimenti tanto più
indistinti e indefinibili quanto più vivi, che parte par che abbiano del
materiale, parte dello spirituale, ma molto più di questo, in modo che par
ch'egli appartengano interamente allo spirito, anzi alla più alta e più pura e
più intima parte di esso? Or questo genere di sentimenti e di affetti e di
pensieri, questa qualità del giovane, cioè questa tale sensibilità, e la facoltà
ed abito di provare questi siffatti sentimenti, non è per niun modo naturale nè
innata, ma acquisita, ossia prodotta di pianta dalle circostanze, e tale che se
queste non fossero state, l'uomo neppur conoscerebbe nè potrebbe pur concepire
questa qualità, nè anche sospettare d'esserne capace.
3304 Il genere umano naturalmente è nudo, e, seguendo la natura,
almeno in molte parti del globo, egli non avrebbe mai fatto uso de' vestimenti,
siccome le vesti sono affatto ignote p. e. ai Californii. {Nè
l'uomo nè} il giovane non avrebbe mai veduto {nè
immaginato} nelle donne (e così la donna negli uomini) nulla di
nascosto. E nulla vedendo di nascosto, {{nè}}
{potendo desiderare o sperar di vedere,} e ben
conoscendo fin dal principio la nudità {e la forma}
dell'altro sesso, egli non avrebbe mai provato per la donna altro affetto, altro
sentimento, altro desiderio, che quello che per le {lor} femmine provano gli altri animali; nè avrebbe concepito intorno
a lei altro pensiero che quello di mescersi seco lei carnalmente; nè l'aspetto o
il pensiero o la compagnia della donna avrebbe in lui cagionato, neppur nella
primissima gioventù, verun altro effetto che un desiderio il più puramente e
semplicemente sensuale che possa mai dirsi, {un impeto a
soddisfare tal desiderio,} ed un piacere (molto languido in se stesso
per l'abitudine {+e l'assuefazione}
incominciata sin dalla nascita, e sempre continuata) altrettanto carnale {che quel desiderio,} e interamente, unicamente
3305 e manifestissimamente materiale, cioè appartenente
e derivante dalla sola materia e dal senso, nè più nè meno che quel piacere che
in lui avrebbe prodotto la vista di un color rosso bello e vivo o altra tal
sensazione; se non solamente che quel diletto sarebbe stato per natura maggiore
di questi; siccome tra gli altri diletti, {o}
naturalmente {{o per circostanze,}} qual è maggiore qual
è minore, non in se, ma rispetto agli uomini e agli animali, insomma agli esseri
che li provano, e ne' quali essi diletti nascono ed hanno l'essere.
[3443,1]
Quante volte diss'io Allor pien di spavento, Costei per {fermo} nacque in paradiso.
*
Petr.
Canz. Chiare fresche e dolci acque.
Καὶ γελάϊς δ᾽ ἱμερόεν∙
τό μοι ᾽μὰν Καρδίαν ἐν στήϑεσιν ἐπτόασεν
*
Saffo ap. Longin. sezione
10. È proprio dell'impressione che fa la bellezza
3444 (e così la grazia e l'altre illecebre, ma la bellezza
massimamente, perch'ella non ha bisogno di tempo per fare impressione, e come la
causa esiste tutta in un tempo, così l'effetto {è}
istantaneo) è proprio, dico, della impressione che fa la bellezza su quelli
d'altro sesso che la veggono o l'ascoltano o l'avvicinano, lo spaventare; e
questo si è quasi il principale e il più sensibile effetto ch'ella produce a
prima giunta, o quello che più si distingue e si nota e risalta. E lo spavento
viene da questo, che allo spettatore o spettatrice, in quel momento, pare
impossibile di star mai più senza quel tale oggetto, e nel tempo stesso gli pare
impossibile di possederlo com'ei vorrebbe; perchè neppure il possedimento
carnale, che in quel punto non gli si offre affatto al pensiero, anzi questo n'è
propriamente alieno; ma neppur questo possedimento gli parrebbe poter soddisfare
e riempiere il desiderio ch'egli concepisce di quel tale oggetto; col quale ei
vorrebbe diventare una cosa stessa (come profondamente, benchè in modo
scherzevole osserva Aristofane nel Convito di Platone): ora ei non vede che questo possa mai
essere.
3445 La forza del desiderio ch'ei concepisce in
quel punto, l'atterrisce per ciò ch'ei si rappresenta {subito} tutte in un tratto, benchè confusamente, al pensiero le pene
che per questo desiderio dovrà soffrire; perocchè il desiderio è pena, e il
vivissimo e sommo desiderio, vivissima e somma, e il desiderio perpetuo e non
mai soddisfatto è pena perpetua. Ora a lui pare e che quel desiderio non sarà
mai soddisfatto (o non ne vede il come, e gli par cosa troppo ardua e difficile
e improbabile), e ch'esso non sarà mai per estinguersi da se medesimo, come
quando proviamo un dolor vivissimo, ci pare a prima giunta ch'ei sarà perpetuo,
e che ne sia impossibile la consolazione, e che niuna cosa mai lo consolerà.
Tutto questo accade principalmente (ed oggimai unicamente) ai giovani prima
d'entrar nel mondo, o sul loro primo ingresso (talvolta, e non di rado, ancora
ai fanciulli). I quali e son più suscettibili di vivezza d'impressione e di
vivezza di desiderio ec., e sono inesperti del quanto presto e facilmente
l'amore
3446 o si dilegui o si soddisfaccia, e del
come; e che al mondo non v'ha cosa veramente amabile; e di quanto sia facile
ottenere ogni cosa ch'ei brama da quegli oggetti ch'ei stima inaccessibili ec.
ec.
[3596,1] Ma Goffredo
(e questo è un altro grandissimo, {ed intimo,} benchè
poco o non mai osservato difetto della Gerusalemme, e benchè
colpa della natura de' tempi moderni {e delle raffinate
idee,} anzi che del Tasso),
Goffredo è personaggio pochissimo
interessante, e forse nulla, perchè i suoi pregi e 'l suo valore son troppo
morali. Egli è persona troppo seria, troppo poco, anzi niente amabile, benchè
per ogni parte stimabile. E come può essere amabile un uomo assolutamente privo
d'ogni passione, e tutto ragione? {+un
carattere freddissimo?} Difficilmente ancora può farsi amare chi non è
o non apparisce
3597 capace per niun modo di amare. Ora
il Tasso gli fa un pregio di questa
incapacità. (c. 5. st. 61-4.)
Achille è interessantissimo perch'egli
è amabilissimo. Ed è amabilissimo non solamente a causa del suo sovrano valor
personale, ma eziandio per la stessa ferocia, {+per la stessa intolleranza, per la stessa
suscettibilità, veemenza ed impeto di carattere e di passioni, superbia,
carattere e maniere disprezzanti (veri mezzi di farsi amare, e forse soli
ec.) iracondo, incapace di sopportare un'ingiuria, soverchiatore, un poco
étourdi, volage ec.} e per lo stesso
capriccio, qualità che congiunte colla gioventù e colla bellezza, e di più col
coraggio, {la forza e i tanti altri pregi, fortune,
circostanze, e meriti reali di Achille,} sono sempre amabilissime, e fanno amatissimo chi
le possiede. Ciò avviene anche oggidì {e sempre avverrà. (E
veramente Achille è un personaggio
completamente amabile: non sarebbe tale se mancasse dei detti
difetti).} Nondimeno s'elle si trovassero oggi in una persona civile
in quel grado in cui Omero le dipinge in
Achille, esse parrebbero certamente
eccessive, e mal riuscirebbero; ma ben bisogna distinguere i tempi antichissimi
da' moderni, e la misura conveniente a nazioni semirozze da quella che può star
bene nelle civili. {+Del resto poi il
poema epico in qualunque secolo dee proporre un personaggio che sia
singolare, e le cui qualità eccedano le ordinarie anche quanto alla misura.
Questo personaggio non dev'esser solamente amabile ed ammirabile ma
mirabilmente amabile, e singolarmente ammirabile.} Il Tasso si guardò bene dal dar negli
eccessi per questa parte, rispetto a Rinaldo. Ei gli diede le dette qualità, per le quali lo fece amabile
(mentre Goffredo non lo è) e perchè
amabile, interessante assai più di Goffredo (quanto può essere quel leggiero interesse che si prende per
uomini non isventurati, e in impresa che {non} può più
starci a cuore, secondo il già detto in tal proposito. pp. 3126.
sgg.
pp. 3147-48
3598 Se il Tasso eccedette in Rinaldo, ciò fu piuttosto dal lato contrario. Cioè nel farlo ancor
troppo ragionevole, troppo pio e devoto. Colle quali qualità ei si credette di
ornarlo e renderlo più interessante, e si stimò in dovere di attribuirgliele, e
facendo altrimenti avrebbe creduto di peccare, non solo contro la morale o la
religione, ma contro la poesia e contro il buon giudizio e contro la proprietà
del poema epico. Egli arriva sino a farlo confessare e far la sua penitenza sul
monte Oliveto, prima di andare all'impresa del bosco (c. 18. stanza 6-17.). Egli avrebbe creduto lasciare
una gran macchia nell'onor di Rinaldo e una grande mancanza nella stima de' lettori verso di lui,
s'e' non gli avesse fatto purgar la coscienza ed assolverlo de' peccati
dell'uccision di Gernando e delle fornicazioni con Armida. Contuttociò il carattere di Rinaldo riesce bene amabile. Ma Goffredo non ha nè ferocia, nè capriccio, nè impeto,
nè passione veruna; non è giovane, non risplende per bellezza; il suo coraggio e
la sua prodezza di cuore e di mano piuttosto si afferma di quello che si {dimostri e si} faccia operare; i suoi pregi eroici
3599 si riducono ad una somma pietà e devozione e {cura e} zelo religioso (ma non superstizioso nè passionato in niun modo) e quasi
santità, {+1. sì di pensieri, sì di
parole e sì di fatti} che lo fanno degno di visioni celesti e di
conversar cogli Angeli e co' Beati, e d'impetrare o far miracoli (v. fra gli altri luoghi c. 13. st. 70 e
segg.), e ad un eccellente senno; qualità niente amabili, perchè
tutte, per così dire, immateriali. Adunque Goffredo non è amabile, ma stimabile solamente. Adunque non è che
pochissimo interessante o nulla; massime oggidì ch'è svanito l'interesse
dell'impresa, come ho già detto a suo luogo p. 3147, e quel
zelo o fanatismo di religione, nel quale il Tasso lo fa singolare.
[3955,1] Grazia dal contrasto. Parolacce in bocca di donne o
di forme e maniere maschili, o gentili e delicate ec. Parole, {discorsi,} modi, atti, pensieri ec. tiranti al maschile,
{assennati, dotti ec.} in donne di forme ec.
maschili o all'opposto ec. S'intende di donne avvenenti ec. {+e che la maschilità non passi i termini del grazioso
nello sconveniente ec. V. p.
3961.}
(8. Dec. Festa della Concezione. 1823.).
[4293,2] Se fosse possibile che io m'innamorassi, ciò
potrebbe accadere piuttosto con una straniera che con un'italiana. Quel tanto o
di nuovo o d'ignoto che v'ha ne' costumi, nel modo di pensare, nelle
inclinazioni, nei gusti, nelle maniere esteriori, {nella
lingua} di una straniera, è molto a proposito per far nascere o per
mantenere in un amante quella immaginazion di mistero, quella opinione di vedere
e di conoscere nella persona amata assai meno di quello che essa nasconde in se
stessa, di quel ch'ella è, quella idea di profondità, di animo recondito e
segreto, ch'è il primo e necessario fondamento dell'amor più che sensuale. Oltre
alla grazia che accompagna naturalmente ciò ch'è straniero, come straordinario.
(Firenze. 21. Sett. 1827.).
[4293,2] Se fosse possibile che io m'innamorassi, ciò
potrebbe accadere piuttosto con una straniera che con un'italiana. Quel tanto o
di nuovo o d'ignoto che v'ha ne' costumi, nel modo di pensare, nelle
inclinazioni, nei gusti, nelle maniere esteriori, {nella
lingua} di una straniera, è molto a proposito per far nascere o per
mantenere in un amante quella immaginazion di mistero, quella opinione di vedere
e di conoscere nella persona amata assai meno di quello che essa nasconde in se
stessa, di quel ch'ella è, quella idea di profondità, di animo recondito e
segreto, ch'è il primo e necessario fondamento dell'amor più che sensuale. Oltre
alla grazia che accompagna naturalmente ciò ch'è straniero, come straordinario.
(Firenze. 21. Sett. 1827.).
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