Opinioni. Loro influenza nelle azioni, gusti, sentimenti ec.
Opinions. Their influence on actions, tastes, feelings, etc.
1733,1 1749,1 1801,1 1865,1 2596,1 3151-2 3909,2 3914,1[1733,1]
1733 Quanto possa l'assuefazione e l'opinione anche sul
gusto de' sapori, ch'è pure un senso naturale e innato, e ciò non ostante, varia
spessissimo fino in un medesimo individuo, secondo la differenza e delle
assuefazioni e delle opinioni intorno al buono o cattivo de' sapori; è manifesto
per l'esperienza giornaliera e comparativa sì de' gusti successivi di un
individuo, sì de' gusti e giudizi de' diversi individui. (18. Sett.
1821.).
[1749,1] Forza dell'assuefazione e dell'opinione sul bello
ec. Ho detto altrove pp. 1212-13 che l'assuefazione ci fa parer
passabile ed anche bello, ciò che da principio ci parve brutto, o ci sarebbe
paruto, se non vi fossimo stati sempre assuefatti ([v. il pensiero seguente]). Or
figuratevi di vedere per un momento una tal persona, verso cui vi troviate in
detta circostanza, e di vederla senza riconoscerla. Ella vi parrà subito brutta,
e un momento dopo vi tornerà (riconoscendola) a parer passabile o bella. Questa
osservazione si dee riferire non solo alle forme, ma anche ai moti, alle
maniere, al contegno, al tratto ec. di coloro a cui siamo assuefatti. Non
riconoscendoli vi parranno brutti, e riconoscendoli ritratterete in un punto il
vostro giudizio. Viceversa dico di chi o per antipatia, o per altre diversissime
circostanze, che in vari luoghi ho annoverate, ci soglia essere
1750 in concetto di brutto o spiacevole, e che sia
veduto da noi senza riconoscerlo. Spesso ti sarà accaduto di vedere una persona
che passi per bella, o che a te stesso sia paruta o paia tale, e vederla senza
conoscerla, o senza riconoscerla, e non parerti bella; e riconoscendola o
conoscendola, mutare immediatamente il giudizio. Viceversa dico di una persona
che passi per brutta, o tale tu l'abbi giudicata, o giudichi ec. Tutto ciò si
deve applicare ad ogni altro genere di bello o brutto indipendente dalle forme o
maniere e costumi umani, ed indole umana ec., ed appartenente p. e. alla
letteratura, alle arti ec. (20. Sett. 1821.).
[1801,1]
Alla p. 1794.
principio. Così dico delle prevenzioni. Bene spesso accade che tu
vedendo p. es. un Signore, non lo giudichi di bel tratto, ma alla fine sapendo
ch'egli è un Signore, il suo portamento ti par signorile. Se lo vedrai senza
riconoscerlo, le sue maniere ti parranno affatto plebee. (28. Sett.
1821.).
[1865,1] Perchè si giudica brutta in un paesano tale o tal
parlata, mossa, costume forestiero che in un forestiero parrà graziosa? Perchè
paion bruttissime le donne vestite da uomini, o viceversa, quando paion belle e
graziose
1866 tante snaturatezze ne' vestiari, anzi
s'elle sono alla moda ci par brutto ciò che ne differisce, e bruttissimo ciò che
gli è contrario, cioè il più naturale? Assuefazione opinione, prevenzione.
(7. Ott. 1821.).
[2596,1]
2596 Quanta sia l'influenza dell'opinione e
dell'assuefazione anche sui sensi, l'ho notato altrove p. 1733
coll'esempio del gusto, che pur sembra uno de' sensi più difficili ad essere
influiti da altro che dalle cose materiali. Aggiungo una prova evidente. Io mi
ricordo molto bene che da fanciullo mi piaceva effettivamente e parevami di buon
sapore tutto quello che (per qualunque motivo ch'essi s'avessero) m'era lodato
per buono da chi mi dava a mangiare. Moltissime delle quali cose,
ch'effettivamente secondo il gusto dei più, sono cattive, ora non solo non mi
piacciono, ma mi mi dispiacciono. Nè per tanto il mio gusto intorno ai detti
cibi s'è mutato a un tratto, ma appoco appoco, cioè di mano in mano che la mente
mia s'è avvezzata a giudicar da se, e s'è venuta rendendo indipendente dal
giudizio e opinione degli altri, e dalla prevenzione che preoccupa la
sensazione. La qual assuefazione ch'è propria dell'uomo, e ch'è generalissima,
potrà essere ridicolo, ma pur è verissimo il dire che influisce anche in queste
minuzie, e determina il giudizio
2597 del palato sulle
sensazioni che se gli offrono, e cambia il detto giudizio da quello che soleva
essere prima della detta assuefazione. In somma tutto nell'uomo ha bisogno di
formarsi; anche il palato: ed è cosa facilissimamente osservabile che il
giudizio de' fanciulli sui sapori, e sui pregi e difetti dei cibi relativamente
al gusto, è incertissimo, {confusissimo} e
imperfettissimo: e ch'essi in moltissimi, anzi nel più de' casi non provano
punto nè il piacere che gli {uomini fatti} provano nel
gustare tale o tal cibo, nè il dispiacere nel gustarne tale o tal altro. Lascio
i villani, e la gente avvezza a mangiar poco, o male, o di poche qualità di
cibi, il cui giudizio intorno ai sapori (anzi il sentimento ch'essi ne provano)
è poco meno imperfetto e dubbio che quel dei fanciulli. Tutto ciò a causa
dell'inesercizio del palato.
[3147,1] Quello spirito dell'italia e
dell'europa Cristiana verso gl'infedeli (e, diciamolo
ancora, verso il Cristianesimo) che disopra ho descritto, che regnò al tempo del
Tasso e ne'
precedenti, che in lui ancora grandemente potè, che ispirò e produsse la
Gerusalemme, è totalmente sparito e perduto, e le nostre
condizioni a questo riguardo sono affatto cangiate in tutta
l'europa. Nullo è dunque oggidì l'interesse della
Gerusalemme. Dico che la Gerusalemme non ha
più realmente veruno interesse finale e principale, cioè non ispira più
quell'interesse ch'ella principalmente e per istituto si propone d'ispirare;
perocchè esso non ha più luogo negli animi de' lettori, affatto cangiati come
sono, nè può più nascere in alcuno quell'interesse, essendo mutate e quasi volte
in contrario le circostanze. Benchè certo la Gerusalemme al suo
tempo ispirò moltissimo interesse, e forse maggiore che l'Eneide al tempo suo, ed oltre di questo universale
nelle colte nazioni,
3148 dove quello dell'Eneide non potè esser che nazionale. Nè certo la
Gerusalemme mancò del suo fine. Ma ora non per tanto non può
più produrlo. Interessi però episodici e non finali ve n'hanno molti nella
Gerusalemme. V'ha quello di Olindo e Sofronia e nasce dalla
sventura. V'ha quello di Erminia, quello di Clorinda, e nascono dalla
sventura. V'ha quello del Danese, e
nasce dalla sventura, e, quel ch'è notabile, da sventura toccante alla stessa
parte che aveva a {riuscir} vittoriosa e fortunata,
cioè a dire alla Cristiana. Colla quale occasione è da considerare la bella e
straordinaria facoltà che {concedeva} al Tasso lo spirito del
suo tempo, cioè di congiungere la compassione alla felicità, di far nascere
questa da quella, di salvar l'{estrema} unità che si
esigeva ne' poemi epici pigliando un Eroe felice e facendolo non per tanto
compassionevole. Alleanza impossibile anticamente, difficile e di poco buono
effetto oggidì. Ma le opinioni Cristiane (che al suo tempo fiorivano) riponendo
3149 la felicità propria dell'uomo nell'altra vita,
facendola indipendente da quella di questo mondo, considerando le sventure {temporali} come vantaggi e reali fortune, insegnando
massimamente esser felicissimo chi soffre per la giustizia e per la fede e per
Dio, e più chi muore per loro amore e cagione, davano luogo al Tasso di rappresentare
come felice e come giunto al suo desiderio e scopo un personaggio, il quale,
facendolo temporalmente sventurato e nelle sventure magnanimo ec, poteva pur
fare sommamente compassionevole e tenero. Nè altrimenti egli si governò circa il
Danese, il
quale ei non diede {{già}} per infelice, ma per
felicissimo veramente, essendo morto, e generosamente morto per Dio, e nel tempo
stesso il volle fare e il fece oggetto di compassione e di tenerezza per la
temporale sventura e per questa morte fortemente incontrata e sostenuta. Ma ei
non si volle prevalere di tal facoltà nè di tali opinioni e disposizioni del suo
tempo, se non quanto a personaggi secondarii (come questo e Dudone)
3150 e in episodii; e l'eroe principale volle farlo felice non solo
eternamente ma temporalmente altresì, e la principale impresa volle che bene
uscisse non pure secondo il cielo, ma eziandio secondo la terra. Nel che non
m'ardisco però di riprendere il suo giudizio, nè so biasimarlo s'ei credette che
i dogmi metafisici (e poco conformi, anzi contrarii alla natura e che troppa
forza le fanno) non dovessero gran fatto influire sulla poesia, nè potessero
molto giovare a produr con essa un buono, bello e splendido effetto. Siccome
essi poco veramente influivano, anche al suo tempo, sopra le azioni e le quasi
secondarie opinioni degli uomini; nè valsero in alcun tempo a cangiare la natura
umana, alla quale dee mirare in ogni tempo il poeta. In verità due sorti di
opinioni e di dogmi, l'una dall'altra distinta, e che quasi nulla comunicavano
insieme, {tenevano} all'età del Tasso e ne' secoli a lei precedenti gl'intelletti
degli uomini. L'una Cristiana, l'altra naturale; quella quasi del tutto
inefficace
3151 e inattiva, la cui forza non si
stendeva fuori dell'intelletto e ne' termini di questo si restringeva la sua
esistenza; l'altra efficace attiva che dall'intelletto stendevasi a influire e
muovere la volontà, e governare le operazioni e la vita. Perocchè gli uomini
sono sempre mossi dalle opinioni, nè altro che le opinioni può cagionare le loro
azioni volontarie, nè v'ha opera umana volontaria che dalla opinione, ossia
giudizio dell'intelletto, non derivi. Ma l'intelletto umano è capace di
contenere al tempo stesso opinioni e dogmi dirittamente fra se contrarii, e di
contenerli conoscendone la scambievole, inconciliabile contrarietà, come
accadeva ai detti tempi. Ben diversi dalla primissima età del Cristianesimo,
quando un solo genere di opinioni regnava negli animi, cioè quelle della
religione, ed era efficace, e stendevasi alla volontà ed al reggimento delle
azioni interiori ed esteriori, e della vita. Ma questo durò assai meno di quel
che può credere
3152 chi non conosce la storia
ecclesiastica, o chi non ci ha riflettuto, o chi in essa si lascia imporre dai
nomi, e dal linguaggio tenuto in narrarla. Durò pochissimo, o, se non altro,
divenne in breve assai raro. Del resto egli è duopo distinguere in ciascuna età,
nazione, individuo le opinioni efficaci dalle inefficaci che nell'intelletto
puramente si restringono. Quelle talor possono servire alla poesia, talora non
possono (come le presenti, e vedi la pag. 2944-6. ), talor più, talora meno; queste sempre
pochissimo o nulla. {+Parlo delle
opinioni che in se hanno relazione alla pratica e al governo della vita, non
dell'altre, che son fuori del mio discorso. P. e. quelle opinioni, illusioni
ec. antiche o moderne che derivando dalla immaginazione {o dall'esperienza ec.} persuasero e occuparono, o persuadono ec.
l'intelletto, e nondimeno, non avendo nulla che far colla pratica della vita
per lor natura, non influiscono sulla volontà, e sono inefficaci, e queste
possono però, ed anche grandemente, servire alla poesia.}
[3909,2]
Alla p. 3310.
Quanto influisca sempre l'immaginazione, l'opinione, la prevenzione ec.
sull'amore anche corporale, sui sentimenti che un uomo prova in particolare
verso una donna, o una donna verso un uomo, è cosa notissima. E in particolare
ha forza sull'amore, non solo platonico o sentimentale, ma eziandio corporale
verso gl'individui particolari, tutto ciò che ha del misterioso, e che serve a
rendere poco noto all'amante l'oggetto del suo amore, e quindi a dar campo alla
sua immaginazione di fabbricare, per dir così, intorno ad esso oggetto. Perciò
moltissimo contribuisce all'amore e al desiderio anche corporale, tutto ciò che
ha relazione ai pregi {+o alle qualità
comunque amabili} dell'animo nell'oggetto amabile, e in particolare un
certo carattere profondo, malinconico, sentimentale, o un mostrar di rinchiudere
in se più che non apparisce di fuori. Perocchè l'animo e le sue qualità, e
massimamente queste che ho specificate, son cose occulte, ed ignote all'altre
persone, e dan luogo in queste all'immaginare, ai concetti vaghi e
indeterminati; i quali concetti e le quali immaginazioni congiungendosi al
natural desiderio che porta l'individuo dell'un sesso verso quello dell'altro,
danno un infinito risalto a questo desiderio, accrescono strabocchevolmente
3910 il piacere che si prova nel soddisfarlo; le idee
misteriose e naturalmente indeterminate, che hanno relazione all'animo
dell'oggetto amato, che nascono dalle qualità e parti apparenti del suo spirito,
e massime se da qualità che abbiano del profondo e del nascosto e dell'incerto,
e che promettano o dimostrino {+altre lor
parti o} altre qualità occulte ed amabili ec., queste idee dico,
congiungendosi alle idee chiare e determinate che hanno relazione al materiale
dell'oggetto amato, e comunicando loro del misterioso e del vago, le rendono
infinitamente più belle, e il corpo della persona amata o amabile, infinitamente
più amabile, pregiato, desiderabile; e caro quando si ottenga.
[3914,1] Del resto, tornando al primo proposito, come
l'immaginazione {+e il mistero
particolare ec.} influisce sommamente e modifica ec. l'amore anche il
più corporale verso gl'individui particolari d'altro sesso (o anche del medesimo
sesso, secondo l'uso de' greci), così {+l'immaginazione e il mistero generale derivante dall'uso delle vesti,
influì {nel modo che} si è detto nel
pensiero a cui questo si riferisce, e sempre e del continuo}
influisce generalmente sopra l'amore e i sentimenti {(anche i
più materiali per principio, per iscopo ec.)} dell'un sesso verso
l'altro, considerato tutto insieme. E come la considerazione dello spirito che è
cosa occulta, influisce su quella del corpo, e rende misteriosi e vaghi i
sentimenti e le idee che da questo {naturalmente e
principalmente} hanno origine, ed a questo propriamente, benchè or più
or meno apertamente e immediatamente {e principalmente}
si riferiscono; così la considerazione del corpo divenuto anch'esso cosa, per la
maggior sua parte, occulta e sottoposta all'immaginazione altrui più ch'ai
sensi, rende misteriosi ec. e spiritualizza nel modo il più naturale i
sentimenti e le idee ec.: e da una causa tutta materialissima nasce
3915 un effetto che ha dello spiritualissimo, del
semplicemente spirituale, del più spirituale ch'alcuno altro ec.
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